Pasta Zara, noto produttore di pasta di Treviso, ha chiesto al Tribunale della Marca di essere ammessa al concordato preventivo, dopo che lo scorso 31 marzo non ha pagato la cedola semestrale sul minibond da 5 milioni di euro con cedola 6,5% e scadenza marzo 2020 quotato all’ExtraMot Pro.
Lo scorso 28 febbraio gli obbligazionisti riuniti in assemblea su richiesta di Finanziaria Internazionale Investments sgr, che gestisce il Fondo Minibond PMI Italia e che oggi detiene in portafoglio bond per 400 mila euro nominali (dopo averne sottoscritti inizialmente per 1,5 milioni) non hanno dato il via libera alla richiesta di stand-still sul debito sino al prossimo 30 giugno.
In una nota diffusa nei giorni scorsi, la società ha però sottolineato che in occasione dell’assemblea gi obbligazionisti hanno chiarito di essere interessati a essere coinvolti nelle trattative insieme al ceto bancario e che infatti i bondholder hanno partecipato lo scorso 16 marzo alla seconda riunione plenaria con le banche nella quale “è stata esposta la manovra finanziaria di ristrutturazione dell’indebitamento, nell’ambito di una prospettica ipotesi di procedimento di accordo di ristrutturazione ex art. 182 bis LF” e al termine della quale “è stata formulata la richiesta di stand-still e moratoria sino al 30 giugno 2018”. Da qui la decisione di procedere al medesimo trattamento dei creditori e di non pagare la cedola del bond.
La società era da qualche mese in trattativa con le banche finanziatrici, con le quali aveva inizialmente siglato un accordo di stand-still con scadenza 31 marzo, per trovare una soluzione a una situazione di grave tensione finanziaria che aveva portato la società a chiudere il 2017 con una perdita di 25,7 milioni, dovuta in parte alla svalutazione di partecipazioni in Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza per 9 milioni di euro, a fronte di un patrimonio netto crollato a 77,3 milioni e di un debito finanziario netto di poco meno di 200 milioni.
Una situazione, questa, che ha portato la società a sforare di parecchio il covenant finanziario relativo al rapporto tra PFN e patrimonio netto, fissato a 1,80 volte. L’ultimo controllo era stato fatto al 30 giugno 2017 e in quell’occasione il patrimonio netto era di 127,5 milioni e il rapporto PFN/patrimonio netto era di 1,55 volte. La società aveva chiuso il 2016 con 250 milioni di euro di ricavi e 24 milioni di ebitda. Il 2017 ha visto ricavi in leggero calo a 240 milioni.
Con sede a Riese Pio X (Treviso), l’attività della società che produce pasta e prodotti complementari, quali ad esempio olio, sughi pronti e pomodori pelati, risale alla fine dell’800 quando Emanuele Bragagnolo aprì a Villarazzo (Treviso) un piccolo laboratorio artigianale di pasta. Oggi Pasta Zara è controllata e guidata dalla quarta generazione della famiglia con Furio (presidente), Arianna, Umberto e Franca che sono subentrati in azienda alla fine degli anni’90.
Nel dicembre del 2012 Pasta Zara aveva visto l’ingresso nell’azionariato di Simest spa, la finanziaria di sviluppo del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, e la conferma dell’impegno da parte del socio Friulia spa. Il Consiglio di amministrazione di ottobre 2013 aveva poi approvato un nuovo piano investimenti, al quale era seguito un ulteriore aumento di capitale da parte di Simest, che aveva portato la propria partecipazione all’11,76%. La finanziaria della Regione Friuli Venezia Giulia, invece, a seguito dell’aumento di capitale si era diliuta dall’11,95% all’11,25% (si veda altro articolo di BeBeez).