Sembrava ormai essere in discesa ormai la strada di Premuda verso il rilancio, dopo che la scorsa primavera era stato annunciato l’accordo tra le principali tre banche finanziatrici (Unicredit, Intesa Sanpaolo e Carige) per la cessione dei loro crediti a Pillarstone Italy (si veda altro articolo di BeBeez).
In realtà, però, i passi successivi e cioé le procedure di trasferimento delle garanzie (ipoteche navali, pegno su azioni e assegnazione delle copertura assicurative) dalle tre banche creditrici a Pillarstone e la finalizzazione dell’accordo per la ristrutturazione dei debiti nei confronti di tutte le banche non si sono ancora concluse. Un ritardo, questo, che, secondo quanto riportato nella relazione alla semestrale del gruppo armatoriale quotato a Piazza Affari, si sta rivelando una minaccia alla continuità aziendale. Lo ha scritto ieri MF Milano Finanza.
Il semestre al 30 giugno, infatti, si è chiuso per Premuda ancora in perdita, con un risultato netto negativo per 12,8 milioni (anche se in miglioramento dai -39,9 milioni del semestre 2015) e questo per il persistere del trend negativo dei noli dei carichi secchi, che ha portato un nuovo calo dei ricavi (soltanto 23 milioni nel semestre, dopo 60 milioni nell’intero 2015), e per colpa del “peso degli interessi passivi, ancora gravati dagli elevati spread applicati sulle ultime operazioni realizzate, in attesa di una possibile riduzione nell’ambito dell’accordo per la ristrutturazione dei debiti” e del “peso dei costi di struttura, che continuano a scontare gli oneri del processo di ristrutturazione dei debiti, non ancora concluso”. A fine semestre il debito finanziario netto di Premuda era salito a 330,9 milioni dai 320,3 milioni di fine 2015.
La relazione alla semestrale riassume così la situazione: “Alla data della presente relazione non si sono ancora concluse le negoziazioni con il sistema creditizio, avviate a metà 2013, volte a ottenere una ristrutturazione dell’indebitamento del Gruppo. Come già riportato nelle precedenti rilevazioni finanziarie, per salvaguardare la liquidità disponibile le Società del Gruppo hanno presentato una formale richiesta di standstill, sospendendo inizialmente il rimborso delle rate capitale dei mutui e successivamente (da fine 2014) anche la corresponsione delle quote interessi. La conseguente condizione di inadempienza dei termini contrattuali comporta la facoltà per le Banche di richiedere l’immediato rientro dalle posizioni debitorie ed in ragione di ciò tutti i debiti verso banche sono rappresentati come scadenti entro l’esercizio successivo. Con l’ausilio degli advisor VSL e Lazard sono stati predisposti, e ripetutamente aggiornati in ragione delle mutate condizioni di mercato (con particolare riferimento al settore dei carichi secchi), il piano industriale e la correlata proposta di manovra finanziaria, da sottoporre all’approvazione delle banche. Nonostante a quasi tre anni dall’avvio delle trattative non si sia ancora raggiunta una posizione comune tra tutte le parti coinvolte, anche alla luce dell’avvenuto subentro di Pillarstone nelle esposizioni dei tre principali Istituti, si resta ragionevolmente fiduciosi di poter finalmente realizzare un accordo che ponga fine all’attuale, prolungata, situazione di inadempimento”.
E ancora. “Dopo la chiusura del semestre ha assunto efficacia la cessione a Pillarstone dei crediti vantati da Unicredit, Carige e Gruppo Intesa nei confronti delle diverse società del Gruppo Premuda. Sono al momento in corso le procedure per il trasferimento delle garanzie ad essi correlate (ipoteche navali, assegnazione delle coperture assicurative, pegno su azioni) e al termine della pausa estiva riprenderanno le negoziazioni (con Pillarstone e le altre banche creditrici) per la finalizzazione dell’auspicato accordo per la ristrutturazione dei debiti, indispensabile 24 presupposto della continuità aziendale. Tenuto conto del trend di riduzione dei mezzi propri e delle disponibilità di cassa prodotto dal mercato dei noli precedentemente illustrato, risulta indispensabile concludere il processo in tempi rapidi, non oltre la fine del corrente esercizio. L’eventualità che non si addivenga all’accordo definitivo entro il termine anzidetto, con conseguenti problematiche di carenza di cassa e di mancanza di mezzi propri, si configura come una rilevante incertezza che può far sorgere significativi dubbi sulla capacità del Gruppo Premuda di continuare a operare sulla base del presupposto della continuità aziendale”.
Detto questo, prosegue la relazione, ” il Consiglio di Amministrazione ritiene che sia ragionevole attendersi che ad esito delle trattative, Premuda e le sue controllate potranno trovare un accordo con i propri finanziatori (Pillarstone e le altre banche) in merito sia agli interventi necessari al riequilibrio della situazione economica e finanziaria della Società e del Gruppo che alle modalità di implementazione degli stessi”.