La maison Valentino ha annunciato nella mattinata di ieri che chiuderà il 2016 con un giro d’affari di 1,11 miliardi di euro, in crescita del 13% dai 987 milioni dello scorso anno. Bene anche lo sviluppo dell’ebitda, passato a 206 milioni (da 180 milioni), con un’incidenza sui ricavi tra il 18 e il 19%.
In dieci anni, sotto la guida dell’amministratore delegato Stefano Sassi, l’iconico gruppo di moda controllato dal qatarino Mayhoola for Investments ha quasi moltiplicato per 5 volte il suo giro d’affari rispetto ai 240 milioni del 2006.
Digitale a parte, i conti del 2016 di Valentino hanno visto il fatturato ancora diviso al 50% tra moda e accessori, con mercati come l’Europa, Inghilterra in primis, a registrare ottimi segnali di crescita. A fronte di un giro d’affari generato al 55% dal retail, il mercato principe, unendo wholesale e retail, sono rimasti gli Usa, con un’incidenza tra il 20 e il 22% sul giro d’affari totale. Gli investimenti, nel 2016, si sono invece attestati tra il 7 e l’8% del fatturato totale.
Oggi Valentino impiega oltre 3.300 persone, un numero che è destinato a crescere anche nell’anno in corso grazie a circa 20 nuovi opening. Con una concentrazione speciale sull’uomo che oggi pesa al 15% sui ricavi totali, generando un fatturato tra i 150 e i 200 milioni di euro.
Sul fronte geografico, il Giappone nel 2017 sarà una priorità. E’ appena stato aperto un grande store a Tokyo nell’area di Omotesando. E nei prossimi mesi si aprirà a Ginza, nel GSix, con un flagship da mille metri quadrati.
“In questo momento è difficile prevedere come andrà il 2017. Ma devo dire che non mi dispiacerebbe toccare gli 1,2 miliardi di fatturato, avvicinandoci a crescere di un 100 milioni all’anno”, ha detto Sassi a MF Fashion, che a proposito della sempre ventilata quotazione ha detto: “Per la Borsa è sicuramente un no nel 2017, nel 2018 vedremo, ma non ne stiamo parlando. Abbiamo sospeso tutto perché le condizioni di mercato non sono decisamente ottimali”.
Secondo quanto riferisce il Sole 24 Ore, per ora Mayhoola avrebbe affidato soltanto un mandato all’advisor Rothschild per sondare le possibilità di una quotazione.
Mozah bint Nasser Al Missned, potente ed elegante moglie dell’emiro del Qatar, Sheikh Hamad bin Khalifa Al Thani, affezionata ai capi Valentino, aveva comprato l’intera maison valentino nel luglio 2012, firmando un assegno da 720 milioni di euro. Tutti cash, senza ricorrere a prestiti bancari. L’acquisizione era stata condotta dal veicolo Mayhoola for Investments che ha acquisito l’intera partecipazione di Valentino Fashion Group (VFG) posseduta da Red&Black Lux sarl, la holding controllata all’80% dal fondo Permira e al 20% dalla famiglia Marzotto (si veda MF Milano Finanza).
L’operazione aveva riguardato solo Valentino spa e la licenza M Missoni, mentre l’altro marchio gestito da VFG, cioè Mcs-Marlboro Classics, era stato separato dal perimetro di cessione ed è reimasto in carico a Red&Black. La valutazione di 720 milioni di euro corrispondeva a 33 volte l’ebitda 2011 di Valentino spa (che era stato di 22,2 milioni, quasi pari ai 22,3 milioni dell’ebitda dell’intero Vfg) e a 24 volte il mol previsto allora per Valentino nel 2012 (atteso a 30 milioni su 370 milioni di fatturato, dai 322 milioni del 2011).