LECCO – PALAZZO DELLE PAURE
Nel prossimo triennio tre mostre fotografiche in cantiere celebreranno i fotografi Robert Doisneau, Vivian Maier e Berenice Abbot.
Grazie alla collaborazione con ViDi, importante realtà imprenditoriale del settore cultura, che da luglio 2014, anno della sua fondazione, collabora con importanti istituzioni pubbliche, come nel caso di Pavia, Monza e Pisa, e private sia nel settore della produzione di grandi mostre sia nella gestione di luoghi culturali e della relativa comunicazione integrata, Lecco si appresta ad entrare nel circuito delle grandi mostre offrendo la prestigiosa sede espositiva del Palazzo delle Paure.
La prima in programma sarà inaugurata il prossimo 23 giugno 2018 con la mostra che celebra Robert Doisneau (Gentilly, 14 aprile 1912 – Montrouge, 1 aprile 1994 – qui a sn), uno dei fotografi più importanti e conosciuti del Novecento. Fino al 30 settembre, la rassegna, dal titolo Pescatore d’immagini, curata dall’Atelier Robert Doisneau – Francine Deroudille ed Annette Doisneau – in collaborazione con Piero Pozzi, prodotta e realizzata da Di Chroma Photography e ViDi – Visit Different, presenta 70 immagini in bianco e nero che ripercorrono l’universo creativo del fotografo francese, tra cui spiccano alcune delle sue icone più riconoscibili come Le Baiser de l’Hôtel de Ville (qui sopra a dx), Les pains de Picasso (qui a dx), Prévert au guéridon. Il percorso espositivo si apre con l’autoritratto del 1949 e ripercorre i soggetti a lui più cari, conducendo il visitatore in un’emozionante passeggiata nei giardini di Parigi, lungo la Senna, per le strade del centro e della periferia, nei bistrot e nelle gallerie d’arte della capitale francese. I soggetti prediletti delle sue fotografie sono, infatti, i parigini: le donne, gli uomini, i bambini, gli innamorati, gli animali e il loro modo di vivere in questa città senza tempo. Nelle parole dell’artista: “Le meraviglie della vita quotidiana sono così eccitanti; nessun regista può ricreare l’inaspettato che si trova nelle strade”.
Nell’estate del 2019 sarà la mostra Vivian Maier (qui a sn). Autoritratti curata da Anne Morin, con la consulenza scientifica di Piero Pozzi a proporre al pubblico l’esperienza umana e creativa dell’artista newyorkese, tra le maggiori esponenti della street photography. Per la prima volta in Italia, vengono presentati i numerosi autoritratti della fotografa americana; tra le foto inedite c’è un’immagine senza titolo del 1950 che rivela una giovane Maier senza trucco e con i capelli corti riflessa in uno specchio incorniciato appeso accanto a diversi dipinti di paesaggi in un negozio di antiquariato. Ha un aspetto professionale in giacca blu e un trench sotto braccio e la sua macchina fotografica appesa al collo. Attraverso un racconto per immagini composto da oltre settanta fotografie in bianco e nero e a colori, il percorso descriverà Vivian Maier (1926-2009) da vicino, lasciando che siano le opere stesse a sottolineare gli aspetti più intimi e personali della sua produzione. Con uno spirito curioso e una particolare attenzione ai dettagli, Vivian ritrasse le strade di New York e Chicago, i suoi abitanti, i bambini, gli animali, gli oggetti abbandonati, i graffiti, i giornali e tutto ciò che le scorre davanti agli occhi. Il suo lavoro rivela il bisogno di salvare la “realtà” delle cose trovate nei bidoni della spazzatura o buttate sul marciapiede. Pur lavorando nei quartieri borghesi, dai suoi scatti emerge un certo fascino verso ciò che è lasciato da parte, essere umano o no, e un’affinità emotiva nei confronti di chi lotta per rimanere a galla.
L’estate del 2020 vedrà Lecco ospitare la mostra Topographies di Berenice Abbott (1898-1991 – qui a sn), “la fotografa di New York”, curata da Anne Morin in collaborazione con Piero Pozzi. Nata in Ohio nel 1898 si trasferì presto nella Grande Mela per studiare scultura, e lì incontrò e frequentò i dadaisti Marcel Duchamp e Man Ray. Di quest’ultimo divenne assistente alla fotografia e lo seguì presto nei suoi viaggi in Europa. Nel 1926 a Parigi ci fu la sua prima personale dove mise in mostra i suoi famosi ritratti di importanti personalità dell’avanguardia artistica del tempo come Jean Cocteau, James Joyce, Max Ernst. Al suo rientro a New York nel 1929, affascinata dal lavoro di Eugène Atget, la Abbott spostò la sua attenzione sulla città in trasformazione, dall’ascesa dei nuovi grattacieli al cambiamento dei suoi quartieri, portando avanti dal 1935 al 1939 un progetto per il Federal Works Project Administration. Le sue fotografie verranno successivamente pubblicate nel libro Changing New York, dimostrando la capacità della fotografa di individuare uno stile tanto unico nelle sue immagini da renderle indipendenti dalle arti sorelle (pittura e scultura). Berenice Abbott sosteneva infatti che: “la fotografia non potrà mai crescere se imita qualsiasi altro mezzo, deve camminare da sola; deve essere se stessa”.
(a cura di Paolo Bongianino)
Programma:
Robert Doisneau. Pescatore di Immagini
23 giugno – 30 settembre 2018
Vivian Maier. Autoritratti
Estate 2019
Berenice Abbott. Topographies
Estate 2020