Il Tribunale di Milano ha concesso al Gruppo Waste Italia spa tempo sino al 12 gennaio 2018 per la presentazione di una proposta definitiva di concordato preventivo (con il piano e la documentazione completa di cui ai commi secondo e terzo di tale norma) o di una domanda di omologa di accordi di ristrutturazione dei debiti (si veda qui il comunicato stampa). Lo ha comunicato ieri il gruppo quotato a Piazza Affari e specializzato nel settore ambientale e delle energie rinnovabili , che aveva chiesto l’ammissione alla procedura di concordato in bianco lo scorso 21 agosto (si veda altro articolo di BeBeez).
Il decreto del Tribunale specifica inoltra la nomina un commissario giudiziale nella persona di Stefano Inzoli. Inoltre, allo scadere delle date del 14 ottobre, 13 novembre e 13 dicembre 2017, il gruppo avrà l’obbligo di depositare in cancelleria una situazione finanziaria aggiornata dell’impresa.
Il gruppo aveva già chiesto il concordato in bianco per le sue controllate Waste Italia Holding srl, Waste Italia spa, Sms srl e Faeco srl lo scorso aprile (si veda qui altro articolo di BeBeez).
Il gruppo Waste aveva spiegato allora che il concordato in bianco era l’unica soluzione disponibile per proteggere il patrimonio della società, dopo che Waste Italia aveva ricevuto un avviso di accelerazione del bond da 200 milioni a scadenza novembre 2019 e quotato all’ExtraMot Pro da parte di alcuni detentori delle obbligazioni rappresentanti una quota superiore al 25% a seguito dei mancati pagamenti dei due ultimi coupon e dell’interruzione del tavolo negoziale con il Comitato dei bondholders.
Waste Italia nel maggio 2016 non aveva infatti pagato una prima cedola da 10,5 milioni di euro (il bond paga una cedola semestrale del 10,5% all’anno) e non ha più pagato da allora nessuna cedola. La nota di accelerazione era pervenuta anche e da parte di Bnp Paribas, titolare della revolving credit facility di 15 milioni di euro connessa al bond Waste. A garanzia del bond e della linea revolving Waste Italia Holding e Waste Italia avevano dato in pegno azioni e conti correnti.
Lo scorso 8 agosto il gruppo Waste Italia aveva comunicato (scarica qui il comunicato stampa) che la proposta effettuata dalla controllata Waste Italia ai bondholder e a BnpParibas, così come compresa all’interno del ricorso per l’ammissione alla procedura di concordato preventivo depositata lo scorso 4 agosto, prevede l’emissione di strumenti finanziari partecipativi a favore dei bondholder e di Bnp entro 210 giorni dall’omologazione del concordato Waste Italia per un valore nominale degli strumenti pari al 10% del valore complessivo dei crediti connessi al bond Waste e alla linea revolving, per linea capitale e interessi maturati.
Gli strumenti partecipativi avranno scadenza, e conseguente rimborso del valore nominale associato, entro cinque anni dall’avvenuta omologazione del concordato e, nel caso in cui la società non dovesse essere in grado di liquidarli, i detentori degli stessi si troveranno automaticamente ad avere il possesso della maggioranza delle azioni della società Sostenya Green spa. Quest’ultima, in quanto assuntore, dovrebbe proseguire nell’attività di impresa di Waste Italia spa, da cui ha ricevuto in capo il trasferimento dell’intero patrimonio e delle passività della stessa Waste Italia.
Sostenya Group Plc controlla oggi il 44% del capitale di Waste Italia e a sua volta fa capo per il 44% all’ex presidente Pietro Colucci, mentre il resto del capitale di Waste Italia è controllato per il 22,1% da Synergo sgr e per l’8,9% dal Comune di Settimo Torinese (tramite Azienda Sviluppo Multiservizi spa in liquidazione). Gruppo Waste Italia è il nuovo nome di Kinexia. Il fondo di Synergo sgr era entrato nel capitale di Kinexia nel luglio 2014, in cambio della cessione a Kinexia della sua partecipazione in Waste Italia.
Il gruppo Waste a fine luglio aveva un indebitamento finanziario netto di 296,5 milioni di euro, in aumento dai 282,5 milioni di fine 2016. L’incremento, si legge nell’ultimo comunicato diffuso dal gruppo, ai sensi della Richiesta Consob art 114 TUF, è dovuto soprattutto ai due coupon non pagati nell’esercizio 2016 per 21 milioni di euro e al rateo maturato per interessi fino alla data del 5 aprile 2017 per un importo di 8,16 milioni ( e quindi per complessivi 29,1 milioni).