Le imprese italiane restano ancora per la maggior parte vulnerabili o a rischio, ma il numero di società che nell’ultimo anno ha migliorato il proprio merito di credito sta aumentando sensibilmente, tanto da battere in maniera evidente il numero di quelle che invece hanno peggiorato il loro profilo di rischio. . È la prima volta dal 2011. Lo ha calcolato Cerved Group in un report anticipato oggi da MF Milano Finanza (scarica qui il report).
Più nel dettaglio il 51% delle pmi di un campione di 524 mila società di capitale osservate lo scorso aprile in confronto all’aprile 2015 viene classificata come vulnerabile (35,3%) o a rischio (16,3%). La classifica è stata stipulata utilizzando il Cerved Group Score, un indice di valutazione sintetica del rischio di credito basata su un’ampia gamma di informazioni sull’impresa e sul mercato in cui opera.
Tuttavia, si diceva. i dati indicano che, tra aprile 2015 e aprile 2016, 150 mila società hanno migliorato il proprio CGS di almeno una classe, superando il numero di imprese che invece lo hanno peggiorato (137 mila). È il primo scarto positivo dopo 5 anni, in cui il numero di downgrade ha sistematicamente superato il numero di upgrade.
A guidare il trend positivo sono le pmi, in cui quasi 3 imprese su 10 hanno migliorato la loro valutazione di rischio (41 mila), contro il 26% che invece l’hanno peggiorata (36,5 mila). I movimenti osservati hanno contribuito a polarizzare il profilo di rischio delle imprese italiane, con una maggiore presenza delle società nelle ‘code’, ossia nelle classi più sicure e in quelle più rischiose: rispetto ad aprile dello scorso anno, sono 5 mila in più le imprese ‘sicure’ (66,5 mila) e 3,4 mila in più quelle ‘rischiose’ (85 mila).
Si conferma quindi un tessuto economico a due velocità: da una parte le imprese colpite dalla crisi, che non riescono a recuperare terreno e continuano a peggiorare la loro situazione; dall’altra, imprese che hanno intrapreso un percorso virtuoso e che si rafforzano.
Con la ripresa dell’attività economica, le 524 mila società analizzate hanno aumentato i propri debiti finanziari da 985 a 1.030 miliardi di euro. L’incremento ha riguardato tutte le fasce dimensionali, ma mentre tra le microimprese l’ammontare di debiti finanziari si è spostato dalle fasce più a rischio alle fasce più sicure, altrettanto non è successo tra le pmi e soprattutto tra le imprese maggiori. Ne consegue un aumento di debiti finanziari di 15 miliardi nelle imprese a più alto rischio di insolvenza, mentre l’ammontare si è ridotto di 13 miliardi nell’area di sicurezza: complessivamente, lo stock di debiti finanziari detenuti da società rischiose ammonta a 215 miliardi di euro.