MoneyFarm si prepara a compiere un nuovo salto dimensionale e questa volta guarda a investitori esteri. Lo scrive MF-Milano Finanaza in edicola sabato 19 luglio, precisando che la società di consulenza finanziaria online, specializzata nella costruzione di portafogli in Etf e fondata nel febbraio 2011 dal presidente Paolo Galvani e dal ceo Giovanni Daprà,è una delle poche startup del settore fintech a essere nel portafoglio di operatori di venture capital in Italia.
MoneyFarm è stata accompagnata sin dall’inizio dai capitali di fondi di venture capital italiani. «Alla fondazione i veicoli Annapurna Ventures di Massimiliano Magrini e JV Capital di Paolo Gesses hanno investito 300 mila euro accanto ai 400 mila euro investiti da noi fondatori», spiega a MF-Milano Finanza Galvani. «Quei capitali sono serviti a impostare il progetto e a prepararci per ottenere le necessarie autorizzazioni di Banca d’Italia, che sono arrivate dopo nove mesi. La sim è infatti operativa soltanto dalla primavera del 2012. Nell’estate di quell’anno, poi, abbiamo ricevuto il finanziamento da 2,6 milioni del fondo di Principia sgr, che ha acquisito così il 28,49% del capitale, e di United Ventures (28,66%), il nuovo veicolo lanciato insieme da Magrini e Gesses». Infine lo scorso dicembre nel capitale di MoneyFarm è entrato anche Vittorio Terzi, senior director di McKinsey.
Il fintech comincia a essere nel mirino del sistema bancario italiano che sta lanciando acceleratori dedicati al fintech (come lo Start Lab di Unicredit e GranPrix Fin Startup Program di CheBanca!) o si sta affiancando ad acceleratori d’impresa per entrare in contatto con gli startupper più promettenti del settore, come ha fatto Intesa Sanpaolo, partecipando all’iniziativa H-ack Bank, realizzata da H-Farm lo scorso febbraio, insieme alle stesse Unicredit e CheBanca! All’estero, colossi come Credit Suisse, Goldman Sachs, Barclays e Ubs hanno sviluppato acceleratori propri o si sono affiancati ad acceleratori già esistenti, mentre il Santander ha sponsorizzato un proprio fondo di private equity focalizzato sul settore fintech.
Quanto a Schroder, ha investito lo scorso giugno nell’ultimo round di finanziamento da 32 milioni di dollari di NutMeg (che con questi capitali in totale ha ottenuto 50 milioni di dollari dai venture), una società britannica specializzata, come MoneyFarm , in servizi di gestione di portafoglio online in Etf per il pubblico retail, soffiando l’opportunità al concorrente Aberdeen, che pure aveva cercato di aggiudicarsi una quota del capitale di NutMeg, al quale partecipano anche il venture capital Balderton e un business angel del calibro di Micheal Spencer (ceo del colosso del brokeraggio Icap). E l’investimento in NutMeg è ritenuto di grande importanza strategica per Schroder, visto che nel board della società fintech siederà, in rappresentanza della società di asset management, il vicepresidente Massimo Tosato.
NutMeg non è l’unica società del settore ad avere raccolto l’interesse degli investitori. Negli Usa, per esempio WealthFront ha raccolto un totale di 65,5 milioni di dollari da venture capitalist, mentre Betterment ha raccolto 45 milioni.
Così i progetti di espansione ulteriore di MoneyFarm possono trovare terreno più facile ora. Dice ancora Galvani: «Vogliamo espanderci ulteriormente e sceglieremo di ampliare l’attività all’estero. In Italia non esistono venture capital in grado di investire somme importanti, dell’entità di almeno 5 milioni di euro, in una singola operazione e quindi bisogna rivolgersi a operatori esteri. Ma questi difficilmente investirebbero in un business soltanto italiano. Da qui la necessità di cambiare passo aprendoci a nuovi mercati, senza trascurare lo sviluppo in Italia». Un aiuto a MoneyFarm nella ricerca di capitali esteri potrà arrivare anche dal nuovo advisory board che sarà composto da nomi di grande prestigio internazionale come Michael Spence, premio Nobel per l’Economia 2001, e Meir Statman, Glenn Kilmek Professor della Santa Clara University.