Dietro l’accordo firmato ieri alla presenza del Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, per la cessione dello stabilimento sardo di produzione di alluminio di Portovesme (ex Alcoa) da Invitalia al gruppo svizzero Sider Alloys c’è Gabriele Cappellini, ex amministratore delegato di Fondo Italiano d’Investimento sgr, che nell’ultimo anno ha lavorato al fianco dell’imprenditore Giuseppe Mannina nel ruolo di advisor, con la sua Trim Corporate Finance, società fiorentina specializzata nella finanza straordinaria per le imprese. Cappellini ha lasciato Fondo Italiano nel luglio 2016 (si veda altro articolo di BeBeez).
Advisor di Sider Alloys per la parte legale è stato lo studio Gitti & Partners, per la parte fiscale e societaria Corti & Associati di Firenze e per le tematiche ambientali il professor Umberto Di Matteo.
Fondata nel 2010, Sider Alloys opera nella distribuzione di ferroleghe per il settore metallurgico in oltre 30 paesi e ha chiuso il 2017 con ricavi aggregati per oltre 600 milioni di euro.
La cessione dello stabilimento di Portovesme è avvenuta in seguito a una doppia firma. La prima per il passaggio da Alcoa e Invitalia e la seconda da Invitalia a Sider Alloys. L’acquisizione dell’impianto di Portovesme da parte di Sider Alloys comporta un investimento di 135 milioni di euro destinati a riavviare l’impianto, fermo dal 2012, e ad adeguarlo alle tecnologie di ultima generazione. Secondo quanto riferisce oggi MF Milano Finanza, non è escluso, peraltro, che Invitalia possa decidere di reinvestire nel progetto per una minoranza.
Nello stabilimento si producevano 150mila tonnellate di alluminio e lavoravano 800 persone tra dipendenti diretti e indotto. Dopo diverse trattative fallite, tra le quali quella con Glencore, il Mise ha messo in campo Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, perché facesse da filtro tra la multinazionale dell’alluminio e potenziali acquirenti dell’impianto.