Alla Città della Cultura di Tunisi, recente polo multiculturale, con una forte connotazione per le attività cinematografiche e teatrali, che prossimamente potrebbe ospitare un centro di arte contemporanea con la collezione della Scuola di Tunisi e un respiro internazionale, è di scena l’arte contemporanea giapponese e le sue tendenze. “Winter Garden, The Exploration of Micropop Imagination in Contemporary Japanese Art”, a cura di The Japan Foundation, creata nel 1972 con il proposito di una mutua promozione della conoscenza e comprensione dei diversi paesi, attraverso la cultura, attraverso 35 opere racconta per cenni il panorama variegate delle tendenze attuali del Sol Levante.
La mostra itinerante, dopo la Russia, l’Australia, l’Egitto, il Marocco e molti altri paesi europei, l’esposizione è visibile nella capitale tunisina, dov’è stata organizzata con la collaborazione dell’Ambasciata giapponese locale nell’ambito del rafforzamento delle relazioni tra i due paesi, fino al 12 dicembre. La mostra raccoglie disegni, pitture e opere video, realizzate da 14 giovani artisti dalla metà degli Anni Novanta fino al 2010. Inventato dall’artista e pittore giapponese Midori Matsui, le “Micropop” è un movimento pittorico giapponese assimilato ad una pittura ludica che riflette la filosofia del potere suggestivo e inventivo degli aspetti anche più banali della vita, con un lato volutamente infantile.
Interessante per il ventaglio di proposte e stili che presenta questa piccola antologia pittorica nipponica, dall’ispirazione manga, alla decorazione sofisticata e aerea, quasi grafica, ai video, alla pittura d’impronta naïf. L’idea degli artisti che aderiscono a questo movimento è di far fronte agli effetti negativi della globalizzazione che si manifestano nell’omologazione e nella disintegrazione dell’economia. Attraverso i propri lavori cercano un modo unico di sopravvivere cercando di trarre il meglio da una situazione svantaggiosa con l’impiego di materiali semplici. Al di là della qualità delle opere è interessante lo sguardo che offre sulla società contemporanea orientale.
Tra le opere The Useless Cave, del 2007, di Mahomi Kunikata, pittore che cattura il lato oscuro della mente adolescenziale con uno stile espressivo influenzato dall’erotic underground comics, con un lato giocoso legato al fumetto e al trionfo dei colori senza trascurare aspetti violenti; di tutt’altro genere Senza titolo del 2006 firmato da Keisuke Yamamoto che lavora sia come pittore sia come scultore, mettendo le due espressioni in una relazione reciproca. Il tratto è raffinato e decorativo, essenziale, e rivisita la tradizione decorativa giapponese che mette al centro piante e fiori. Starry night del 1992 di Hiroshi Sugito ha un tocco naïf, con una figurazione però rigorosa di forme geometriche inserite nei paesaggi; mentre tra i video, segnaliamo quello di Koki Tanaka, light My Fire, del 2002, artista che lavora soprattutto con i video, documentando trasformazioni di oggetti e fenomeni quotidiani. Infine drawing for cat slide del 2007 di Tam Ochiai, che fin dall’inizio del suo percorso crea spazi flessibili per giochi liberi dell’immaginazione, combinando disegni, pittura, elementi diversi, immagini insieme a lettere. L’esposizione è l’occasione per vedere il nuovo complesso culturale di nove ettari, situato in pieno centro città, al posto della vecchia fiera internazionale. I lavori, iniziati nel 2003, interrotti a più riprese, anche dopo la rivolta del 2011, sono stati completati la scorsa primavera, con l’inaugurazione il 21 marzo scorso, alla presenza dell’atrtice Claudia Cardinale nativa della capitale tunisina, del compositore Marcel Khalifé e del cantante Lotfi Bouchnak, con la partecipazione della National Radio Company of Ukraine Symphony Orchestra. Ancora manca dell’anima, progetto ambizioso, con grandi spazi, che attende la realizzazione di spazi di caffetteria e accoglienza e la realizzazione di spazi espositivi permanenti. Dal punto di vista tecnologico e di organizzazione degli spazi ha certamente grandi potenzialità, con tre teatri – il teatro dell’opera con 1800 posti, il teatro delle regioni dotato di 700 posti e il teatro dei giovani creatori con 300 posti – oltre spazi per le prove, due sale di cinema (rispettivamente da 150 e 350 posti), un auditorium da 100 posti; uno spazio dedicato all’arte delle marionette, una casa del romanzo, una della poesia e un istituto di traduzione. Ospita inoltre istituzioni quali il Balletto della Tunisia e della danza contemporanea, il Centro nazionale del cinema e dell’immagine con annessa cinemateca. Certamente di grande funzionalità, presenta un’ottima acustica nelle sale e alcune soluzioni singolari come una sala con possibilità varie di organizzazione dello spazio grazie ad un sistema di scorrimento di piani con le sedie pieghevoli che rientrano in un modello a scaffalatura. Architettonicamente cede al desiderio di monumentalità, con uno slancio verso la modernità per l’uso dei materiali, tipicamente con l’imprinting degli spazi urbani che uniscono aspirazioni culturali e tendenze ricreative, pur recuperando alcuni elementi della tradizione nei colori e in alcune forme.
A cura di Giada Luni