Abbandonata la battaglia in Francia per il controllo del Club Med (si veda altro articolo di BeBeez), oggi Andrea Bonomi si concentra sul dossier Carige e su una possibile ricapitalizzazione di Aston Martin, ma non solo, visto che, secondo quanto scrive MF-Milano FInanza in edicola da sabato 10 gennaio, il quindo fondo ha ancora a disposizione una potenza di fuoco di 750 milioni di euro per nuovi investimenti, cioè il 60% degli 1,25 miliardi raccolti dal quinto fondo nel 2012.
Dopo aver acquisito il 37,5% del produttore di supercar Aston Martin a fine 2012, infatti, nei mesi scorsi Investindustrial ha infatti preso il controllo di Flos, noto marchio del design e dell’illuminotecnica da casa (si veda altro articolo di BeBeez), e il gruppo di autonoleggio spagnolo low cost Goldcar (si veda altro articolo di BeBeez).
La partita Carige. Da mesi voci insistenti indicano il finanziere italiano, tramite Investindustrial, come il possibile cavaliere bianco che correrà in salvataggio della banca ligure. Ma ogni progetto è congelato in attesa di capire cosa intende fare la Fondazione, dal momento che Bonomi si muoverà soltanto in accordo con l’attuale azionista dell’istituto genovese. Certo è che al mercato l’ipotesi piace: nell’ultima settimana il titolosi è apprezzato del 24,11% per chiudere venerdì 9 gennaio a 0,0695 euro per azione.
Come spiegato da MF-Milano Finanza lo scorso 8 gennaio, ufficialmente a Genova la trattativa non è ancora partita, ma è chiaro che per banca e Fondazione (oggi azionista di riferimento al 19%) il tempo stringe. Dopo che mercoledì 4 febbraio il direttivo della Bce avrà licenziato il capital plan, inizierà infatti il conto alla rovescia per l’aumento di capitale da 650-700 milioni che sarà presumibilmente lanciato nella prima finestra temporale disponibile, quella di primavera, come dovrebbe fare anche il Monte dei Paschi.
Al momento la palla è in mano alla Fondazione, autorizzata dal Tesoro a cedere un altro 7% dopo le dismissioni compiute in primavera (le due compagnie di assicurazioni cedute ad Apollo Management, si veda altro articolo di BeBeez). Agli attuali prezzi di mercato la quota vale poco più di 43 milioni e potrebbe depauperarsi ulteriormente nelle prossime settimane per il clima di profonda incertezza che regna sul mercato.
Una vendita ai blocchi potrebbe incorporare un esiguo premio, ma comporterebbe anche una frammentazione eccessiva della quota, impedendo la creazione di un nocciolo duro di azionisti.La Fondazione (assistita dall’advisor Banca Imi) punterebbe dunque a dar vita a una sorta di patto di sindacato analogo a quello creato nel Montepaschi per permettere all’Ente di mantenere la presa sulla banca e di stabilizzare la governance al fianco di un socio di lungo periodo. Ecco perché un accordo con Bonomi sembrerebbe la soluzione ideale sotto il profilo industriale e politico. In prima battuta l’imprenditore milanese potrebbe rilevare il 7% dall’Ente, per poi acquisire un ulteriore 15-18% in sede di aumento di capitale, rastrellando i diritti inoptati come accaduto nel 2011 alla Bpm.
Complessivamente l’investimento potrebbe insomma superare il centinaio di milioni. In ogni caso la partecipazione non dovrebbe superare il 25%, cioè la nuova soglia di opa fissata dal decreto competitività per le società quotate di maggiori dimensioni.Resta poi da capire se l’aumento di capitale stabilizzerà definitivamente gli assetti di controllo di Carige. Il mercato per esempio fiuta da tempo l’ipotesi di un’integrazione con un’altra banca per dare vita a un polo di dimensioni nazionali. In pole position ci sarebbe proprio Bpm, ma circola anche l’ipotesi di un asse Torino-Genova.
Secondo quanto riferito da MF-Milano Finanza giovedì 9 e sabato 10 gennaio, infatti, la Compagnia di San Paolo, l’ente torinese, primo azionista di Intesa Sanpaolo con il 9,8%, potrebbe trasformare quella che è un progetto di alleanza per un programma di erogazioni nell’area ligure in qualcosa di molto di più.cioé in un ingresso della Compagnia nell’azionariato dell’ente ligure.Quanto ha fruttato Bpm.
A proposito di Banca Popolare di Milano, nel dicembre 2013 Investindustrial ha liquidato l’intera posizione. Non è dato sapere con quale plusvalenza il fondo abbia chiuso la partita, perché gli acquisti sono stati fatti in una ventina di tranche in momenti diversi, ma dal bilancio 2013 della Investimenti Strategici Milanesi srl, il veicolo che aveva in portafoglio la partecipazione iin Bpm, si apprende che il 5 febbraio 2014 l’assemblea ha deliberato la distribuzione ai soci dell’intera riserva straordinaria pari a 104 milioni di euro, vista l’entità della liquidità disponibile, 128 milioni di euro, dopo la cessione delle partecipazioni.
I progetti per Aston Martin. Tra gli altri investimenti allo studio di Investindustrial, c’è la capitalizzazione di Aston Martin. Investindustrial aveva acquisito il 37,5% del gruppo automobilistico britannico nel dicembre 2012, affiancandosi al socio kuwaitiano Investment Dar (Tid), con possibilità di salire fino al 50% entro i successivi cinque anni, in seguito ad aumenti di capitale fino a 80 milioni di sterline per finanziare il piano di investimenti. Lo scorso marzo Aston Martin ha collocato un bond subordinato da 170 milioni di dollari per finanziare lo sviluppo della gamma di produzione esistente, ma ora gli azionisti stanno ragionando su come finanziare i nuovi progetti, che includono quello di un suv. Sul piatto ci sono le ipotesi di un aumento di capitale come anche dell’emissione di un nuovo bond. In ogni caso si parla di una cifra tra i 100 e i 150 milioni di sterline.
Disinvestimenti in vista. Negli ultimi sei mesi, per contro, non ci sono state cessioni. Le società in predicato di uscire dal portafoglio di Investindustrial, al momento sono almeno tre: Stroili Oro, Aeb e Cogetch. L’ipotesi di cessione di quest’ultima (si veda altro articolo di BeBeez), partecipata congiuntamente con Orlando Italy, è però al momento congelata in attesa che si chiarisca il quadro regolamentare e normativo nel comparto giochi e lotterie.
Più avanzate sono le trattative per Stroili Oro, catena di gioiellerie che Investindustrial controlla affiancato da Intesa Sanpaolo, 21 Investimenti, Wise sgr, Ergon Capital, L Capital, il finanziere Francesco Micheli e la famiglia De Nora. Lo scorso novembre il fondo Emerisque aveva spuntato un’esclusiva, mettendo così alla finestra il fondo Clessidra e i russi di Vtb, che sino all’ultimo erano rimasti in pista. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, le trattative hanno subito un rallentamento in attesa di vedere come sarebbe andata la campagna vendite natalizia.
Quanto ad Aeb, la società produttrice di additivi per vino, Bonomi sta trattando la vendita dell’intera partecipazione oppure l’ingresso nel capitale di un altro socio.
Già 1 miliardo agli investitori. Tra novembre 2013 e giugno 2014 Investindustrial ha però già retrocesso 1 miliardo di euro agli investitori a seguito di cessioni e operazioni di rifinanziamento Il conto era già stato anticipato da MF-Milano Finanza lo scorso 30 marzo 2014 (si veda altro articolo di BeBeez), quando già era in previsione l’ipo della spagnola Applus, leader nei test e certificazioni industriali, controllata da Carlyle e partecipata al 5% da Investindustrial. Applus è stata poi collocata sul mercato a maggio, per una raccolta di 1,1 miliardi di euro di cui 800 milioni dalle azioni in portafoglio ai fondi e il resto dall’aumento di capitale.
Il miliardo di cui sopra deriva più in dettaglio dalla somma di quanto incassato a partire dal novembre 2013, quando Investindustrial ha ceduto a Kkr il 49,9% del maxi-parco di divertimenti spagnolo PortAventura, dopo essere salito al 100% del gruppo solo un anno prima. A quel tempo aveva comprato il 50% di PortAventura che ancora non possedeva da La Caixa per 105 milioni di euro sulla base di una valutazione dell’intero gruppo, compreso il debito, di 439 milioni. Contestualmente alla cessione della quota a Kkr, PortAventura ha anche collocato bond in due tranche per un totale di 420 milioni di euro. Secondo quanto riferito da Moody’s l’incasso dell’emissione è servito a rifinanziare il debito esistente e pagare un dividendo straordinario da 150 milioni di euro agli azionisti.
Ma l’incasso più importante è arrivato lo scorso marzo, con la cessione del gruppo di elisoccorso Avincis, anche in questo caso in partnership con Kkr al 49,9%, alla britannica Babcock International Group (si veda altro articolo di BeBeez). Avincis è stata valutata 1,1 miliardi di euro (920 milioni di sterline) in termini di equity e 2 miliardi di euro (1,7 miliardi di sterline) in termini di enterprise value, cioè 14 volte l’ebitda del 2013.
La campagna di Francia degli ultimi mesi, invece, non frutterà nulla a Investindustrial, perché le azioni Club Med in portafoglio al fondo tramite il veicolo Global Resorts sono quelle che erano state acquistate a 23 euro per azione dai due fondi hedge Tyrus Capital Sam e Boussard&Gavaudan con i quali era stato siglato un accordo che prevedeva che, in caso di ulteriori rilanci, Global Resorts avrebbe girato la differenza di prezzo ai fondi.
Per contro, Strategic Holdings, il veicolo di investimento di BI-Invest, holding della famiglia Bonomi, porterà a casa una piccola plusvalenza, nell’ordine dei 5-10 milioni di euro. Strategic Holdings, infatti, controlla poco meno del 10% del capitale del gruppo turistico francese, consegnando le azioni all’opa dei cinesi di Fosun a 24,6 euro per azione porterà infatti a casa poco più di 20 milioni di euro, con un guadagno del 23% rispetto a un prezzo medio di carico inferiore ai 19 euro. Da questa cifra però vanno dedotte le spese sostenute in questi mesi per consulenze finanziarie e legali, che sono state di poco inferiori a 20 milioni.