Balzo di oltre 3 figure ieri per il bond da 300 milioni di Moby (due tranche, di cui una da 20 milioni circa per gli investitori Usa) quotato alla Borsa del Lussemburgo a scadenza 2023 e cedola 7,75%, che ha superato quota 100 centesimi alla Borsa del Lussemburgo dai 96,34 centesimi di venerdì 8 settembre, per un rendimento del 7,562%, in netto calo dall’8,4%.
A spingere al rialzo le quotazioni, come segnalato oggi da MF Milano Finanza, sono stati i risultati semestrali presentati ieri dal gruppo armatoriale, al quale fa capo anche Tirrenia-Cin e controllato dalla famiglia Onorato, ad analisti e investitori, che sono stati migliori delle attese, grazie a un secondo trimestre molto buono, che ha visto il gruppo generare cassa per ben 105 milioni di euro.
Una cifra, questa che, sommata ai 114,1 milioni a fine marzo (nel primo trimestre era stata bruciata cassa per 47,8 milioni), ha portato la cassa a fine semestre a quota 219,2 milioni. In nessun trimestre, da quando nel 2013 era stato quotato il bond, il gruppo ha generato oltre 100 milioni di euro di cassa come invece è accaduto nel periodo aprile-giugno 2017.
Per gli obbligazionisti si tratta quindi di una notizia molto positiva, soprattutto se si pensa che nel testo della presentazione della trimestrale distribuita agli analisti in occasione della conference call sui dati lo scorso giugno si leggeva che “la società al momento sta valutando un certo numero di opzioni per affrontare la questione dell’attuale indebitamento”.
Come già evidenziato da BeBeez allora, quella frase va letta tenendo presente il fatto che esiste tutta una serie di covenant finanziari sul debito da rispettare, in primo luogo quello che fissa la soglia massima del rapporto tra debito finanziario netto ed ebitda ricorrente. Questo rapporto doveva essere al massimo di 4,5 volte alla fine dello scorso dicembre e la stessa soglia è stata rispettata a fine giugno, ma a fine dicembre 2017 la soglia scenderà a 4 volte.
Il management di Moby ha spiegato a MF Milano Finanza che “l’obiettivo di Moby è rispettare i covenant finanziari anche a fine anno”. C’è da capire se basterà l’ulteriore crescita del business oppure se sarà necessario un intervento diverso, che potrà passare da una rinegoziazione dei covenant, da uno riscadenziamento del debito, da un rifinanziamento del debito a condizioni migliorative o al limite da una riduzione della leva e quindi dall’ingresso di capitali freschi. Tutto è sul tavolo e nulla è ancora deciso.
Il gruppo ha sulle spalle un debito che a fine giugno era sceso a 447,1 milioni da 556,3 milioni, a fronte di ricavi in crescita a 238,8 milioni a fine giugno dai 216,5 milioni del primo semestre 2016 e di un ebitda invece in calo a 25,2 milioni da 29,3 milioni. Tuttavia, il contributo dell’ebitda del secondo trimestre è stato importante, di ben 31 milioni da un ebitda negativo per 5,7 milioni nel primo trimestre 2017 e da 15,1 milioni del secondo trimestre 2016.
L’aumento dell’ebitda è da ascriversi soprattutto ai circa 10 milioni di euro di guadagno ottenuto dalla vendita della nave Dimonios 2016. Nel primo trimestre, infatti, Cin ha esercitato l’opzione per comprare la nave e contemporaneamente ha firmato un accordo vincolante con una controparte estera per la affittarla e successivamente venderla, con la vendita che è avvenuta in giugno. Tuttavia, va segnalato che l’aumento del fatturato nel secondo trimestre è stato seguito da un aumento meno che proporzionale dei costi, a evidenziare quindi una certa maggiore efficienza.