Sorpresa, nonostante la crisi, l’export dei distretti industriali italiani, pur rallentando, nel secondo trimestre dell’anno ha continuato a crescere, registrando un aumento tendenziale del 3,1%. Tanto che nel complesso del semestre ii distretti hanno toccato addirittura la cifra record di 43,1 miliardi di euro, un valore mai raggiunto prima. E questo, anche tenuto conto dei problemi pesanti riscontrati dai distretti con forte esposizione verso Russia e Ucraina.
Il calcolo è di Intesa Sanpaolo ed è contenuto nell’ultimo Monitor dei Distretti (scarica qui il Monitor dei Distretti di Intesa Sanpaolo), la pubblicazione trimestrale della banca dedicata appunto alle aree produttive distrettuali del Paese e di cui MF-Milano FInanza lo scorso sabato 1 novembre ha pubblicato alcune anticipazioni.
In particolare spiccano per intensità di crescita la pelletteria e le calzature di Firenze, l’occhialeria di Belluno, l’oreficeria di Valenza, le piastrelle di Sassuolo, la pelletteria e le calzature di Arezzo, il tessile e l’abbigliamento di Prato, la componentistica e la termoelettromeccanica friulana, il mobile del Livenza e del Quartier del Piave.
Segnali di recupero stanno iniziando a interessare, almeno sui mercati esteri, anche i settori più legati al mondo immobiliare e delle costruzioni. I distretti specializzati in elettrodomestici hanno chiuso il secondo trimestre con un progresso tendenziale del 7,5%, mentre quelli che producono prodotti e materiali da costruzioni hanno riportato una crescita dei valori esportati pari al 6%.
Tassi di crescita inferiori si sono registrati invece nel mobile (+3%), nel sistema moda (+2,6%), nei prodotti in metallo (+2,3%), nella meccanica (+1,2%) e in alimentari e bevande (+0,9%). I distretti hanno fatto particolarmente bene infine negli Stati Uniti (+8,1%), nel Regno Unito (+10%) e in Spagna (+12,3%).
Certo, la crisi russo-ucraina ha pesato parecchio sull’interscambio con l’Italia, in particolare per alcuni settori, e ha limitato in maniera massiccia il volume di nuovi investimenti diretti. Intesa Sanpaolo calcola che in Russia e in Ucraina l’export dei distretti industriali italiani si sia portato in territorio negativo già nel primo trimestre del 2014, per poi subire un vero e proprio crollo sul mercato ucraino tra aprile e giugno (-30,1%). Nel complesso del primo semestre le esportazioni distrettuali hanno subito un calo dell’8,5% in Russia e del 19,3% in Ucraina.
Tra i 20 distretti più colpiti dalla crisi russo-ucraina, sei appartengono al sistema moda, sei alla metalmeccanica, cinque al sistema casa e tre all’agro-alimentare. Di questi, 12 sono comunque riusciti a registrare un aumento complessivo delle esportazioni, compensando quanto perso in Russia e Ucraina con gli ottimi risultati ottenuti altrove. Emblematico a questo proposito è il caso delle calzature di San Mauro Pascoli che, dopo l’abbigliamento di Rimini, è il distretto più presente in questi mercati (il 28,3% del suo export è diretto in Russia e Ucraina). Le imprese di quest’area hanno superato le perdite subite in Russia e Ucraina, riuscendo a cogliere le opportunità di crescita presenti negli Stati Uniti, in Francia, nel Regno Unito e sul mercato cinese.
Al contrario, sempre nel settore calzaturiero, la marchigiana Fermo non è riuscita a compensare quanto perso in Russia e Ucraina. «Il distretto di Fermo nel 1° semestre 2013 aveva esportato in Russia e Ucraina per 160 milioni di euro, ma nel primo semestre del 2014 l’export si è ridotto a 120 milioni», ha spiegato a MF-Milano Finanza Amedeo Grilli, presidente della CariFermo, che ha aggiunto: «La nostra banca locale è sempre più impegnata ad assistere il proprio distretto calzaturiero di riferimento, che è tra i primi in Italia nell’export del manifatturiero, ma è indispensabile che venga rivista a livello nazionale la posizione verso Mosca, tenendo conto delle esigenze dei distretti che hanno da tempo consolidati rapporti commerciali con la Russia”.