Elon Musk, a capo di Tesla, produttore di auto elettriche, ha fatto un offerta per l’acquisto della sua partecipata Solar City Corp., dedicate alle installazioni per la produzione di energia solare, in un deal che avrà il valore approssimato di 2,8 miliardi di dollari (si veda Tradearabia). Dopo l’annuncio le azioni di Tesla hanno perso il 13% scendendo a 189,99 dollari con una capitalizzazione che ha perso 4,3 miliardi di dollari ovvero più del valore dell’offerta. Le azioni di Solar City sono invece salite del 18% arrivando a 25,02%. Musk, presidente di Solar City e amministratore delegato di Tesla, oltre che maggiore azionista di entrambe le società, durante una call con i giornalisti, ha descritto il deal come una follia (no brainer) giustificandolo con l’opportunità di vendere al cliente che compra una Tesla anche una batteria per la casa e un impianto solare. Nella sostanza si tratta di aumentare l’offerta nel punto vendita dove il cliente si reca per comprare una auto elettrica. Ivan Feinseth, analista presso Tigress Financial Partners, ha giustificato le reazioni del mercato con la mancata attenzione totale di Tesla al business auto oltre che allo stress finanziario che si porta dietro Solar City che ha passività per 6,24 miliardi di dollari incluso il debito, sebbene il vertice di Tesla asserisca che i flussi di cassa positivi di Solar City ripaghino ampiamente il debito. Sebbene Solar City sia la leader di mercato negli Stati Uniti per il solare montato sul tetto degli immobili residenziali, le azioni di Solar City hanno perso quest’anno il 60% a fronte delle continue perdite riportate trimestre per trimestre imputate ad un modello di business considerato troppo complesso in un contesto sempre più competitivo. Musk che detiene il 19% di Tesla e il 22% di Solar City ha dichiarato che si asterrà dal voto nell’assemblea dedicata al deal che dovrà essere preceduta dalle consuete due diligence. Anche Lyndon Rive, Ceo di Solar City, oltre che cugino di Musk, ha dichiarato che si asterrà a sua volta dal voto. Tesla ha dichiarato che l’offerta si posizionerà tra i 26,5 dollari per azione e i 28,5 dollari.
General Electric (GE)ha annunciato di aver ricevuto una offerta binding da un affiliato di Cerberus Capital Management per il suo business francese dedicato al consumer finance (GE Money Bank) comprese anche le attività nei cosiddetti territory d’oltremare (si veda yahoo). La transazione non comprende la piattaforma con circa 2 miliardi di dollari di mutui che sarà oggetto di una operazione separate. La transazione, che dovrà passare attraverso un complesso sistema autorizzatorio, ci si aspetta potrà vedere la conclusione nel quarto trimestre di quest’anno. GE prosegue nella rifocalizzazione sul proprio business industriale procedendo con la vendita della maggior parte delle partecipate di GE Capital. Dalle attività in vendita restano escluse quelle che sono verticalmente collegabili con le attività industriali di GE. Dall’inizio di tale processo nell’aprile del 2015 GE Capital ha effettuato vendite per circa 156 miliardi di dollari con piani di vendita per ulteriori 200 miliardi di dollari con l’intero processo che dovrebbe vedere la sua conclusione alla fine del 2016. Al termine di tale processo ci si aspetta che GE Capital distribuisca un dividendo di 35 miliardi di dollari.
Okta, società Americana dedicate alla gestione delle identità nel cloud, valutata 1,2 miliardi di dollari durante l’ultimo round di fundraising ha dato mandato a Goldman Sachs con la duplice opzione dell’ipo e della vendita. (vedi PEHub) . Okta potrebbe già giungere all’ipo nella seconda metà dell’anno ma sono in corso colloqui con trade buyer con la scelta che dipenderà ovviamente dal livello delle offerte ricevute. Il mercato delle Ipo tecnologiche rimane rarefatto. La software provider Twilio, che sta per essere quotata, rappresenta solo la terza ipo di settore di quest’anno. Le acquisizioni, invece, sono sugli scudi. L’ultimo deal è stato l’acquisto di Blue Coat Systems da parte di Symantec (si veda precedente articolo di BeBeez) in un deal cash di 4,65 miliardi di dollari, ben di più, stando a fonti vicine all’operazione, dell’ipotesi di ipo che aveva scontato una valutazione di 3,8 miliardi di dollari. Uno dei competitor di Okta, Ping Identity, stando a fonti vicine al deal, è stato venduto all’inizio di questo mese per 600 milioni di dollari a Vista Equity Partners Management. Okta aiuta le società a gestire le password e le conseguenti autentificazioni per i propri dipendenti che devono effettuare il log con software prodotti da terzi. Tra i suoi clienti il Tv provider Dish Network Corp e la catena MGM Resorts International. Ad oggi Okta ha raccolto nel tempo 230 milioni di dollari da investitori quali Sequoia Capital, Andreessen Horowitz, Greylock Partners and Khosla Ventures, Janus Capital Group e Altimeter Capital.