Roberto Spezzapria e suo figlio Giacomo, tramite la newco Sominor srl, hanno rilevato la Melegatti dichiarata fallita dal Tribunale di Verona lo scorso fine maggio (si veda altro articolo di BeBeez). La famiglia Spezzapria controlla Forgital, azienda che produce laminati per il settore aeronautico partecipata da Fondo Italiano d’Investimento (si veda altro articolo di BeBeez), oltre a essere presente nel settore alimentare con le società di packaging Eriplast e Fucine Film.
Nel dettaglio, Sominor ha presentato ai curatori fallimentari un’offerta da 13,5 milioni di euro per rilevare sia lo stabilimento di San Giovanni Lupatoto che produce il pandoro Melegatti, sia la dolciaria Nuova Marelli di San Martino Buon Albergo. Ora ci sono 40 giorni di tempo per effettuare il pagamento.
L’obiettivo, secondo quanto ha indicato la nuova proprietà ai commissari, è quello di ripartire subito con la produzione, per riuscire a realizzare una campagna natalizia, per quanto in maniera ridotta.
Nei mesi scorsi interessati al salvataggio di Melegatti si erano detti Hausbrandt, la storica azienda trevigiana del caffé e il fondo maltese Open Capital gestito da Abalone Asset management a cui si era affiancata anche Dal Colle Industria Dolciaria spa. Poi per vari motivi queste trattative erano finite in un nulla di fatto, mentre il tribunale non ha ritenuto opportuno valutare l’offerta arrivata poche ore prima dell’udienza da parte del fondo di turnaround Usa DE Shaw, come si legge in fondo al testo della sentenza di fallimento.
La società aveva chiuso il 2015 con 55,1 milioni di euro di ricavi consolidati (da 57,4 milioni nel 2014), 2,17 milioni di ebitda (da 1,65 milioni) e una perdita netta di 188 mila euro (da -379 mila), il tutto a fronte di un debito finanziario netto di 15,5 milioni (da 16 milioni)(si veda qui l’analisi di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Nel febbraio 2017 Melegatti ha aperto un nuovo stabilimento di San Martino Buon Albergo, dedicato esclusivamente alla produzione di croissant, per il quale ha detto di aver investito 15 milioni di euro, si dice attingendo alle linee di credito a breve già in essere, ed è stato il motivo del tracollo, perché la situazione finanziaria era già tirata.
La proprietà del gruppo era nelle mani delle famiglie Turco e Ronca, con i Turco che nel 2007 hanno preso il controllo, ma con litigi interni che vanno avanti da anni. La società era guidata dal presidente e amministratore delegato Emanuela Perazzoli, parte della famiglia Turco.