In Italia ci sono 163 aziende che operano nel settore della moda e che hanno chiuso il 2017 con oltre 100 milioni di euro di ricavi. Insieme valgono oltre 70 miliardi di euro di fatturato complessivo, ossia l’1,3% del PIl italiano, in crescita del 4,5% dal 2016. Lo calcola l’Indagine sulla moda italiana 2019 dell’area studi di Mediobanca, che sottolinea che nel 2017 questo gruppo di aziende ha incassato utili netti per una cifra pari al 5,3% del fatturato e che è stata toccata la cifra record di utili netti medi giornalieri per azienda di 63mila euro. Il tutto con un rapporto tra debito finanziario e mezzi propri di solo il 33,7% e con molta liquidità (il rapporto tra disponibilità liquide e debito finanziario è pari all’86,2%).
In totale, invece, considerando tutte le aziende della moda, anche quelle più piccole, il settore nel 2017 ha sviluppato ricavi per oltre 95 miliardi di euro. Lo ha calcolato Confindustria Moda (si veda altro articolo di BeBeez).
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Tra i comparti domina l’abbigliamento, che totalizza il 40,5% dei ricavi totali, seguito dalla pelletteria (20,9%) e dall’occhialeria (16,2%). Il record per crescita delle vendite spetta invece alla gioielleria, con un +13% tra il 2013 e il 2017, mentre nel settore moda nello stesso periodo sono salite del 6,6%. Il made in Italy è molto apprezzato anche all’estero, dove sono state effettuate il 63% delle vendite del 2017. I settori più orientati ai mercati internazionali sono occhialeria (89,8%), tessile (72,5%) e pelletteria (66,1%).
Se poi si restringe l’ottica di osservazione alle 15 imprese italiane del settore moda con fatturato superiore ai 900 milioni di euro, si vede che queste top-15 hanno maggiore redditività, liquidità e crescita media dei ricavi nel 2013-2017 rispetto alle restanti 148 società più piccole. Nello stesso periodo, è diminuita la concentrazione dei profitti: 56,2% per le 15 leader e il restante 43,8% per le altre follower.
Se ci confrontiamo con il resto d’Europa, i gruppi con ricavi 2017 superiori ai 900 milionidi euro sono 43 (di cui appunto 15 italiani). L’aggregato di questi 43 gruppi ha chiuso il 2017 con 226,2 miliardi di euro, con l’Italia che per numero appresenta il Paese europeo con più imprese nella fashion industry, ma che in termini di giro d’affari risulta seconda dopo la Francia, con 30,3 miliardi contro 68,4 miliardi. I gruppi principali sono la francese LVMH, la spagnola Inditex (che controlla Zara) e il tedesco Adidas. Il primo gruppo italiano in classifica è Luxottica, che si posiziona al settimo posto con un fatturato di oltre 9 miliardi, mentre Prada è 14ma con i suoi 3,1 miliardi di euro di fatturato. A livello europeo, mediamente l’85,2% delle vendite sono realizzate all’estero e nel caso dell’Italia l’export è pari al 78,2% delle vendite.
Il posizionamento dei gruppi italiani è migliore in termini di sviluppo dei ricavi, con due gruppi nei primi quattro: la crescita media annua del fatturato 2013-201715 vede primeggiare la danese Pandora (+26,1%), cui seguono Valentino (+22,2%), la francese SMCP (+21,5%),16 quotata a Parigi dall’ottobre 2017, e Moncler (+19,7%). Chiudono la classifica, con ricavi in flessione, due francesi: Novartex (-12,3%), in fase di ristrutturazione, ed Etam Developpement (-5,7%), delistata nell’agosto 2017, a causa della cessione delle attività cinesi.
Quanto a redditività, invece, i danesi battono tutti, con un ebit margin al 22,6%, seguiti dai francesi (19,6%), mentre gli italiani si attestano solo all’11,6%, al di sotto della media del settore, e i tedeschi chiudono la graduatoria (10%). Mediamente, ogni 100 euro di vendite, le multinazionali della moda europea hanno prodotto oltre 15 euro di profitti industriali netti nel 2017.
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