Sta recuperando terreno da un paio di giorni il bond di Trevi Finanziaria da 50 milioni, quotato all’ExtraMot Pro nel luglio 2014, poco prima dell’annuncio nell’agosto dello stesso anno dell’ingresso dell’allora Fondo Strategico Italiano (oggi Cdp Equity) nel capitale del gruppo leader mondiale nell’ingegneria del sottosuolo e attivo anche nel settore delle perforazioni, quotato alla Borsa di Milano.
Le quotazioni del bond a cedola del 5,25% e scadenza luglio 2019 ieri sono risalite a 96,18 dal minimo di 95,7 di martedì 22 novembre. Anche le quotazioni delle azioni a Piazza Affari hanno smesso di crollare e ieri hanno a loro volta chiuso con un +0,18% a 0,8455 euro, aiutate dall’upgrade degli analisti di Mediobanca Securities da underperform a neutral, anche se la banca d’affari, come riferisce milanofinanza.it, ha più di una riserva.
Il crollo delle quotazioni degli ultimi giorni è avvenuto a seguito della presentazione della brutta trimestrale. L’amministratore delegato di Trevi, Stefano Trevisani, aveva spiegato che “la stagnazione del settore Oil &Gas, la scarsa attività commerciale dello scorso anno hanno portato ad una forte riduzione dei ricavi di trimestre in trimestre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e pure rispetto alle previsioni. La divisione Drillmec soffre di una riduzione del 56% nei nove mesi del corrente anno, rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente; la divisione Petreven sopporta una riduzione meno accentuata (-30%), anzi il terzo trimestre segna una ripresa dei ricavi significativa rispetto ai due trimestri precedenti, per un aumento del tasso di utilizzo degli impianti. Pur in presenza di una forte riduzione dei costi fissi, il settore presenta un mol negativo di 11 milioni di euro nel trimestre”.
Glli analisti di Mediobanca spiegano:”Pensiamo che la recente sottoperformance del 40% dell’azione a seguito di un terzo trimestre orribile sia ben giustificata. Sappiamo che la divisione oil&gas attualmente rappresenta un peso notevole per l’utile della società, ma non ci aspettavamo una sottoperformance della divisione delle fondazioni speciali tale da cancellare l’ebitda del gruppo nel trimestre”.
E se il management di Trevi rimane fiducioso nella realizzazione di un debito netto a fine anno ben al di sotto della guidance corrente di 430 milioni di euro, Mediobanca sottolinea che “il rallentamento nel settore oil&gas significa che il leverage ratio del gruppo con ogni probabilità si attesterà tra 6 e 10 volte nel corso dei prossimi due anni, secondo i nostri numeri, un livello che pensiamo sia insostenibile”.
Sul tema Cerved, autore del rating sul titolo, non si è ancora espresso. L’ultimo report pubblicato è dello scorso giugno, quando il rating era di A3.1, corrispondente a quello di una “azienda con fondamentali solidi e una buona capacità di far fronte agli impegni finanziari. Il rischio di credito è basso”.
Gli esperti di Mediobanca credono che ci sia un rischio reale di un aumento di capitale, anche se precisano:”Questo non è il nostro scenario centrale, ancora”. In ogni caso gli analisti hanno ridotto il target price su Trevi del 10% a 0,9 euro, valore pressoché in linea con il prezzo corrente.
Il Fondo Strategico aveva investito in Trevi Finanziaria tramite la controllata FSI Investimenti spa (partecipata al 22.88% dalla Kuwait Investment Authority) e aveva acquistato in aumento di capitale una quota del 16,9% del capitale per 101 milioni di euro, un prezzo fissato a fine luglio 2014, quando il titolo quotava attorno ai 4 euro a Piazza Affari.