Il futuro di Ittierre si deciderà nelle prossime ore nelle stanze del Tribunale di Isernia, che dovrà decidere se accogliere la richiesta di concordato preventivo presentata dalla società o se dichiararne il fallimento, mentre domani al Ministero dello Sviluppo economico amministratori locali molisani e sindacati chiederanno ai dirigenti del ministero l’utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali possibili a favore dei dipendenti dell’azienda di Pettoranello.
Lo scrive oggi MF Fashion, che precisa che nella migliore delle ipotesi rinascerà una nuova Ittierre a ranghi ridottissimi, con 120-130 dipendenti, contro gli originari 700 e i circa 500 che Antonio Bianchi, patron di Ittierre e anima del gruppo Albisetti, originariamente pensava di occupare.Il punto, però, è che non è per nulla chiaro con quale azionista, quali risorse e soprattutto quali licenze (oggi sono Galliano, John Galliano uomo, Aquascutum, Fiorucci, Guy Laroche) ripartirebbe la nuova Ittierre.
Bianchi ha presentato nei giorni scorsi in extremis, un quarto d’ora prima della scadenza dei termini, il piano industriale e finanziario a sostegno della richiesta di ammissione a concordato preventivo. Questo piano, articolato in più fasi, prevede la costituzione di una newco che affitterebbe dalla vecchia Ittierre, da avviare in liquidazione, il ramo d’azienda utile alla prosecuzione dell’attività. Secondo quanto riferito dalla stampa locale,che ha raccolto le dichiarazioni di Bianchi all’uscita dal Tribunale, dopo aver presentato il piano concordatario, il piano industriale prevede innanzitutto la presenza di un socio o di acquirente individuato in un fondo di Milano quotato in borsa che ha già salvato la Filatura Botto Fila di Biella. «Se il fondo acquista la newco al 100%, chiaramente il futuro di Ittierre è senza Bianchi. Diversamente io non mi tiro indietro. Non sono un comandante che abbandona la nave. Io ci sono e ci sarò, se le condizioni lo permetteranno. Altrimenti farò un passo indietro».
Il fondo che ha salvato Botto Fila è Ikf, una investment company quotata all’Aim di Milano e specializzata appunto in investimenti in imprese in difficoltà (scarica qui il comunicato). Lo scorso settembre Botto Fila aveva annunciato l’avvio di un processo di ristrutturazione aziendale che si è concluso poi in ottobre con un accordo con Ikf, che prevede l’affitto del ramo di azienda della Botto Fila da parte di una controllata di Ikf al 98%, la newco Lanificio Botto. I termini del contratto prevedono una durata di 36 mesi a un canone annuo di 120mila euro e la riassunzione immediata di 60 dipendenti mentre altri 50 saranno assunti entro il 30 giugno 2014 a patto però che l’andamento di mercato “rispetti le attuali aspettative di sviluppo”.