“A differenza delle banche, quando i factor analizzano una società per concedere credito, si concentra sui clienti e sui fornitori di quella società e assegna quindi grande importanza al monitoraggio della filiera produttiva in cui si trova. Queste informazioni sono vitali e non si trovano nei bilanci”. Lo ha detto ieri Rony Hamaui, presidente di Assifact, l’Associazione italiana delle società di factoring, in occasione della presentazione dei dati del settore relativi al 2014.
Per questo il factoring ha lavorato molto bene anche in un momento in cui le banche avevano invece tirato i remi in barca. “Il factoring va in controtendenza e mentre nel 2014 il credito bancario alle imprese è diminuito, l’attività di acquisto di crediti da parte delle società di factoring è cresciuta”, ha commentato infatti segretario generale di Assifact, Alessandro Carretta, docente a Roma Vergata.
In termini di turnover, cioè di crediti acquistati nel corso dell’anno, le associate ad Assifact hanno raggiunto quota 177,5 miliardi di euro (+2,8% dal 2013), di cui un quinto relativo a operazioni su crediti all’export, mentre in termini di stock a fine anno si era raggiunta quota 55,8 miliardi (+0,48%).
Quanto alla classifica per turnover delle società, in cima c’è Mediocredito Italiano (gruppo Intesa Sanpaolo) con 53,4 miliardi di euro, seguita da Unicredit Factoring con oltre 31 miliardi e da Ifitalia con 28,9 miliardi. A grande distanza seguono, poi, Factorit (9,3 miliardi), Banca Ifis (8,4), Ubi Factor (7,7).
Per quest’anno le previsioni sono di crescita ulteriore del business dei factor con un +3,36% per il turnover e un +2,28% per lo stock. Le previsioni di crescita si fondano sul trend di miglioramento nei tempi di pagamento dei debiti commerciali: i dati Intrum Justitia evidenziano infatti un leggero accorciamento della durata effettiva media dei pagamenti dei crediti commerciali tra imprese in Italia, da 96 a 94 giorni (contro una media europea che resta però di 47 giorni (83 in Spagna e Portogallo, 54 in Francia, 42 nel Regno Unito e
soltanto 34 in Germania) e una riduzione del ritardo medio, da 31 a 29 giorni.
E anche il ritardo medio dei pagamenti della Pubblica Amministrazione è sceso (da 90 a 85 giorni), sebbene i tempi di pagamento restino molto alti: 165 giorni contro una media europea di 58 (154 giorni in Spagna, 129 in Portogallo, 59 in Francia, 40 nel Regno Unito e 35 in Germania). Un dato importante, se si pensa che al 31 dicembre 2014 il 29% del portafoglio complessivo dei crediti in essere delle società di factoring, cioé 14 miliardi di euro, era rappresentato da crediti verso la PA e che “solo” il 33,2% di quei crediti erano scaduti contro il 60% di crediti scaduti che erano in portafoglio ai factor a fine 2011.
Un risultato che Assifact si spiega con il fatto che gliultimi provvedimenti del Governo hanno effettivamente avuto dei risultati su questo fronte: per il pagamento dei crediti delle imprese verso la PA sono stati stanziati, tra il 2013 e il 2014, 57 miliardi di euro. Al 30 gennaio 2015 erano stati resi disponibili agli enti pubblici debitori 42,8 miliardi di euro e risultavano effettivamente pagati crediti per 36,5 miliardi.
Detto questo, il problema dei ritardi dei pagamenti dei crediti verso la PA non è ancora risolto. E Assifact ha annunciato che proporrà al Governo di predisporre una sorta di Testo Unico delle norme sulla cessione del credito nella PA, che sono oggi svariate e non sempre tra loro coordinate, con il risultato di rendere particolarmente complicata la gestione delle procedure. Un esempio per tutti? A seconda delle amministrazioni, si va da 7 a 45 giorni per comunicare alle imprese creditrici se si accetta la cessione del credito a terzi.
Sul fronte del factoring tra imprese, invece, Assifact ha un’altra proposta da sottoporre al Goveno e cioé quella di rivedere la legge 52 sulla cessione di crediti di imprese, che risale al 1991. A oggi, infatti, a differenza di quanto accade in altri Paesi europei, nel caso di default del cedente il giudice è titolato a revocare il credito, ceduto anche nella forma pro-soluto, il che ovviamente mette i factor nella condizione di non lavorare con le aziende in tensione finanziaria, proprio per evitare un domani di imbattersi in una revocatoria, nel caso in cui queste aziende dovessero entrare in procedura fallimentare,
Un altro provvedimento da modificare è invece quello del cosiddetto “split payment”, Introdotto dalla Legge di Stabilità come misura anti-evasione, ed entrato in vigore dal primo gennaio 2015. il sistema prevede che la Pubblica Amministrazione paghi al fornitore solo l’imponibile esposto in fattura e versi l’Iva direttamente all’Erario. In questo modo, hanno sostenuto i rappresentanti di Assifact, per le imprese si altera il meccanismo della compensazione dei crediti e debiti Iva e si producono sia effetti pesanti sulla liquidità, sia ulteriore burocrazia e allungamento dei tempi di attesa per accedere ai rimborsi prioritari dei crediti di imposta.
Per le società di factoring, per contro, questa norma rappresenta un ulteriore ampliamento del business, perché ciò significa che molte più aziende avranno necessità di smobilizzare i crediti Iva. E già sta accadendo. “Se prima noi factor lavoravamo sui crediti Iva annuali, siamo poi passati a lavorare sull’Iva trimestrale e adesso ci stiamo attrezzando per smobilizzare i crediti mensili”, ha concluso Hamaui.
Detto questo, il fatto che sul mercato ci sia grande liquidità e che quindi le imprese soffrano meno di questi ritardi non frena l’azione di Assifact, che anzi ha annunciato ieri che proporrà al Governo a breve un paio di richieste urgenti per rendere più fluido il mercato.