Cassa Depositi e Prestiti e le sue colleghe europee (la francese Bpifrance, l’inglese British Business Bank, la spagnola Instituto de Credito Oficial e la tedesca KfW) hanno presentato nei giorni scorsi uno studio congiunto sul mercato del venture capital europeo, che contiene una serie di raccomandazioni per lo sviluppo del settore nell’Unione europea.
“Sin dall’inizio queste istituzioni governative sono state attori importanti sul mercato europeo del venture capital, andando a colmare le situazioni di fallimento del mercato e aiutando il settore a emergere. E queste istituzioni continueranno a fare tutto questo”, hanno detto i capoeconomisti delle cinque istituzioni autori dello studio: Edoardo Reviglio, Philippe Mutricy, Blanca Navarro, Jörg Zeuner e Matt Adey.
Le aree sulle quali agire, indica lo studio, sono sostanzialmente quattro: aumentare l’offerta di fondi per gli investimenti di venture capital, ridurre la frammentazione nei mercati europei, aumentare la quantità e la qualità della domanda per venture capital e moltiplicare le vie d’uscita dagli investimenti di venture. Tutte attività che devono essere condotte sia a livello di Unione euopea sia a livello nazionale.
Lo studio ricorda che il mercato europeo del venture ha raccolto 40 miliardi di euro dal 2007 al 2016 e che le agenzie governative sono stati i maggiori contributori a questa raccolta per un 22% del totale. I fondi di venture a loro volta hanno investito in oltre 28 mila nuove aziende per un totale di 35 miliardi di euro. Il Regno Unito pesa per un quarto sul totale del mercato.
Lo studio sottolinea tuttavia che le performance del settore in Europa sono ancora molto più basse di quelle ottenute dai fondi di venture capital negli Stati Uniti, dove il settore ha molta pià storia. Peraltro la dimensione media dei fondi di venture europei è di 60 milioni di euro, cioé la metà dei quelli Usa, e ben il 75% dei fondi europei è più piccolo di 82 milioni. Ed è qui la ragione per la quale l’intervento dello Stato deve essere importante e continuativo: il venture capital da solo non parte, ci vuole chi inneschi il circolo virtuoso.
A livello europeo la Commissione Ue ha già proposto una serie di misure di stimolo al private equity e soprattutto al venture capital. In particolare, ha previsto il lancio di un fondo di fondi di venture capital paneuropeo che combini le risorse del bilancio Ue con risorse provenienti dal settore privato (lo scorso 8 novembre è stata lanciata la call per la ricerca dei gestori-promotori ai quali affidare l’incarico, la deadline è il 31 gennaio 2017, si veda qui il comunicato stampa); la promozione di incentivi fiscali per il venture capital per stimolare gli investimenti in nuove aziende; e una revisione dello schema regolamentare che ha introdotto i fondi EuVeca e EuSef voluti dalla direttiva syu gestori di fondi alternativi (AIFMD) nel 2013 (di veda qui altro articolo di BeBeez e il webinar di BeBeez), ma che al momento non sembra aver avuto un gran successo, visto che da allora in tutta Europa sono stati registrati soltanto 70 EuVeca e 4 EuSef.