Il noto fotografo sudafricano David Golblatt è deceduto all’età di 87 anni, una grave perdita per il mondo dell’arte. David Goldblatt, uno dei più celebrati fotografi del Sud Africa, si è spento lo scorso 25 giugno, lunedì, nella sua abitazione di Johannesburg. Le sue fotografie hanno documentato le ingiustizie in corso nel periodo dell’apartheid in Sud Africa con candore freddo ed al tempo stesso tagliente. Peter MacGill della Galleria Pace/MacGill, che rappresenta Goldblatt, riferisce che la causa della morte è stata un male incurabile. In una dichiarazione, la Direttrice della Galleria Liza Essers, racconta il “sostegno incrollabile, l’impegno e il tutoraggio” offerti da Golblatt. Essers descrive la sua morte come “una perdita significativa per il Sudafrica e il mondo dell’arte globale.” Nel paese d’origine Goldblatt è rappresentato dalla Galleria Goodman. Nato nel 1930, a Randfontain nell’ovest di Johannesburg, Goldblatt incontrò la fotografifa alla giovane età di 18 anno. L’incontro coincise con l’avvio del sistema dell’apartaeid. Agli inizi lavorava solo in bianco e nero, documentando in silenzio tutti i giorni la crisi umanitaria del paese. Le immagini più famose sono quelle degli anni ’60 che documentavano in modo sottile i rapporti razziali tra la classe media afrikaner bianca e la classe operaia nera. La sua rappresentazione del clima politico teso del paese si è allontanata dalla raffigurazione dell’azione violenta, popolare all’epoca. In un’intervista con la rivista di fotografia ASX, Golblatt rifletteva sul fatto di non considerare la macchina da presa come un’arma nella lotta per la liberazione, come hanno fatto alcuni dei suoi colleghi in Sud Africa. Era un dialogo nella [sua] fotografia tra se stesso e qualunque cosa fotografata da lui … “. Nel suo libro fotografico, Some Afrikaners Photographed (1975), Goldblatt tenta di mettere in discussione e comprendere i valori di quelle persone che erano sostenitori del governo dell’apartheid. Un volume successivo The Transported of KwaNdebele (1989) documenta la vita quotidiana della classe operaia nera. In questo lavoro Goldblatt cattura il pendolarismo quotidiano dei lavoratori neri da e verso i loro insediamenti di Bantustan che non offrivano alcuna opportunità lavorativa. Goldblatt sottolinea che “per fare questo, alcuni hanno viaggiato fino a otto ore al giorno, a partire dalle 02.45 e tornare a casa verso le 22.00”. Le fotografie di Goldblatt sono state esposte in numerose mostre e pubblicate in diversi libri. La più recente mostra, durata tre mesi, da febbraio a maggio 2018, ha avuto luogo al Centre Pompidou di Parigi. Prima della sua morte, Goldblatt ha disposto che tutte le copie fisiche del suo lavoro siano conservate dalla Galleria d’Arte della Univeristà di Yale. Le fotografie saranno disponibili per la visualizzazione in Sud Africa in formato digitale. Lascia la moglie Lily Goldblatt, I figli Steven, Ronnie e Brenda, e due nipoti. Nell’ultima settimana di giugno ilil Sudafrica ha salutato una delle punte di diamante nella libertà di espressione artistica del Paese.
(a cura di Paolo Bongianino)
Didascalie immagini
- David Goldblatt. Un anziano della Chiesa riformata olandese che cammina a casa con la sua famiglia dopo il servizio domenicale, George, nella provincia del Capo. 1968. Stampa fotografica su gelatine di sali d’argento su carta. Circa 30 x 40cm. Cortesia della Galleria Goodman
- David Goldblatt. Il figlio di un contadino con la sua balia, Heimweeberg, Nietverdiend, Western Transvaal. Stampa fotografica su gelatine di sali d’argento su carta. Circa 30 x 40cm. Cortesia della Galleria Goodman
- David Goldblatt. 1966. Stampa fotografica su gelatine di sali d’argento. Dimensioni: 17.1 x 21.1 in. Cortesia della Galleria Goodman