Sarà discussa oggi in sede di consiglio di amministrazione di Mps la nuova proposta formulata da Corrado Passera per l’aumento di capitale della banca senese, elaborata con il supporto dell’advisor Boston Consulting Group e dei legali di Cleary Gottlieb (si veda MF Milano Finanza).
L’ex ceo di Intesa Sanpaolo ed ex ministro dello Sviluppo, infatti, lo scorso settembre aveva sottoposto una nuova versione del suo piano alternativo a quello proposto dagli advisor di Mps (JPMorgan e mediobanca) e già presentato a inizio agosto, che prevedeva il coinvolgimento di fondi di private equity, ma che non era mai stato preso in considerazione dal Cda di Mps, perché arrivato fuori tempo massimo. La differenza questa volta è che non ci sarebbe più alcuna garanzia da parte di Ubs (si veda altro articolo di BeBeez).
L’idea sarebbe che i private equity investissero 1.5-2 miliardi di euro in un aumento di capitale riservato entro metà novembre. I nomi dei fondi in questione non è noto, ma non è difficile immaginare che siano i soliti noti con focus su finanza e turnaround come Apollo, Lone Star e Apax (che hanno presentato le offerte per le quattro good bank); Oaktree (che ha già comprato Banca Lecchese da Banca Etruria), Cerberus e Goldentree (che avevano partecipato all’asta per GE Capital Interbanca, così come Apollo e Lone Star); Atlas Merchant Capital, Baupost, Centerbrige e Warburg Pincus (i fondi che hanno presentato al fondo Atlante l’offerta per Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca).
Detto questo, resta la difficoltà che per definizione i fondi di private equity richiederebbero delle garanzie di governance ben più importanti di quelle che per loro natura di norma richiedono i fondi pensione americani o i fondi sovrani che invece sarebbero il target più probabile di un aumento di capitale tradizionale, tanto più che nel frattempo anche il piano di JP Morgan e Mediobanca è cambiato e dai 5 miliardi di euro che si cercavano inizialmente si è portato a sua volta a 1.5-2 miliardi. E’ stata introdotta infatti un’opzione di conversione in equity per i titoli subordinati che in emissione erano diretti agli investitori istituzionali, in modo tale da poter contare su uno zoccolo duro di potenziali sottoscrittori dell’aumento di capitale da 5 miliardi annunciato prima della pausa estiva, da attuarsi nell’ambito del più ampio piano di rafforzamento patrimoniale del gruppo bancario e che prevede la cessione dell’intero monte-sofferenze tramite una mega-cartolarizzazione (si veda MF Milano Finanza).