La Maison Coveri per celebrare i suoi 45 anni presenta la mostra “Maurizio Galiberti around Enrico Coveri” nella sede del Lungarno fiorentino, occasione per una rilettura d’autore dell’immenso patrimonio creativo e stilistico di Enrico. La Maison Coveri ha infatti affidato a Maurizio Galimberti, fotografo di fama internazionale, la rilettura dell’archivio storico, un progetto innovativo che, per la prima volta nella sua carriera, mette a confronto Galimberti con il mondo della moda. Ed è anche la prima volta che Coveri affida il suo mondo all’interpretazione di un obiettivo fotografico. Il progetto riunisce una cinquantina di opere confluite in una mostra itinerante, che è stata presentata a Firenze, a Palazzo Coveri, il 12 giugno scorso, aperta fino al 26 luglio. Si respira una grande solarità, protagonista assoluto il colore con la sua gioia di vivere, cifra tipica dell’arte di Enrico Coveri, che ha saputo unire l’elemento pop, divertente, di grande leggerezza, alla sontuosità della creatività e ad elementi tradizionali come le paillette, quasi una firma delle sue collezioni.
Tre tipi di tecnica caratterizzano gli scatti di Maurizio Galimberti, rispettivamente, i cosiddetti “mosaici Polaroid” che restituiscono una visione dinamica, tra il pittorico e il cinematografico all’immagine, tecnica che nasce a metà degli anni Ottanta quando l’artista ha già consolidato un lavoro di ricerca sulle avanguardie; gli “inserti”, con ritagli e ingrandimenti di particolari della foto che diventa una sorta di collage atipico; e il lavoro con una tecnica molto particolare e complessa del découpage-photogramme, combinazione di grafica e fotografia per cui si separa subito la stampa dalla matrice per trasferire poi la matrice stessa sul foglio umido di carta cotone. Si tratta di una tecnica sperimentata a partire dal 1929 da Eberhard Schrammen e dalla moglie Toni von Haken, utilizzata solo per pochissime opere da Raoul Haussmann e Pablo Picasso. Il risultato è una mostra pittorica di fotografie, racconto della moda Coveri in movimento, in un allestimento importante eppure di estrema leggerezza, nel quale il grande spazio bianco che accoglie il colore diventa a sua volta una tinta.
“Ho capito la portata straordinaria della visione estetico-esistenziale di Enrico Coveri, tra futurismo e pop art: è il 1987quando Andy Warhol disegna il logo della maison di moda. Così potente, così innovativa, così carica di energia da non avere ancora esaurito tutto il suo potenziale, tutto il suo slancio”, ha dichiarato Maurizio Galimberti, che ha lavorato insieme a Francesco Martini Coveri, nipote, suo erede naturale e direttore artistico della casa di moda dal 2001, alla realizzazione di questo progetto.
“Da tempo ci domandavamo come raccontare Enrico in modo nuovo, ci ha raccontato Francesco Martini, in un modo che non eravamo ancora riusciti a fare. Da tempo accarezzavamo l’idea di un libro o di una mostra. Ma ci perdevamo negli archivi senza un filo di Arianna per uscirne. Ci voleva qualcuno che lo facesse per noi. Qualcuno che rileggesse il mondo Coveri con codici diversi. Quando ho incontrato Maurizio Galimberti ho capito che la persona giusta era lui”.
Galimberti, comasco, classe 1956, da anni a Milano dove vive e lavora, si è accostato al mondo della fotografia analogica e, dopo varie esperienze, si è consacrato definitivamente alla Polaroid con risultati singolari. In questa mostra è riuscito a far emergere una sensibilità fanciullesca e il legame profondo con la famiglia dello stilista, in un percorso che ripercorre i passi di Enrico davanti e dietro le quinte.
Il catalogo della mostra, molto elegante, di grande formato, è curato per i testi dalla giornalista, storia e critica d’arte genovese Beba Marsano, per Silvana Editoriale.
Il protagonista di Coveri, ben compreso e restituito da Galimberti è il colore, con i rossi rossissimi, i gialli senza pudore, gli aranci sfrontati, verde, fucsia e lilla in gara per sorprendere. Enrico Coveri ha l’anima da protagonista e il cuore da clown. L’Herald Tribune del ’78 scrive: “C’è ironia e senso del colore, in una delle più belle collezioni presentate a Parigi”. E il colore Coveri lo usa spesso anche per l’uomo, osando il rosa e il violetto nei blazer dai rever luccicanti, in anni nei quali non era scontato. Contemporaneamente, è il re delle paillette, che percorrono abiti frizzanti: “Le paillette – commenta Le Figaro – stanno a Coveri come le catene a Chanel”, mentre il settimanale Elle gli dedica la prima delle molte copertine, una semplice T-shirt dove il nome è appunto un autografo di paillettes. Non a caso, si cita Parigi e il 1977: città in cui sfila la sua prima collezione femminile al Pavillon Gabriel, certamente una sfida nella capitale dell’eleganza, anno in cui viene registrato il marchio Enrico Coveri.
A Parigi ci arriva giovanissimo, da Firenze – è nato a Prato – dove ha frequentato l’Accademia di Belle Arti, dopo aver lavorato in teatro come scenografo e costumista, oltre che indossatore.
Nel suo bagaglio c’è comunque già una fortunata esperienza di stilista per Touche, che inizia nel ’73 e dura 9 anni: periodo in cui ha modo di esprimere e di affermare il suo personale talento. È il lasciapassare per conquistare Parigi con una sola sfilata. È la sorella Silvana, che ha sempre affiancato il fratello occupandosi degli aspetti manageriali, a proseguire l’attività dell’azienda; affiancata appunto dal figlio Francesco Martini (1974) che inizia nel 1996 a disegnare personalmente la linea You Young Coveri: provocazioni a gambe scoperte, gusto per i colori, per la maglieria jacquard vagamente folk, impazzite fantasie geometriche, pelle patchwork, senza mai dimenticare le paillettes.
grazie a Giada Luni
Maurizio Galimberti around Enrico Coveri
Galleria del Palazzo- Coveri
Lungarno Guicciardini, 19 – Firenze
Dal 13 giugno al 26 luglio 2018
Mart. – Sab. 11.00-13.00 / 15.30-19.00
Chiusa lunedì e giorni festivi
Ingresso libero
Ufficio stampa arte
Beatrice Cifuentes-Sarmiento – beatrice@galleriadelpalazzo.com
Ufficio stampa moda:
Maria Fichera – maria.fichera@press2.it – Elisa Marano – elisa.marano@press2.it