Potrebbero esserci presto buone notizie sul fronte fiscale in relazione alla gestione delle crisi d’impresa. La Corte di Cassazione, infatti, potrebbe rivedere la sua posizione sul trattamento dei debiti Iva e delle ritenute. Lo scrive oggi MF-Milano Finanza, che precisa che non c’è ancora nulla di deciso, ma che almeno si sa che il tema sarà dibattuto a breve dalle Sezioni Riunite della Corte.
«Due giorni fa in occasione del dibattimento su una causa (Manfrone contro Agenzia delle Entrate, ndr), i giudici hanno deciso di sospenderla sino al pronunciamento delle Sezioni Riunite della Corte sul caso di una società, la S. Stefano Immobiliare, per la quale si è verificata una analoga situazione e segnatamente una contestazione circa lo stralcio di un debito fiscale per Iva, che, in base alla giurisprudenza attuale, andrebbe soddisfatto in toto», ha spiegato a MF-Milano Finanza Giulio Andreani, senior advisor del dipartimento tax di DLA Piper, che ha aggiunto: «La Corte di Cassazione, infatti, negli ultimi anni si è pronunciata più volte sul tema dell’obbligatorietà di pagamento integrale dell’Iva e l’anno scorso lo ha fatto anche la Corte Costituzionale. Entrambe le Corti sostengono che i debiti per Iva e ritenute non possono essere mai oggetto di stralcio, neppure nei casi di crisi d’impresa, essendo al massimo possibile dilazionarne il pagamento nel tempo».
Una posizione, questa, che a volte risulta a pieno svantaggio dello stesso Fisco. Se, infatti, un’azienda ha un importante debito fiscale che non può pagare e l’obbligo di pagamento integrale dell’Iva mina il risanamento e la possibilità di trovare un accordo con gli altri creditori, l’azienda fallisce e il Fisco alla fine incassa meno di quanto non avrebbe ricevuto accettando lo stralcio propostogli.
Un ultimo appunto. Tra pochi mesi dovrebbe anche arrivare il pronunciamento sul tema da parte della Corte di Giustizia Ue, a seguito di una richiesta di chiarimento avanzata da parte del Tribunale di Udine lo scorso 28 novembre.
«La Corte di Cassazione e la Corte Costituzionale, infatti, hanno sempre sostenuto che l’obbligo di pagamento integrale dell’Iva deriva anche dalla sua natura comunitaria e che in base a principi e norme della Ue il Fisco non potrebbe rinunciare a riscuotere integralmente questo tributo. Il Tribunale di Udine ha chiesto alla Corte di Giustizia Ue, se contrasta con tali principi e tali norme una proposta di risanamento di un’impresa in crisi che preveda la falcidia dell’Iva», ha concluso Andreani.