Nelle trattative in corso per vendere le quattro good bank, create a novembre 2015 con la risoluzione di Banca Marche, Banca Etruria, CariFerrara e CariChieti, è possibile che si preveda lo scorporo e la cessione dei crediti deteriorati. Lo hanno comunicato ieri con una nota le stesse banche presiedute da Roberto Nicastro, aggiornando anche i dati sullo stock dei crediti deteriorati degli istituti, visto che alcuni potenziali compratori degli istituti (come Ubi) non sarebbero disponibili a rilevare le nuove sofferenze e le inadempienze probabili che si sono create sui bilanci delle good bank dopo la loro costituzione.
“Lo stock di crediti deteriorati (pro-forma), inteso come complesso di sofferenze, inadempienze probabili e scaduti deteriorati, è rimasto sostanzialmente stabile nel corso del primo semestre del 2016”, si legge nella nota che precisa che il valore totale dei crediti deteriorati lordi, che esclude le cessioni di sofferenze a Rev spa programmate sin dall’inizio, e in realizzazione in più sequenze, è passato dai 4,47 miliardi iniziali del dicembre 2015 ai 4,37 miliardi di giugno 2016. Mentre la somma di sofferenze e inadempienze probabili era pari a 4,16 miliardi (dai 4,23 miliardi di fine 2015). “In linea con le medie di sistema e con i forecast iniziali circa il 10% delle inadempienze probabili sono migrate a sofferenze nel primo semestre”, dice la nota.
I numeri ufficiali confermano quelli pubblicati ieri da MF Milano Finanza, che è andato più nel dettaglio dell’analisi dei conti e spiega che è cambiata la composizione dei crediti deteriorati: le inadempienze probabili lorde sono diminuite da 4,1 miliardi (fine 2015) a 3,6 miliardi (30 giugno 2016), mentre le sofferenze lorde sono aumentate da 156 a 542 milioni. Nuova Banca Marche, che è la banca più grande delle quattro, ha crediti deteriorati per poco più di metà del totale, seguita da Nuova Banca Etruria (attorno al 25%), Ferrara (attorno al 20%) e Chieti (la quota residua). Ferrara sembra avere una qualità dell’attivo simile alle altre banche ma potrebbe essere penalizzata nel processo di vendita da più alto rapporto cost/income.
A fine 2015 le sofferenze lorde da cedere a Rev erano pari a 9,2 miliardi (8,5 per effetto della risoluzione, basata sui valori a fine settembre 2015, più circa 700 milioni di nuove sofferenze maturate tra il 1° ottobre e il 22 novembre, giorno della risoluzione). A fine giugno 2016 risultavano ancora 2,3 miliardi di sofferenze da trasferire alla bad bank, che per motivi tecnici hanno bisogno di più tempo: si tratta per esempio di bad loan relativi alle partecipate del leasing, a quelli in pancia a veicoli di cartolarizzazione e alle sofferenze accumulate tra il 1° ottobre e il 22 novembre 2015.
In ogni caso, considerando solo i 4,16 miliardi di euro di nuovi Npl e inadempienze probabili, l’idea è cederne sul mercato a breve un pacchetto da 1-1,5 miliardi, che comprenda i 542 milioni di sofferenze e la parte delle inadempienze probabili più vicina a finire in sofferenza. Ci sono due opzioni sul tavolo: la cessione di questi crediti a un unico compratore oppure un’asta competitiva. Quest’ultima soluzione, scrive MF Milano Finanza, potrebbe prevedere anche la divisione dei crediti in più portafogli (leasing, mutui, corporate eccetera) rivolti a più acquirenti. Operazione che potrebbe passare anche da una cartolarizzazione con la possibile applicazione di una garanzia pubblica (Gacs) sulla tranche senior. Si ragionerebbe anche sull’intervento del fondo Atlante sulle tranche mezzanine e junior, anche se per ora l’ipotesi è tutta da definire. Una decisione si prenderà a breve, considerando che entro fine anno si dovrebbe completare la vendita non solo dei deteriorati, ma anche delle banche. Grazie alla proroga del processo di vendita concessa nei giorni scorsi dalla Commissione europea (si veda altro articolo di BeBeez).
In realtà Ubi starebbe lavorando per concludere l’affare molto prima, diciamo entro fine mese. Secondo quanto riferito da MF Milano Finanza l’11 ottobre, l’aspetto più delicato è il capital plan, con la richiesta della Bce di un aumento da 600 milioni che si confronta con i 400 milioni messi sul piatto dalla banca guidata da Victor Massiah. C’è poi il tema delle condizioni a cui è vincolata la presentazione dell’offerta formale. Una di queste riguarda l’adozione dei modelli interni già applicati da Ubi anche alle tre banche: così ci sarebbe uno sconto patrimoniale.