Il 2013 ha visto un netto miglioramento nell’attività di venture capital in Italia con 66 nuove operazioni (+16% dalle 57 operazioni del 2012) per un totale di circa 53 milioni di euro investiti (dai 45,6 milioni). A calcolarlo è l’Osservatorio Venture Capital Monitor dell’Università di Castellanza che ieri a Milano ha presentato presso lo studio legale Bird & Bird, il Venture Capital Monitor 2013. realizzato in collaborazione con Aifi e con il contributo di Vertis sgr (scarica qui Rapporto VeM 2013).
Nel 2013 gli investitori attivi (cioé che hanno concluso almeno un’operazione nell’anno) sono stati 31 (32 con l’aggiunta dei business angel) in linea con il 2012, mentre gli investimenti sono stati 86 (da 57 nel 2012), con 8 operatori che hanno concentrato nelle loro mani il 45% del totale delle operazioni (nel 2012 i primi 6 operatori rappresentavano quasi il 51%).
Dal punto di vista settoriale, l’ICT ha monopolizzato l’interesse dei venture capitalist, confermando la propria quota al 50% dell’intera attività d’investimento, in linea con il 52% del 2012. In particolare, all’interno del comparto ICT, si segnala la diffusione delle applicazioni web e mobile principalmente riconducibili ad app innovative per smartphone e tablet.
Si legge nel rapporto: “È immediato associare questi risultati all’emanazione del Decreto Start Up, entrato in vigore nel corso del dicembre 2012 e che, dunque, ha cominciato a riverberare i propri effetti sul mercato proprio nel corso del 2013. Non è da dimenticare, inoltre, che anche la manovra relativa al Fondo High Tech per il Mezzogiorno genera ancora a oggi un impatto positivo sul territorio nazionale”.
Si ricorda, infatti, che nel 2009 il Governo aveva selezionato quattro sgr (Imi Fondi Chiusi, Principia, Vegagest e Vertis) come beneficiarie di una quota degli 86 milioni di euro messi a disposizione dal bilancio pubblico per finanziare nuovi fondi di venture capital destinati a investire in Sud Italia nel settore high tech. Il governo, ha spiegato Amedeo Giurazza, amminsitratore delegato di Vertis sgr, allora “destinò a ciascun fondo l’equivalente di quanto il fondo fosse stato in grado di raccogliere tra i privati e così destinò a noi 12,5 milioni su una raccolta complessiva di 25 milioni, a Intesa 12,5 milioni pure su una raccolta di 25 milioni e a Principia 31 milioni su una raccolta complessiva di 62 milioni contro il target di 75. mentre il fondo di Vegagest che aveva target di 40 milioni non è mai partito. In sostanza, quindi, il Governo assegnò allora un totale di 56 milioni di euro ai quali si sommarono altri 56 milioni di euro raccolti da noi tre sgr tra investitori privati”. Che fine abbiano fatto i 30 milioni risparmiati dal Governo rispetto al plafond totale messo a disposizione, poi, non è dato sapere.