Dual track anche per Technogym. Il gruppo produttore di attrezzature da fitness che sta preparando lo sbarco a Piazza Affari, avrebbe iniziato seriamente a prendere inconsiderazione anche le avance di fondi di private equity. E questo perché il socio di minoranza Arles Capital Partners (nato dallo spin off dell’ex management team di Candover Capital Partners) avrebbe necessità di disinvestire entro fine giugno.
Lo ha scritto ieri Il Sole 24 Ore, precisando che il fondo di private equity (ex Candover) avrebbe a suo favore una clausola dei patti parasociali che prevede appunto l’obbligo di disinvestimento entro giugno 2016. E visto il terremoto sui mercati finanziari da inizio anno, ovviamente l’ipotesi di una ipo diventa molto complicata. Da qui, appunto, l’idea di guardarsi attorno e cercare una soluzione alternativa.
I primi nomi che sono circolati come interessati al dossier sono quelli dello svedese Eqt e del fondo sovrano di Singapore Temasek, ma certamente un dossier simile interessa a tutti i principali private equity italiani e internazionali. Technogym, infatti, è un gruppo molto redditizio, con un brand globale.
Candover Investments plc (la holding quotata al London Stock Exchange che è investita nei fondi Arles) e il fondo Arles detengono insieme il 40% del capitale di Technogym, mentre il restante 60% è nelle mani del fondatore Nerio Alessandri. I fondi Candover avevano investito in Technogym nell’agosto 2008 sulla base di una valutazione della società di un miliardo di euro cioé 15 volte l’ebitda del 2007, quando Technogym aveva fatturato 385 milioni con un ebitda di 68,4 milioni.
Nel 2014 Technogym ha chiuso l’esercizio con un fatturato di 466 milioni di euro (+13% sul 2013) e un ebitda di 64,8 (+77%). La posizione finanziaria netta si era attestata a 57,2 milioni, migliorata rispetto agli 87 milioni del 2013. Sulla base di quanto appostato nella semestrale da Candover Investments plc (per la sua quota del gruppo posseduta direttamente, Technogym vale poco meno di un miliardo di euro, debito compreso cioé 14 volte l’ebitda del 2014 (si veda altro articolo di BeBeez),