Con ben 89,6 milioni di euro di ebitda nel terzo trimestre dell’anno, per un totale di 114,8 milioni nei 9 mesi, Moby si avvia a chiudere il 2017 senza dover ricorrere a operazioni straordinarie necessarie al rispetto dei covenant sul debito, che appunto a fine anno diventeranno più severi, con in particolare il rapporto debito finanziario netto su ebitda in discesa a 4 volte dalle 4,5 volte dei trimestri precedenti.
Lo scrive oggi MF Milano Finanza, a cui dopo la conference call con gli analisti e gli investitori, il ceo di Moby Achille Onorato, l’investor relator Luciana Russo e il nuovo ceo Francesco Greggio, hanno anticipato anche nel quarto trimestre l’ebitda sarà buono grazie anche a operazioni di noleggio straordinarie (scarica qui la presentazione agli analisti).
Alla fine del secondo trimestre non era ancora chiaro se sarebbe bastata l’ulteriore crescita del business del gruppo armatoriale, al quale fa capo anche Tirrenia-Cin e controllato dalla famiglia Onorato, oppure se sarebbe stato necessario un intervento diverso, come una rinegoziazione dei covenant, uno riscadenziamento del debito o un rifinanziamento a condizioni migliorative oppure se si sarebbe deciso di ricorrere ad altre soluzioni, tipo la riduzione della leva grazie all’ingresso di capitali freschi (si veda altro articolo di BeBeez). Negli ultimi mesi si erano diffuse notizie circa un tentativo da parte del gruppo di cedere quattro navi per fare cassa e mantenere alto l’ebitda (si veda altro articolo di BeBeez). Nel frattempo, dopo dieci anni di lavoro al servizio della balena blu, aveva anche rassegnato le dimissioni il direttore finanziario Marco Bariletti.
Il debito del gruppo, infatti, non è di poco conto: la posizione finanziaria netta a fine settembre era negativa per 510,6 milioni (in aumento dai 447,1 milioni a fine giugno) a fronte di un debito lordo di 670,9 milioni, che comprende anche il bond da 300 milioni (due tranche, di cui una da 20 milioni circa per gli investitori Usa) quotato alla Borsa del Lussemburgo a scadenza 2023 e cedola 7,75%. Il bond ieri ha chiuso a quota 100,652, in leggero calo (-0.19%) da mercoledì 13 dicembre.
Le cose, invece, si diceva, sono andate in senso positivo, senza nemmeno l’aiuto di plusvalenze da vendita di navi, così come era invece accaduto nel secondo trimestre, quando l’ebitda aveva beneficiato di circa 10 milioni di euro di guadagno ottenuto dalla vendita della Dimonios 2016. Peraltro, i numeri del trimestre di Moby sarebbero potuti essere ancora migliori, se non fossero stati impattati dagli investimenti nelle tre nuove iniziative (nuove rotte Corsica-Francia, verso Malta e nel Baltico) che inizieranno a dare i loro frutti e quindi ad andare a breakeven solo l’anno prossimo.
Il trimestre ha così chiuso a quota 89,6milioni di ebitda contro i 100,2 milioni dei 9 mesi 2016 e Moby calcola che l’impatto dei costi da startup sia stato di 16-16,5 milioni di euro sull’ebitda dei 9 mesi: senza questi costi, l’ebitda del periodo sarebbe stato in linea con quello dei 9 mesi 2016 (129,4 milioni).
Non solo. va considerato che nel periodo il costo del carburante è cresciuto in maniera importante, per ben 33,3 milioni. Il tutto comunque a fronte di ricavi in crescita a 476,2 milioni di euro dai 448 milioni a fine settembre 2016. Da segnalare però che mentre nel secondo trimestre il gruppo aveva generato ben 105,1 milioni di euro di cassa, nel terzo trimestre ne ha bruciati 62,1, arrivando a fine periodo con 157,1 milioni da 201,7 milioni a fine settembre.