A poco più di un anno dal lancio dell’opa da 1,9 miliardi di dollari a 12,63 dollari per azione su Orient Express, Tata abbandona la partita. Ma Matteo Montezemolo, con il suo fondo Charme, che si era alleato con il colosso indiano, non si dà per vinto e cerca un altro socio per l’operazione. Lo rivela oggi MF-Milano Finanza, che precisa che dopo i ripetuti no all’offerta da parte del consiglio di amministrazione del gruppo quotato a New York, Tata e Montezemolo&Partners sgr hanno deciso di comune accordo di slegare i loro destini sulla questione Orient Express, senza escludere comunque di tornare a lavorare insieme al progetto in futuro.
Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, con un socio diverso Montezemolo potrebbe avere maggiori probabilità di vedere realizzato il progetto di occuparsi degli asset italiani di Orient Express. Il no degli americani a Tata (tramite The Indian Hotels), reiterato più volte dal 2007, è infatti anche da ascriversi a una sorta di repulsione culturale del management del gruppo Usa a farsi comprare da un gruppo indiano, per giunta proprietario di catene alberghiere di standing inferiore. E senza il via libera del cda, Orient Express molto difficilmente può passare di mano, perché i consiglieri sono titolari di azioni B, alle quali si associano privilegi molto importanti, compreso un super-diritto di voto: mentre a ogni azione ordinaria di classe A è associato solo un decimo di voto, ogni titolo di classe B dà invece diritto a un voto intero.
L’offerta di The Indian Hotels, già azionista di Orient Express Hotels con il 6,9% da cinque anni, era stata annunciata a metà ottobre 2012 e avrebbe comportato un investimento in equity di 650 milioni di dollari da parte di Tata e di 100 milioni da parte di Charme, con il resto che sarebbe stato finanziato con linee di credito senior predisposte da Bank of America, Icici Bank e Standard Chartered Bank.