Unicredit ha strutturato la prima operazione in Italia di “Bank Payment Obligation” (BPO), che è anche una delle prime di questo tipo in Europa. Lo scrive oggi MF-Milano Finanza, a cui Claudio Camozzo, co-responsabile del global transaction banking di Unicredit, ha spiegato che «la Bpo è “un nuovo strumento di regolamento del commercio internazionale, che si colloca fra l’open account (bonifico) e il credito documentario ed è nato per mitigare il rischio di mancato pagamento e agevolare il finanziamento o lo smobilizzo del credito commerciale. Rispetto al credito documentario è più agevole e meno costoso”.
Camozzo è anche membro del board di SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication), il principale fornitore mondiale di servizi di comunicazione e networking interbancari, che n collaborazione con la Banking Commission dell’International Chamber of Commerce (ICC) ha appunto strudiato la struttura della BPO e l’ha lanciata a livello internazionale come nuovo standard di strumento di pagamento di trade finance (scarica qui la presentazione preparata da SWIFT e quella di ICC Italia).
A fare da test in Italia è stata Spig spa, società di Arona (Novara) controllata dalla famiglia Mosiewicz e partecipata al 30% dal fondo di private equity di Ambienta sgr, che nel 2010 vi aveva investito 30 milioni di euro (scarica qui il comunicato stampa di allora). La società è specializzata nella produzione di sistemi industriali di raffreddamento e l’operazione ha riguardato una transazione commerciale tra Spig e un suo fornitore tedesco, cliente di Unicredit Bank.
Spig ha chiuso il 2013 con un fatturato di circa 140 milioni di euro e a fine 2014 ha toccato il record storico di ordini a quota 170 milioni. Circa un anno fa Ambienta aveva avviato un processo di vendita della quota azionaria che poi non è andato a buon fine e ha deciso quindi di investire ulteriormente nella società, nominando come nuovo amministratore delegato Franco Racheli.
La BPO è un impegno irrevocabile e autonomo assunto da una banca, generalmente quella di riferimento di un importatore, a pagare un determinato importo all’istituto di credito dell’esportatore in relazione a una transazione commerciale. Tale impegno viene assunto quindi dalla banca che emette la BPO su richiesta dell’importatore e comunicato, tramite la piattaforma digitale di SWIFT, T.S.U. (Trade Services Utility), alla banca dell’esportatore.
La BPO, così come la lettera di credito, è poi scontabile dall’esportatore presso la sua banca. Così, se la BPO prevede un pagamento posticipato, l’esportatore può comunque incassare subito il credito, cedendo la Bpo alla sua banca, che aspetterà il pagamento dall’istituto della controparte, che in ultima istanza garantisce il credito (scarica qui la presentazione dei primi case history in Europa).
Ha aggiunto Camozzo: “Non ritengo che la BPO potrà sostituire il credito documentario in relazione a transazioni con controparti di Paesi emergenti con complesse normative oppure con elevato rischio politico e di credito. Rispetto al bonifico, potrà piuttosto offrire una maggiore sicurezza e flessibilitá di cassa. Facilitati dalla nostra presenza internazionale in Europa, intendiamo proporre lo strumento a tutta la nostra clientela che lavora con l’estero”.