Oxy Capital Italia e Attestor Capital hanno formulato una proposta per Stefanel e rilanciare il gruppo di abbigliamento quotato a Piazza Affari, che a inizio novembre ha depositato presso il Tribunale di Treviso il ricorso per l’ammissione alla procedura di concordato preventivo in bianco (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel dettaglio ieri in serata con una nota Stefanel ha comunicato che i due fondi hanno manifestato interesse a trattare con la società e con le banche finanziatrici (Bnl-Bnp Paribas, Banco Popolare, Intesa Sanpaolo, Mps e Unicredit) nell’ambito di un accordo di ristrutturazione del debito (a fine giugno il gruppo aveva un debito finanziario netto di 84,8 milioni), strutturato con il supporto dell’advisor Rotschild, sulla base dell’ art 182-bis della Legge Fallimentare, che preveda la ripatrimonializzazione della società e l’iniezione di nuove risorse a supporto dell’implementazione del piano di sviluppo.
Sulla struttura dell’operazione c’è il più stretto riserbo, ma secondo quanto risulta a MF Milano Finanza e BeBeez, l’idea di Oxy, che può contare su 200 milioni di euro messi a disposizione dall’operatore britannico specializzato in turnaroud per coinvestimenti in società italiane in difficoltà, sia quella di investire 25 milioni di euro di nuova finanza e di chiedere alle banche di convertire a capitale una parte dei loro crediti (si sta ragionando su almeno 25 milioni), ricalcando quindi in parte le altre due operazioni già concluse insieme, cioé quelle sulle caldaie Ferroli e su Oleifici Mataluni-Olio Dante.
In quelle occasioni Oxy ha utilizzato la struttura DIP o Debtor-In-Possession, tecnica ormai consolidata in Usa che prevede che gli investitori mettano a disposizione dell’azienda i mezzi finanziari e le capacità manageriali necessarie all’esecuzione di un nuovo piano industriale e ne assumano la governance. Da parte loro le banche concorrono all’operazione di salvataggio riscadenziando e consolidando il proprio indebitamento, accettando quindi di condividere il progetto di rilancio e la successiva valorizzazione dell’azienda per recuperare il credito, senza però dover necessariamente convertire parte del proprio credito in equity. Il tutto con l’intesa che la nuova finanza ha una seniority superiore rispetto al debito bancario e quindi viene remunerata prima.