La finanza alternativa, intesa come piattaforme online, sta diventando una vera fonte di finanziamento alternativa delle piccole e medie imprese con un picco nel Regno Unito, in cui oltre il 10% delle pmi si finanzia con in questo modo. E la percentuale è in rapida crescita. E’ una delle conclusioni del primo rapporto “The Current state of Crowdfunding” appena pubblicato da Crowdfunding Hub, il neonato centro di competenza europeo per la finanza alternativa e partecipativa. Lo segnala Crowdfundingbuzz.
Il rapporto ha riunito 27 esperti nazionali in tutta Europa, e ha esaminato i regolamenti, le dimensioni del settore e la posizione del governo e del settore bancario. Lo studio prende in considerazione le piattaforme di lending Peer-2-Peer business e consumer, quelle di donation, di reward e di equity crowdfunding e fornisce approfondimenti sullo stato attuale del settore, utilizzando un indice, “Alternative Finance Maturity Index” basato su 15 aree chiave di ricerca. Alessandro Lerro di Lerro&Partners e Crowd Advisors, nonchè presidente di AIEC (l’Associazione italiana delle piattaforme di equity crowdfunding), ha redatto il capitolo sull’Italia.
In quasi tutti i Paesi europei i volumi sono rapidamente in aumento, ma rimangono grandi differenze tra i paesi. Il Regno Unito si conferma quello più maturo sia per quanto riguarda i volumi che come ecosistema. Paesi come Olanda, Francia, Spagna, Germania, Estonia e Austria hanno volumi inferiori rispetto al Regno Unito, tuttavia lo sviluppo dell’ecosistema in ciascuno di essi ha il potenziale per rendere il mercato della finanza alternativa particolarmente forte e significativo nell’arco dei prossimi due anni.
Tra gli altri aspetti emersi dalla ricerca, ci sono i seguenti:
- ·Il valore di norme e agevolazioni fiscali. Un atteggiamento positivo da parte del governo, che favorisca una regolazione evoluta ed esenzioni fiscali, è correlato ad alti volumi nel settore. Il Regno Unito ne è il miglior esempio. Solo in pochi casi i bassi volumi di alcuni paesi non sono legati a questioni normative ma a causa di altri motivi, ad esempio la disposizione al crowdfunding è bassa in quanto il pubblico non è abituato ai pagamenti on-line.
- ·Esigenza di trasparenza e tassonomie comuni. Vi è necessità urgente di una maggiore trasparenza e indipendenza sui dati aggregati e di definire una chiara tassonomia europea. Nella maggior parte dei paesi non ci sono dati disponibili sui volumi complessivi del settore. Se vengono forniti dati a livello aggregato, vi è un crescente disaccordo sui volumi precisi e sulle definizioni da utilizzare. Organizzazioni indipendenti, come le istituzioni di regolamentazione, possono contribuire in modo significativo nel rispondere a questo problema.
- ·Correlazione positiva tra normativa e crescita. I volumi continueranno a crescere con tassi elevati e le differenze tra i paesi diminuiranno a causa delle nuove normativa sul crowdfunding. In molti paesi una normativa sul crowdfunding è entrata in vigore di recente (o entrerà in vigore quest’anno). L’obiettivo è di rimuovere le barriere che derivano da norme esistenti e di promuovere l’accesso ai finanziamenti per le PMI e le start-up.
- ·Attività cross-border. Nelle piattaforme di successo c’è un elevato livello di attività cross-border. Molte piattaforme che hanno avuto successo sono presenti anche nei paesi vicini. Se non ci sono barriere linguistiche, il livello di attività cross-border aumenta, a riprova del fatto che per sua natura il crowdfunding non è vincolato a confini geografici.
- ·Ottimismo sul potenziale della finanza alternativa. Sebbene inizialmente veniva liquidata come una semplice tendenza marginale presa in considerazione solo da pochi pionieri, oggi l’interesse è sempre più diffuso in tutti i livelli della società. Nel Regno Unito l’industria del crowdfunding fornisce già una valida alternativa alla finanza tradizionale e rappresenta oltre il 10% dei finanziamenti per alle PMI. Le istituzioni finanziarie svolgono un ruolo crescente nel fornire capitali da investire