I fondi e gli altri investitori finanziari di Manutencoop salgono al 33% del capitale del gruppo attivo nell’erogazione e nella gestione di servizi integrati rivolti agli immobili, al territorio e a supporto dell’attività sanitaria, ma già a partire dal prossimo gennaio potranno avviare le iniziative finalizzate all’exit, attraverso la vendita o la quotazione in Borsa.
Lo ha comunicato ieri la stessa società sinora partecipata al 21% dai fondi gestiti da Private Equity Partners sgr, 21 Investimenti sgr, MPVenture sgr, Sviluppo Imprese Centro Italia sgr, NEIP II, IDeA Capital Funds sgr e da Cooperare spa, Unipol Banca e Mediobanca, mentre il 67% continuerà a fare capo a Manutencoop Società Cooperativa (MSC). Advisor dell’operazione è stata BDO.
Svolta anche nella governance, con la nomina di un nuovo presidente e di un nuovo consigliere delegato, nonché rinnovo del consiglio di sorveglianza, che resta composto da nove membri, e del consiglio di gestione, che scende a undici da tredici membri.
L’accordo va a sostituire quello siglato tra i soci nel 2013 e che prevedeva al contratio una riduzione della quota dei soci finanziari al 21% e un aumento della quota di Manutencoop Società Cooperativa (si veda altro articolo di BeBeez). Come spiegato nell’offering circular del bond da 425 milioni di euro (scadenza agosto 2020 e cedola 8,5%). che è stato collocato a fine luglio 2013 e quotato all’ExtraMot Pro, tra MSC e il gruppo di soci finanziari erano stati sottoscritti accordi di put&call. In base a questi accordi, i soci finanziari avevano il diritto, a partire dal 1° luglio 2016 e per i successivi 30 giorni, di obbligare la cooperativa ad acquistare la loro quota e questo a meno che l’esercizio dell’opzione non fosse sospeso perché nel frattempo si fosse deciso di intraprendere una procedura di ipo. Contemporaneamente era stato stabilito che i soci finanziari vendessero un quarto della loro quota e cioè il 7,03% del capitale alla stessa cooperativa per 44,3 milioni di euro (scendendo appunto al 21%) e che il corrispettivo del pagamento fosse versato in via successiva e trasformato in una vendor note a scadenza 1° luglio 2016 con cedola 7,5%.
I nuovi patti prevedono, al contrario dei precedenti, la rinuncia alla put da parte dei soci finanziari, in cambio del trasferimento di azioni da MSC agli stessi soci finanziari (che appunto salgono al 33%) e la proroga dei termini di pagamento previsti dalla vendor note alla data più vicina tra quella di uscita dei soci di minoranza e il 30 giugno 2019.
Infine, gli accordi prevedono che in caso di condanna definitiva in relazione all’indagine dell’Antitrust in relazione ad appalti per la pulizia di edifici scolastici siano previsti meccanismi compensativi a favore dei soci di minoranza e a carico di Manutencoop Società Cooperativa, da calcolarsi sulla base del valore della sanzione.
La vicenda Antitrust ha pesato parecchio nell’ultimo anno e mezzo sulla quotazione del bond, che ha visto il rendimento impennarsi a partire dall’ottobre 2013, quando era stata pubblicata la notizia dell’apertura dell’indagine dell’Antitrust. In quell’occasione in pochi giorni il rendimento si era portato dal 9% al 12%. Il titolo ha poi toccato un massimo di rendimento al 26,4% lo scorso 24 febbraio. Ieri in chiusura di sessione quotava all’11,9%.
Manutencoop ha chiuso il 2015 con 955,7 milioni di euro di ricavi consolidati (da 974,3 milioni nel 2014), un ebitda di 85,6 milioni (identico a quello del 2014) e un debito finanziario netto di 240,6 milioni (da 290,6 milioni).