Con una valutazione di 2 miliardi di dollari (1,7 miliardi di euro), il controllo di Versace passerà dalle mani della famiglia e dal portafoglio di Blackstone (20%) a Micheal Kors, il gruppo Usa quotato al NYSE che l’anno scorso ha comprato le iconiche scarpe Jimmy Choo per 1,2 miliardi di dollari, dopo che il brand era passato negli ultimi anni per i portafogli di tre fondi di private equity e cioé di Lion Capital, TowerBrook Capital Partners e Phoenix Equity Partners.
Le voci di un deal vicino sul brand della Medusa si sono rincorse dalla mattinata di ieri, cioé da quando MF Fashion nella serata di domenica ha pubblicato online un lancio che indicava che oggi Donatella Versace avrebbe convocato lo staff per fare un importante annuncio.
Niente ipo, quindi per la griffe, per la quale invece si parlava di quotazione in arrivo già da fine 2015 (si veda altro articolo di BeBeez). Si dice, infatti, che Blackstone, che nel febbraio 2014 aveva comprato il 20% del capitale del gruppo a una valutazione di 1,4 miliardi di dollari (allora un miliardo di euro, si veda altro articolo di BeBeez), puntasse a un’uscita molto ricca, che in ipo non sarebbe riuscito a ottenere e che per questo sia riuscito a convincere la famiglia Versace a cambiare idea.
Il dossier Versace è stato quindi sottoposto a vari possibili nuovi investitori, compresi i colossi del lusso Kering e LVMH. Particolarmente interessato si dice fosse anche un altro gruppo Usa quotato a Wall Street, Tapestry, a cui fanno capo i brand Stuart Weitzman, Coach e Kate Spade.
Al lavoro sul deal per Versace sono Barclays, JPMorgan e lo studio legale Orsingher Ortu. Mentre Micheal Kors è supportato dagli studi legali Chiomenti, Gianni Origoni Grippo Cappelli e Cleary Gottlieb. Infine Wachtell Lipton Rosen & Katz e Lazard assistono Blackstone.
Nel dettaglio, Blackstone uscirà del tutto dal capitale, mentre la famiglia manterrà un ruolo. Blackstone porterà a casa una ricca plusvalenza. Il fondo Usa aveva infatti sottoscritto nel 2014 un aumento di capitale riservato da 150 milioni di euro in Gianni Versace spa e aveva acquistato azioni della società per ulteriori 60 milioni che erano state rilevate da quelle in capo a Givi holding, la capofila del gruppo controllata per il 20% da Donatella Versace, per il 30% dal fratello Santo Versace e per il 50% da Allegra Versace Beck (figlia della stilista ).
Un’operazione al termine della quale il fondo si era trovato con in portafoglio il 20% del capitale della maison della Medusa, sulla base di una valutazione del gruppo di un miliardo di euro, cioé di oltre due volte il fatturato stimato per il 2013, che era di 480 milioni di euro, e di 14,5 volte l’ebitda, stimato a 69 milioni. La valutazione di oggi di 1,7 miliardi di euro, invece, corrisponde a 2,5 volte i ricavi consolidati 2017 di Givi Holding, che sono stati di 668 milioni, in leggero calo dai 668,7 milioni del 2016, e addirittura a oltre 38 volte l’ebitda, sceso a 44,6 milioni dai 48,6 milioni del 2016 (ma soprattutto dagli 84,3 milioni del 2015), quando la posizione finanziaria netta era negativa per 23,4 milioni. A fine 2017 la situazione finanziaria era migliorata: con un debito finanziario lordo per circa 50 milioni e disponibilità liquide e crediti finanziari per circa 40 milioni, l’indebitamento finanziario netto era sceso a 10,1 milioni.
Il brand, sotto la guida di Jonathan Akeroyd, divenuto amministratore delegato di Versace nel 2016, è poi tornato all’utile, con un risultato netto 2017 di 15 milioni, dopo la perdita netta di 6,9 milioni del 2016 (si veda qui l’analisi di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).