Il 94% degli investitori internazionali interpellati da Preqin a fine 2015 (si veda altro articolo di BeBeez) aveva affermato che l’anno scorso la performance del loro portafoglio di private equity aveva raggiunto o addirittura superato le loro aspettative. E infatti il 51% degli investitori aveva anticipato che nel primo semestre 2016 avrebbe sottoscritto ulteriori nuovi impegni in private equity.
Secondo una nuova ricerca di State Street, condotta da Citigate Dewe Rogerson utilizzando lo stesso database di Preqin, su 118 investitori istituzionali a livello globale interpellati a fine dicembre 2015, quasi i due terzi (il 59%) hanno dichiarato che aumenteranno la loro esposizione al private equity nei prossimi cinque anni, mentre solo il 15% sostiene che probabilmente la diminuirà nello stesso arco di tempo.
Tuttavia, qualora il settore del private equity non riuscisse a soddisfare la richiesta di maggior trasparenza da parte degli investitori, circa un terzo di questi (il 28%) sostiene di voler ridurre in certa misura le propria esposizione a questa asset class e un ulteriore 8% dichiara che la ridurrebbe in maniera significativa.
Il 70% degli investitori cita infatti l’illiquidità come il più grande ostacolo all’aumento dei livelli di esposizione diretta ai fondi di private equity, seguita dalla mancanza di trasparenza degli investimenti (38% degli intervistati), di competenze interne (29%) e di regolamentazione (24%).
Quasi tre quarti degli investitori (il 70%) richiedono maggiori livelli di trasparenza da parte dei gestori di private equity in merito alle performance delle attività sottostanti a ciascun portafoglio. Quasi la metà degli intervistati (46%) è alla ricerca di una lettura più attenta dell’esposizione ai rischi, dei valori netti degli asset patrimoniali (32%) e dei flussi di cassa del fondo (23%).
Secondo la ricerca di State Street, l’83% degli intervistati si aspetta una crescita della domanda degli investitori per una maggiore trasparenza sui dati relativi a rischi e performance, mentre di questi quasi la metà (47%) si attende un aumento significativo.
“Sia gli investitori istituzionali sia i gestori richiedono migliori soluzioni per la gestione dei dati che dimostrino l’aumento dei livelli di trasparenza delle attività sottostanti e dell’esposizione al rischio. Risulta molto evidente dalla nostra ricerca che la mancanza di livelli adeguati di trasparenza accresce il rischio che gli investitori istituzionali sottraggano risorse agli investimenti nel private equity”, sostiene JR Lowry, Responsabile di State Street Global Exchange per l’area EMEA.
Proprio per venire incontro a questo tipo di richiesta, lo scorso settembre State Street ha annunciato il lancio dello State Street Liquid Private Equity Investable Index, una nuova soluzione che offre accesso al settore del private equity, primo di una serie di indici che potranno essere utilizzati dagli investitori per orientare i loro processi di investimento nel settore.
“Gli investitori sono estremamente consapevoli della necessità di diversificare i loro portafogli per ottenere rendimenti, come evidenziato dalla spinta verso gli alternativi a cui stiamo assistendo”, ha spiegato Lowry, aggiungendo: “Alcuni di questi preferiranno un flusso di rendimenti liquidi simile al private equity che soddisfi le loro esigenze di asset allocation, senza i tradizionali ostacoli legati a illiquidità, mancanza di trasparenza degli investimenti e livelli elevati di investimento minimo”.