Ver Capital sgr lancerà a breve un fondo di private equity di grande dimensioni specializzato in debito distressed di aziende italiane, con singoli investimenti che potranno arrivare anche a 100 milioni di euro ciascuno. Lo scrive oggi MF Milano Finanza, precisando che l’sgr fondata da Andrea Pescatori siglerà infatti a breve un accordo con un grande asset manager Usa che finanzierà la nuova iniziativa.
Il nuovo fondo di Ver Capital siglerà accordi con le banche finanziatrici delle aziende target via via che si presenteranno le opportunità di investimento e sceglierà ogni volta la struttura migliore da adottare per l’operazione. In ogni caso l’idea è che la nuova finanza sarà “super senior” ai fini della remunerazione rispetto al debito bancario, con quest’ultimo che potrebbe essere anche solo rinegoziato senza creare perdite per le banche.
Ver Capital ha annunciato nei giorni scorsi il primo closing del suo nuovo fondo di private debt dedicato alle medie imprese italiane (si veda altro articolo di BeBeez). L’sgr completa così l’intero spettro degli investimenti nel segmento corporate debt europeo. L’sgr è infatti una società di gestione indipendente, focalizzata unicamente sul mercato del corporate credit europeo, nella forma di corporate bond e loan, private debt, mezzanine finance e special situation. Ver Capital opera con il proprio team di gestori specializzati attraverso una piattaforma di fondi aperti e una di fondi chiusi.
La struttua che Ver Capital adotterà sul fronte degli investimenti in crediti deteriorati verso aziende in crisi sarà quindi ancora diversa rispetto a quelle che sinora sono state adottati dai concorrenti, anche se prediligerà come la maggior parte dei colleghi l’approccio cosiddetto DIP financing (“debtor in possession”), tecnica ormai consolidata in Usa e prevede che gli investitori mettano a disposizione dell’azienda i mezzi finanziari e le expertise manageriali necessarie all’esecuzione di un nuovo piano industriale e ne assumano la governance. Da parte loro le banche concorrono all’operazione di salvataggio consolidando il proprio indebitamento, a volte convertendone una parte a incremento del patrimonio netto, accettando quindi di condividere il progetto di rilancio e la successiva valorizzazione dell’azienda per recuperare il credito.
Tornando al panorama degli operatori attivi in Italia nel settore dei crediti deteriorati verso corporate e ristrutturazione aziendali, ci sono due fondi specializzati nell’acquisizione di crediti deteriorati dalle banche e successiva immissione di nuova finanza per il rilancio con entrambi i fondi che hanno iniziato a operare solo dopo aver stretto accordi-quadro con alcune banche. Si tratta di Pillarstone Italy, finanziato da Kkr; e Idea Credit Recovery, gestito da Idea Capital Funds sgr e finanziato da Bayside Capital (gruppo Hig Capital).
Il modo di operare dei due fondi è però diverso. Pillarstone acquista e cartolarizza dalle banche ciascun singolo credito verso le singole aziende e le banche che riacquistano la tranche senior dei titoli della cartolarizzazione mentre Pillarstone a sua volta investe nuova finanza che è super senior nella scala di remunerazione del capitale rispetto a quella delle banche e con le banche che a loro volta partecipano in piccola quota all’eventuale rivalutazione della società target. La struttura studiata da Pillarstone non prevede la cosiddetta derecognition dei crediti per i bilanci delle banche, proprio perché gli istituti finanziatori si riportano a casa, a fronte di ciascuna cessione di un credito, un titolo cartolarizzato relativo a quello stesso credito corporate, ma meno rischioso dell’esposizione originaria in quanto nel frattempo l’azienda debitrice è stata ricapitalizzata da Pillarstone. In questo modo la banca riesce a limitare la svalutazione di quei crediti sui propri libri e in ogni caso una struttura simile permette di essere flessibili in ottica di apertura della piattaforma ad altre banche e ad altri crediti. Inizialmente l’accordo è stato siglato solo con Unicredit e Intesa Sanpaolo in relazione ai crediti verso 5 società per un valore nominale di circa un miliardo di euro (Burgo, Lediberg, Manucor, Alfa Park, e Cuki , si veda qui l’avviso di cessione dei crediti al veicolo di cartolarizzazione Pillarstone Italy Spv srl in Gazzetta Ufficiale), poi si sono aggiunti i crediti verso Sirti, sempre con un accordo con Unicredit e Intesa Sanpaolo, e infine i crediti verso Premuda, con un accordo che si è allargato anche a Banca Carige.
Quanto a Idea Credit Recovery, l’accordo è stato fatto con sette banche (Unicredit, Bnl, BnpParibas, Banca Popolare di Vicenza, Montepaschi, Banca Popolare di Milano e Biverbanca) che si sono accordate per cedere i loro crediti verso otto aziende (Tarketti Sankey, Dynamic Technologies, Cartiere Pigna, Util Industries, Sinterama, Scandolara, Prime holding e Clerprem) a un comparto del fondo (valore complessivo 180 milioni di euro) che li cartolarizza (si veda altro articolo di BeBeez). Le banche in cambio dei crediti incassano quote del fondo che a quel punto rappresenta un pool di crediti e per questo possono godere della derecognition del loro credito ceduto originariamente e avere un vantaggio in termini di capitale di vigilanza accantonato. Il fondo, poi, investirà nuova finanza con il suo comparto equity (80 milioni). Nel caso di accordi con altre banche, verrà poi aperto un nuovo comparto crediti a queste dedicato.
E ci sono poi altri due operatori che lavorano su singoli deal. Da un alto, c’è Oxy Capital, la management company fondata dall’ex McKinsey Stefano Visalli insieme alla portoghese Oxy (a sua volta fondata da un ex Mc Kinsey) che lavora in coinvestimento con l’operatore britannico specializzato in turnaround, Attestor Capital, che, secondo quanto risulta a BeBeez, ha definito un ammontare di 200 milioni di euro da investire in Italia in un paio d’anni. Una volta impiegati questi capitali, Attestor ha già dato la sua disponibilità a investire in Italia altri capitali per raggiungere un target di investimenti complessivo di 500 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).
Dall’altro, c’è Europa Investimenti, specializzata nel rilevare aziende già in procedura fallimentare e partecipata per una minoranza dal newyorkese Avenue Capital, che si è impegnata a coinvestire in Italia sino a 150 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).
In Italia opera anche Orlando Italy, classico fondo di turnaround, che ormai è però totalmente investito. Orlando aveva lanciato la raccolta di un nuovo fondo nella primavera del 2015 con target 150-200 milioni (si veda altro articolo di BeBeez), ma da allora non ha annunciato alcun closing.
E c’è poi Ikf holding, veicolo quotato a Piazza specializzato nel rilevare società da procedure, che ha però chiesto a sua volta il concordato in bianco lo scorso luglio (si veda altro articolo di BeBeez).
Da segnalare che in Italia qualcosa in passato ha fatto anche Oaktree (che per esempio ha ancora in portafoglio Conbipel), ma ora il fondo Usa pare più incline a prendere in considerazione investimenti nel settore finanzario (si veda per esempio Banca Lecchese, comprata da Banca Etruria, quando era già traballante, ma non era ancora stata salvata per decreto dal governo). Un terreno sul quale si trova spesso a competere con Apollo Global Management.