Saltata a fine luglio l’operazione di integrazione tra Pioneer Investments e le attività di asset management di Banco Santander, supportata dai private equity General Atlantic e Warburg Pincus, Unicredit aveva previsto per Pioneer un futuro in Borsa. Ma nel frattempo i fondi di private equity, che già in occasione della prima asta si erano affollati sul dossier, ora sono tornati alla carica, così come alcuni colossi dell’asset management. Lo scrive Il Sole 24 Ore, che fa i nomi di Advent International, di CVC Capital Partners e di Amundi.
La nota di Unicredit di fine luglio, in cui annunciava la risoluzione degli accordi con Banco Santander, precisava anche che “a seguito dell’annuncio di Unicredit, in data 11 luglio 2016, di una revisione strategica a livello di gruppo, i cui risultati saranno comunicati al mercato prima della fine del 2016, Pioneer sarà ora inclusa in tale revisione per esplorare le migliori alternative nell’interesse di tutti gli stakeholders, tra cui una potenziale ipo” (si veda altro articolo di BeBeez). A questo fine il gruppo guidato da Jean Pierre Mustier ha quindi dato mandato all’advisor finanziario JP Morgan e ai legali di Gianni Origoni Grippo Cappelli per valutare le varie opzioni.
Alla fine di luglio del 2014 per la fase finale dell’asta erano arrivate, oltre alla proposta di Santander-General Atlantic-Warburg Pincus, anche quella di Advent International e quella di CVC in cordata con GIC-The Government of Singapore Investment Corporation (si veda altro articolo di BeBeez).
Ma l’alternativa ai fondi sono i gruppi strategici a cominciare da Amundi, da tempo interessata ad ampliare la sua presenza sul mercato italiano, come dimostra l’offerta messa sul piatto la scorsa primavera per Arca sgr. Quest’ultimo dossier, però, è al momento congelato in attesa che si chiarisca il piano industriale dei Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, che insieme controllano quasi il 40% del capital dell’sgr, dopo che le due banche sono finite sotto il controllo del fondo Atlante (si veda altro articolo di BeBeez).
Voci di mercato riferiscono anche di un interesse da parte di Generali, ma dal gruppo assicurativo hanno fatto sapere che “non risulta” un interessamento di Trieste al dossier Pioneer. Così come sono state smentite le voci che volevano allo studio un’integrazione tra Eurizon Capital (la sgr del gruppo Intesa Sanpaolo) e Pioneer: “Sul mio tavolo non ho niente su Eurizon-Pioneer”, ha dichiarato il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, a margine del workshop Ambrosetti a Cernobbio lo scorso weekend.
Ai fini dell’accordo con Santander, Pioneer era stata valutata 2,75 miliardi di euro, incluso il debito, cioé poco più di 10 volte l’ebitda atteso per il 2014 di 270 milioni. A fine giugno Pioneer gestiva un patrimonio di 220,7 miliardi di euro e dalla semestrale consolidata di Unicredit (si veda pag. 38) risultava un reddito netto di gestione di 165 milioni di euro (da 311 milioni per l’intero 2015) a fronte di un margine di intermediazione di 423 milioni (da 919 milioni).