L’attrattività del private debt italiano sta aumentando tra gli investitori: escludendo i soggetti internazionali che non hanno promosso un veicolo dedicato specificatamente all’Italia, dal 2013, anno di inizio dell’attività, al 2016, sono
stati raccolti complessivamente sul mercato
1.431 milioni di euro.
In particolare nel 2016 è quasi raddoppiata la raccolta dei fondi dedicati all’Italia, che ha raggiunto quota 632 milioni dai 383 milioni del 2015. Lo ha calcolato l’Aifi (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt), che ieri ha presentato i dati del settore.
Quasi la metà della raccolta dell’anno è imputabile a fondi di fondi istituzionali (43%), e quindi in larghissima parte al fondo di fondi di private debt di Fondo Italiano d’Investimento sgr, mentre il peso delle banche e delle assicurazioni è stato rispettivamente del 21% e 12%.
Anche gli investimenti dei fondi di private debt sono aumentati in misura importante, a 378 milioni dai 201 milioni dell’anno prima, distribuiti su 65 operazioni da 43 nel 2015.
A livello disaggregato, invece, BeBeez ha calcolato che le emissioni di private debt (da parte di aziende finanziarie e non) sono state poco meno di un centinaio l’anno scorso, con soltanto una trentina sottoscritte da fondi di private debt.
Con riferimento agli strumenti di debito utilizzati nel 2016, Aifi ha calcolato che nel 91% dei casi le operazioni hanno riguardato obbligazioni, mentre il peso dei finanziamenti è stato del 5% e gli strumenti ibridi hanno rappresentato il 4%.