Tutto il pacchetto dedicato alle nuove modifiche della legge 130 sulle cartolarizzazioni è stato stralciato in blocco dal testo della legge di Bilancio all’esame del Senato. E’ questa la novità dell’ultim’ora, che si evince leggendo il testo che andrà in aula per il voto a partire dalla prossima settimana.
Secondo quanto riferito da MF Milano Finanza lo scorso sabato 2 dicembre, la decisione è stata presa per rendere più veloce il passaggio in aula e quindi per evitare discussioni su temi più sensibili, per i quali non fosse prevista un’ampia maggioranza.
Certo, non è detto che il pacchetto non possa ricomparire alla Camera. Anzi, la Consulta degli Esperti di Maurizio Bernardo, presidente della Commissione Finanze della Camera, sta proprio lavorando in queste ore a una proposta concreta che riassuma i temi principali di possibile miglioramento della normativa, cari agli addetti ai lavori delle cartolarizzazioni e in particolare di chi si occupa di smobilizzo di crediti deteriorati dai bilanci delle banche, ma anche a chi si occupa di finanziamento dello sviluppo delle piccole e medie imprese non quotate.
Certo, di passi negli ultimi anni da un punto di vista normativo ne sono stati fatti e di strumenti a supporto di chi vuole cedere più velocemente crediti deteriorati ce ne sono già, senza parlare di quanto è già stato fatto in tema di minibond e di supporto agli investimenti in startup e pmi innovative. Ma spesso la messa in pratica di queste norme risulta farraginosa e più complicata di quanto si possa immaginare, così quello che serve è una pacchetto di misure che renda più fluido tutto il processo. Ma appunto ora tutto pare bloccato e, con le Camere in via di scioglimento, i tempi perché si trovi un’altra soluzione sono davvero stretti. Oltre al rientro dalla finestra con un emendamento alla Camera, questi temi potrebbero essere inseriti nel Decreto fiscale.
Peraltro lo stesso Alessandro Rivera, responsabile Policy e Regulation del Ministero dell’Economia e delle Finanze, oltre che presidente di Sga, in occasione del suo intervento a Milano alla Inm Investor’s Conference on Italian & European Npls nelle scorse settimane aveva assicurato che il MEF puntava ad aggiornare ulteriormente la legge 130 sulle cartolarizzazioni entro la fine della legislatura e che l’idea era aggiustare ulteriormente la disciplina delle cartolarizzazioni, andando oltre le novità introdotte dalla manovrina dello scorso giugno (si veda altro articolo di BeBeez). Rivera aveva inoltre ricordato anche il recente rinnovo della garanzia pubblica sulle cartolarizzazioni che attende solo il decreto e ha detto che il governo “valuterà ulteriori estensioni dello schema di garanzia pubblica sulle sofferenze oltre la scadenza di settembre 2018. Abbiamo concordato e chiarito con la Commissione la possibilità di estendere lo schema di 12 mesi in 12 mesi finché permarrà un interesse da parte dell’Italia”,
Tra i problemi dell’attuale normativa, c’è per esempio il fatto che non è possibile trasferire gli immobili viziati da irregolarità urbanistiche e catastali, il che accade per la gran parte degli immobili associati a contratti di leasing con crediti in sofferenza, dove nella maggioranza dei casi i vizi sono stati causati dai conduttori degli immobili, senza alcuna colpa delle società di leasing. Se non viene prevista un’eccezione relativa alle cartolarizzazioni di Npl di leasing, le cessioni degli immobili verrebbero configurate come nulle e i notai si rifiuterebbero di procedere. Se quindi non viene prevista una deroga ai casi di nullità previsti dal codice civile e dalle legislazioni speciali, le modifiche introdotte dalla manovrina di giugno rischiano di non far decollare le cartolarizzazione dei portafogli di leasing immobiliari, perché chi compra questi portafogli chiede ai cedenti delle indennità che vadano a coprire questi rischi potenziali e quindi, in sostanza, si riduce il prezzo di cessione (si veda altro articolo di BeBeez).
Le nuove norme non prevedono inoltre che l’spv costituito sulla base della legge 130 sulle cartolarizzazioni possa comprare beni immobili e contratti direttamente, tuttavia prevedono che possa essere costituita una società veicolo, nella forma di società di capitali, avente come oggetto sociale esclusivo il compito di acquisire, gestire e valorizzare, nell’interesse esclusivo dell’operazione di cartolarizzazione, quei beni e quei contratti (si veda altro articolo di BeBeez e qui il testo del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, coordinato con la legge di conversione 21 giugno 2017, n. 96, art. 60-sexies). Se l’spv potesse fare tutto quanto, senza dover costituire un altro veicolo, ci sarebbe un risparmio di tempi e di costi.
A oggi soltanto un’operazione di questo tipo è stata portata a termine, sulla base delle nuove norme: Goldman Sachs ha comprato da Hypo Bank un portafoglio di crediti leasing performing da 483 milioni di euro relativo a 1.860 posizioni. L’operazione è avvenuta tramite cartolarizzazione del portafoglio di canoni leasing, acquistato nel dettaglio dall’spv Dolomites Fund di cui è master servicer Securitisation Services (gruppo Finint). Contestualmente, Hypo Bank ha anche ceduto i contratti di leasing e di beni sottostanti alla newco Plavis Lease, a sua volta messa a disposizione sa Securitisation Services (si veda altro articolo di BeBeez).
Ma non basta. Condizione necessaria per far partire rapidamente questo mercato è che l’imposizione sulle cessioni dei beni a garanzia dei crediti al veicolo di cartolarizzazione sia prevista in misura fissa e non proporzionale. Andrebbe quindi riproposta l’imposta fissa di registro, così come era stato stabilito per un periodo limitato (si veda il video del Caffé di BeBeez su Npl e Reoco).
E ancora, c’è un altro paio di richieste care al mercato, in tema di modifica alla legge 130. Da un lato si propone che la possibilità per gli spv di acquistare crediti e contestualmente erogare nuova finanza a società in default (cioè i cui crediti siano classificati come deteriorati) sia ampliata anche alle società in bonis, in modo tale da permettere che gli spv possano da un lato supportare le aziende che stanno entrando in difficoltà prima che i loro crediti diventino dei deteriorati e dall’altro supportare i progetti di sviluppo anche delle aziende sane. E attenzione. Tutto questo dovrebbe riguardare non solo le società costituite nella forma di spa, ma anche le srl. Perché a oggi non è permesso a un spv di cartolarizzazione di acquistare bond emessi da una srl e creare quindi un basket di minibond. L’esperimento che sta conducendo in questi mesi Borsa Italiana con un gruppo di aziende della community di Elite, quindi, il cosiddetto Elite Basket Bond, a oggi non può riguardare pmi che siano srl, il che è un assurdo visto che la maggior parte delle pmi italiane è costituita come srl.
E ancora, tornando al tema Npl, stavano per essere presentati altri emendamenti per riprendere concetti inseriti in un paio di proposte di legge relative che avevano l’obiettivo di velocizzare le cessioni di Npl. Ma poi, visti i chiari di luna, emendamenti in questo senso non sono stati presentati.
In particolare, in tema di immobili residenziali lo scorso ottobre è stata presentata una proposta di legge di cui è primo firmatario Fabrizio di Stefano e che ha riscosso supporto bipartisan, che chiede al governo di capitalizzare una grande Reoco Italia a partecipazione pubblica, che abbia il compito di acquistare a prezzo di mercato da asta giudiziaria gli immobili a garanzia degli Npl in portafoglio alle varie banche. In questo modo, da un lato le banche rientrerebbero di tutto o parte di loro crediti, mentre dall’altra il governo avrebbe utilizzato soldi pubblici per avere in cambio asset in grado di produrre reddito. In molti casi si tratta di prime case e quindi di famiglie che hanno tutto l’interesse a restare nell’immobile e con le quali potrebbe essere trovato un accordo sul pagamento di un affitto più basso di quella che era la rata del loro mutuo, magari con un’ipotesi di riscatto nel lungo periodo (si veda qui articolo di BeBeez e video del convegno alla Camera sulla proposta di legge).
All’attenzione del Parlamento c’era anche un’altra proposta di legge che ha lo scopo di abbattere gli Npl in portafoglio alle banche, nota come legge Paglia, dal nome del primo firmatario. La proposta di legge permette a ogni debitore di proporre alla banca un’ offerta transattiva a valore di bilancio o a valore di cessione. Tale offerta dovrà essere lavorata dalla banca o entro il termine perentorio di 30 giorni, mentre le offerte potranno prevedere una rateizzazione massima di 20 anni e in caso di mancato rispetto della transazione l’unico effetto negativo sarà quello di riportare l’esposizione debitoria alla somma originaria detratti i versamenti.
Anche in questo caso la proposta di legge non è stata ancora presa in considerazione e difficilmente potrà arrivare a essere esaminata dalle Commissioni in parlamento. Tuttavia, a questo proposito, la Consulta degli esperti del presidente della Commissione finanze della Camera ha prodotto un parere negativo (scarica qui il testo integrale del parere), sottolineando che “è facile comprendere che la quasi totalità di chi ha un debito , di fronte a questa possibilità proverà ad effettuare una offerta transattiva per il termine massimo consentito in base alla tipologia del proprio credito . Ciò non garantirà però che ogni debitore riesca a far fronte a tale offerta generando così per gli istituti di credito una paralisi dei portafogli di Npl e potenzialmente una ulteriore perdita di tempo e di denaro”. Non solo. Il parere prosegue sottolineando che, “nel caso in cui i debitori che abbiano la capacità reddituale di chiudere transattivamente la propria esposizione venissero eliminati dal portafoglio di cessione si genererebbe uno squilibrio evidente che porterebbe l’eventuale acquirente a diminuire sostanzialmente l’offerta per il portafoglio o addirittura ritirare l’offerta stessa”.