I fondi di private debt esteri nel 2016 hanno aumentato la loro attività di investimento, arrivando a coprire il 28% (dall’11,4% nel 2015) del controvalore delle emisisoni di minibond mappate dal Politecnico di Milano nel suo terzo Osservatorio sul settore, che sarà presentato questa mattina. Lo anticipa oggi MF-Milano Finanza, precisando che nella categoria dei fondi esteri, gli analisti del Politecnico, guidati da Giancarlo Giudici, responsabile dell’Osservatorio, hanno inserito anche le branch italiane di case madri straniere, oltre a Muzinich, Pemberton Asset Management, Pricoa Capital Group, Tenax Capital e Tikehau Capital.
Quanto ai fondi italiani, la loro quota di sottoscritto sul totale è del 31%, in calo dal 35,8% del 2015 registrata dall’Osservatorio 2015. Sicuramente, si legge nel report, il trend più interessante è la forte riduzione rispetto al passato della quota di mercato delle banche italiane, che scende al 6% (dal 14,9% l’anno scorso), probabilmente anche per le difficoltà che hanno registrato in generale tutti gli istituti nel 2016, ma soprattutto quelli più attivi in passato nel mercato dei mini-bond, come la Banca popolare di Vicenza.
Le assicurazioni mantengono una buona percentuale (11%) e si tratta soprattutto di soggetti esteri che acquistano titoli a lungo termine, come i project bond. Vi sono poi le sgr italiane che gestiscono fondi aperti con il 6% del mercato, le sim e altre società di asset & wealth management che gestiscono patrimoni individuali (9%) e la Banca Europea degli Investimenti.
Tornando ai fondi di private debt italiani, nel 2016 alcuni gestori hanno quasi completamente investito il loro primo fondo e sono quindi pronti per la raccolta di iniziative successive: si tratta di Duemme sgr, Finint Investment sgr (in accoppiata con Classis sim) e Anthilia Capital Partners.