Raccolta più che raddoppiata in Europa nel 2013 per i fondi di private equity, a quota 53,6 miliardi di euro dai 25 miliardi del 2012. Quanto agli investimenti, invece, il valore è sceso di poco a 35,7 miliardi dai 36,8 miliardi dell’anno prima, mentre i disinvestimenti al costo sono saliti a 33,6 miliardi dai 21,9 miliardi del 2012.
Il calcolo è dell’EVCA (European Venture Capital Association), che ieri ha pubblicato i dati relativi all’attività dei fondi per l’anno passato (scarica qui il report).
Secondo quanto risulta a BeBeez, però, a partire dal prossimo anno EVCA utilizzerà una banca dati comune a tutte le principali associazioni europee, in modo da rendere uniformi e confrontabili i dati sui singoli Paesi: oggi, infatti, le statistiche dell’EVCA sui singoli Paesi risultano in molti casi differenti rispetto a quelli delle associazioni nazionali. A tal proposito, è stata costituita una società ad hoc, la European Database Cooperative con sede in Germania, al capitale della quale partecipano tutte le associazioni europee più la stessa EVCA. La nuova società si occuperà appunto di creare una banca dati comune che adotti un criterio unico di raccolta e pubblicazione dei dati.
La società è stata dotata di un Comitato esecutivo al quale partecipano i rappresentanti di alcune delle associazioni (per l’Italia vi siede il direttore generale dell’Aifi, Anna Gervasoni) e di un Comitato operativo, al quale siedono i capi degli uffici studi e i capoeconomisti delle associazioni socie (per l’Italia vi siede il capo ufficio studi di Aifi, Alessia Muzio). E Aifi è stata uno dei promotori più attivi dell’iniziativa, prova ne è che i prossimi 15 e 16 maggio proprio nella sede di Aifi si terrà una due giorni di incontri serrati tra i rappresentanti delle associazioni nazionali per fare il punto sui primi passi operativi da compiere.
Il punto è che EVCA raccoglie i dati di un campione diverso rispetto a quello analizzato da AIFI, monitorando i propri soci, alcuni fondi che pur non essendo soci aderiscono alla raccolta dati e utilizzando fonti pubbliche.
Inoltre, esistono alcune differenze metodologiche: ad esempio, EVCA elabora due differenti tipologie di statistiche, quelle sul mercato considerano tutte le operazioni fatte in un determinato paese, indipendentemente dall’origine geografica dell’operatore, mentre quelle sull’industria classificano gli investimenti in base al paese dove è ubicato l’ufficio responsabile dell’operazione. In questo secondo caso, un’operazione condotta su un’azienda target italiana da un fondo che abbia sede per esempio a Londra e che in Italia non abbia uffici, viene considerata nel calcolo degli investimenti del Regno Unito, generando risultati molto differenti da quelli riportati nelle statistiche sul mercato italiano, che comprendono sia investimenti di operatori stranieri in Italia sia di fondi italiani all’estero.
Per capirci, se si vanno a guardare i dati relativi all’Italia, l’EVCA riporta per il 2013 investimenti soltanto per 1,1 miliardi di euro (industry statistic), quando invece i dati Aifi indicano che l’anno scorso i fondi hanno condotto investimenti in Italia per 3,4 miliardi. Si tratta certo di una cifra ben più bassa di quelle che possono vantare Paesi come Regno Unito, Germania o Francia, così come risulta dai dati delle rispettive associazioni nazionali, ma di sicuro c’è una bella differenza rispetto al dato minimo fornito dall’EVCA. E così andrebbero modificate in maniera importante anche le classifiche relative al peso del settore del private equity in ciascun Paese rispetto al Pil, che vede sempre l’Italia tra gli ultimi Paesi in Europa.
Sicuramente, l’utilizzo della nuova piattaforma comune ridurrà queste problematiche, facilitando l’elaborazione di statistiche europee e il confronto dei dati tra Paesi.