L’artista tedesco SaySay.Love è ritornato in Sud Africa per esporre il suo ultimo gruppo di lavori che sottolinea i temi della solitudine e dell’intimità.
La mostra si è svolta al GUS di Stellenbrisch dal 25 gennaio al 2 febbraio, proponendo al pubblico fotografie che l’autore propone per dimostrare come l’uomo sia “privato dell’umanità, facilmente manipolabile”.
Crowd, 2018. Courtesy of the artist.
SaySay.Love ha dichiarato che la mostra è una forma di attivismo visuale e che spera che porti indietro il romanticismo. Cresciuto in un mondo in cui il corteggiamento si sviluppava faccia a faccia, SaySay.Love tenta di ricordarci cosa significa avere reali rapporti umani. I siti e le app di incontri consentono agli utenti di creare personaggi personali, immagini degli iscritti costruite basandosi su ideali sociali di perfezione. Ci separiamo dal nostro vero io, e così facendo ci separiamo gli uni dagli altri arrivando alla solitudine e alla perdita dell’Intimità.
“Abbiamo perso il contatto con il romanticismo e la natura. Siamo separati da questi dal nostro mondo digitale”, sostiene SaySay.Love, che assume una posizione critica contro le vite che abbiamo costruito per noi stessi tramite i portali internet.
All’artista si è affiancata il 30 gennaio la dottoressa Eve, una rinomata psicologa clinica e sessuologa nella battaglia contro la solitudine. La dottoressa Eve ha proposto una sua esibizione dal vivo in un’installazione ispirata al lavoro di Marina Abramović. Durante la sua esibizione ha proposto idee su come combattere i problemi della solitudine. Il pubblico è stato invitato a impegnarsi in intimi modi con lei e gli altri attraverso questa installazione esperienziale.
Crowd, 2018. Courtesy of the artist.
Il giorno 1 febbraio il pubblico ha avuto un’ulteriore opportunità di affrontare il tema dell’intimità attraverso la partecipazione ad un Close Dance Party, o Engtanz, così come da tempo avviene a Berlino dove, in occasione di balli organizzati ad hoc, si ripropongono gli approcci in voga negli anni ’50 quando i balli lenti consentivano ai partner di conoscersi.
“La solitudine è una cosa triste. Amiamo essere parti di gruppi, partecipare a qualcosa, avere qualcuno con cui stare” sostiene SaySay.Love.
Questi eventi collaterali hanno avuto luogo alla Galleria GUS nella cui sede in passato c’era una chiesa. Lo spazio offriva un’area per i visitatori interessati ad esplorare questi aspetti profondamente privati del cuore e del corpo. La galleria, che è parte dell’Università di Stellenbosh, è un centro per eventi multidisciplinari, mostre e workshop.
(a cura di Paolo Bongianino)