E’ destinata a terminare l’alleanza tra i due fondatori storici di Finanziaria Internazionale. Secondo quanto ha riferito Repubblica nei giorni scorsi, infatti, dopo 36 anni di convivenza Enrico Marchi e Andrea de Vido, soci al 50% della holding con sede a Conegliano Veneto, sarebbero alla fine di una trattativa che dura da mesi, con de Vido che chiede a Marchi di essere liquidato o comunque di cedere alcune attività per fare cassa (si veda qui La Repubblica).
De Vido, infatti, si trova in gravi difficoltà economiche, dopo aver fatto una serie di investimenti sbagliati, compresi dei bond di Banca Etruria, accumulando debiti personali per circa 70 milioni, di cui la metà verso Veneto Banca. Sulla carta, ovviamente, De Vido avrebbe i capitali per rimborsare quei debiti, visto che Finanziaria Internazionale ha un patrimonio di 250 milioni di euro. Tuttavia perché la quota della holding si trasformi in cash è necessario un accordo con Marchi. Ma quest’ultimo non vuole essere costretto a vendere pezzi di attività, a cominciare da Save (Aeroporti di Venezia), per la quale peraltro esisterebbero parecchi aspiranti compratori.
“Per cortesia”, ha raccomandato Enrico Marchi interpellato ieri dal Corriere della Sera del Veneto, “non confondiamo Finint con le manovre di De Vido, siamo su piani completamente diversi. Il gruppo sta andando bene, il momento è particolarmente propizio vista la crescita di Save e, sul fronte bancario, tutto il lavoro che c’è da fare sugli Npl. Per cui occorre innanzitutto tenere separate le vicende” (si veda qui il Corriere della Sera edizione del Veneto). Marchi ha aggiunto: “I tempi del divorzio non saranno brevi, smontare una storia di 36 anni richiede calma e lucidità. Bisogna procedere cum grano salis, il mio senso di responsabilità mi impone di mettere da parte i miei sentimenti verso di lui, entrambi abbiamo a cuore la stabilità di Finint e la sicurezza di chi vi lavora. Ho delle idee su come gestire il problema, ne parlerò con le banche creditrici di De Vido e ritengo che le stesse saranno disponibili”.
Le possibili soluzioni, oltre che nella individuazione di un altro socio, potrebbero passare per un progetto di quotazione della stessa Finint. Ma per de Vido vendere una parte di Finint, o farsi diluire rispetto al co-controllo, significa anche rinunciare a un parte di valore. Insomma si tratta di una matassa molto difficile da districare.
Lo scorso luglio Giovanni Perissinotto, ex amministratore delgato di Assicurazioni Generali, era stato nominato nuovo presidente di Finint Investments sgr, la società di gestione del gruppo Finanziaria Internazionale (si veda altro articolo di BeBeez), che gestisce fondi immobiliari, fondi hedge e fondi di minibond (il Fondo Minibond Pmi Italia e il Fondo Strategico Trentino-Alto Adige). Perissinotto aveva preso il posto di Andrea de Vido che è rimasto nel consiglio di amministrazione della società nel ruolo di consigliere, oltre che vice presidente della controllante Banca Finint.
Quest’ultima è la ex Banca Arner, acquisita da Finanziaria Internazionale a dicembre 2014 (si veda altro articolo di BeBeez), in un’operazione che ha permesso al gruppo di diventare private investment bank, unendo appunto l’anima di investment bank di Finint, prima di fatto ma non di forma, con quella di private bank di Arner,
Fondata nel 1980 da Marchi e De Vido, la holding di Conegliano Veneto negli anni ha visto l’attività crescere e diversificarsi dal leasing alla finanza strutturata e al servicing di cartolarizzazioni di crediti, dal private equity all’asset management, dal corporate finance ai capital markets per l’accompagnamento di aziende alla quotazione in Borsa o alla strutturazione di finanziamenti.