La mostra fotografica, a cura di Roberto Mutti promossa dalla Fondazione 3M – allestita alla Casa del Cinema a Roma dal 20 al 30 ottobre – racconta attraverso le interpretazioni dell’attore romano, Alberto Sordi, la fragilità umana. Se è difficile che un attore sfugga all’identificazione con i “suoi” personaggi ed è quindi inevitabile che per il grande pubblico John Wayne sia un cowboy e Peter Sellers uno stralunato commissario di polizia, a prescindere dalle altre figure da loro interpretate, di Alberto Sordi si è invece detto che in tutti i numerosissimi film interpretati abbia messo in scena i limiti antropologici – dalla pavidità all’opportunismo – dell’italiano medio di cui sarebbe diventato la più riuscita rappresentazione. Una semplificazione forse che coglie l’essenziale anche se non dice tutto perché l’attore romano si è spinto fino a confini ben più ampi sapendo coniugare la dimensione del grottesco a quella del tragico ma, soprattutto, facendo emergere una capacità interpretativa non certo circoscritta nei limiti della maschera. Per comprendere tutto ciò la fotografia si dimostra un mezzo di grande efficacia nel sottolineare gesti, posture, sguardi tutti da interpretare. Provenienti dall’Archivio della Fondazione 3M, queste immagini sono state scattare sui set di molti dei film di cui Alberto Sordi è stato protagonista e, proprio perché si soffermano sui primi piani e su situazioni che potrebbero altrimenti sfuggire, ci aiutano ad entrare nel suo mondo fatto di personaggi dai nomi quasi onomatopeici – Sasà Scimoni, Ubaldo Impallato, Antonio Mombelli – cui sa dare vita con una espressività ogni volta ricca di
sfumature diverse. Dietro lo sguardo severo del maestro di Bravissimo e quello baldanzoso del maturo provinciale de Il diavolo, le espressioni enfatiche dell’incapace imprenditore de Il boom e la normalità tragicamente spiazzata di cui è vittima il protagonista de Il mafioso si nasconde un’umanità fragile che si muove troppo, ride anche quando non dovrebbe, fantastica imprese che non porterà a compimento, obbedisce alle direttive borghesi più convenzionali e comunque non dimentica mai di indossare giacca, camicia e cravatta. Talvolta, tuttavia, i personaggi di Alberto Sordi non hanno avuto bisogno di nascondere la loro dimensione tragicamente dolente: per comprenderlo, basta guardare in queste efficacissime fotografie la delusione che si disegna sul volto del protagonista de Il maestro di Vigevano o quel gioco di rimandi con Vittorio Gassman grazie al quale disegna uno dei suoi capolavori interpretativi ne La
grande guerra. La Fondazione 3M – istituzione culturale permanente, snodo di divulgazione e formazione dove scienza e ricerca, arte e cultura, discipline economiche e sociali, vengono approfondite, tutelate, promosse e valorizzate, nella consapevolezza dei valori d’impresa e della cultura dell’innovazione – conferma la sua vocazione di raccontare e testimoniare con il nutrito archivio l’Italia nel suo profilo sociale, proprio per il modo di organizzare le mostre, soprattutto di un’Italia che non c’è più anche sotto il profilo del modo di ritrarla, la fotografia analogica. In mostra scatti della collezione Fondo Cinema, che nasce dalla rubrica dedicata ai film della rivista “Ferrania”, azienda produttrice di pellicole fotosensibili e maggior fornitore di Cinecittà. Il Fondo Cinema raccoglie la
fotografia di scena, la fotografia di set, la fotografia di cast e immagini promozionali di film italiani e stranieri. Sono conservate centinaia di fotografie scattate dal dopoguerra in avanti e fotografie di film del Neorealismo, di Fellini, Antonioni, Pasolini, De Sica e Rossellini, tra gli altri. La mostra è visitabile on line sulla home page del sito www.fondazione3m.it e ogni immagine è corredata di una scheda che illustra in sintesi il film al quale si riferisce.
a cura di I.G.