La prima asta europea di un’opera creata da intelligenza artificiale non è stata in grado di replicare il successo della prima opera di questo tipo messa all’asta lo scorso autunno a New York da Christie’s. Allora, il 25 ottobre, il quadro dal titolo Portrait of Edmond de Belamy era stato aggiudicato da un anonimo per 432 mila dollari, superando di 43 volte la base d’asta di 7.000-10.000 dollari (si veda altro articolo di BeBeez). Quell’opera era creata da tre studenti venticinquenni francesi (Hugo Caselles-Duprè, Pierre Fautrel e Gauthier Vernier, membri del collettivo francese Obvious), grazie a un algoritmo basato sulle reti neurali GAN (Generative Adversarial Networks) alimentate da immagini di 15 mila ritratti storici realizzati tra il XIV e il XX secolo.
Ma a parte la creazione di opere d’arte, l’intelligenza artificiale nel mercato dell’arte può avere molte altre applicazioni, per esempio in riferimento alla prevenzione anti-frode, alla catalogazione e alla raccomandazione delle opere. Ben lo spiega l’ultimo studio di Deloitte Il mercato dell’arte e dei beni da collezione. Report 2019.
E nel settore c’è già una startup italiana che si sta facendo strada. Kellify ha infatti sviluppato un algoritmo che studia l’andamento delle aste e delle vendite di opere d’arte e artisti e sa individuare i pezzi che possono garantire la migliore liquidità nel breve periodo agli investitori. Nel dettaglio, l’algoritmo si avvale di intelligenza artificiale, deep learning e reti neurali per captare impercettibili segnali, comportamenti e schemi ricorrenti tra i dati sull’operato di case d’asta, investitori e artisti, indicando quali opere aumentano il proprio valore. Il suo target sono wealth manager, banche d’investimento e fondi specializzati, che si avvalgono di Kellify per proporre investimenti in arte ai loro clienti.
Kellify è insomma in grado di prevedere la futura liquidità degli investimenti in arte e altri beni da collezione auto d’epoca e vini pregiati. La startup è cresciuta a Genova, Malmö, Praga e New York anche grazie al round di 1,74 milioni di dollari del luglio scorso (si veda altro articolo di BeBeez). Fondata nel 2017 dal ceo Francesco Magagnini e da Fabrizio Malfanti (Chief Math Officer) come spin-off di Centrally, startup di Genova specializzata in intelligenza artificiale, Kellify a fine 2017 aveva emesso strumenti finanziari partecipativi sottoscrivibili esclusivamente in Ethereum (i primi di questo genere) per un equivalente di 1,1 milioni di euro, con diritti differenti di conversione sul successivo round di investimento. L’importo raccolto tramite l’operazione, era stato detto allora, sarebbe stato utilizzato per intercettare i migliori talenti del settore Data Science e per scalare nel settore FinTech e Commodities Trading (si veda qui il comunicato stampa). Oggi il capitale di Kellify è controllato con il 35% ciascuno da Magagnini e Malfanti, per il 5% dagli altri membri del team e al 25% dagli investitori finanziari.
L’intelligenza artificiale può essere utilizzata anche per promuovere gli artisti e le loro opere, favorendone l’ingresso sul mercato. E’ il caso della piattaforma Artfinder, lanciata nel giugno 2013, permette a tutti gli amanti dell’arte di acquistare e scoprire opere originali a un prezzo accessibile direttamente da gallerie e artisti indipendenti. Il prezzo medio di vendita è di 250 dollari e le opere vendute afferiscono prevalentemente all’home decor market.
La startup Thread Genius, specializzata in ricerca e riconoscimento visivo e acquisita da Sotheby’s nel gennaio 2018, possiede invece dati sulle transazioni storiche nel mercato dell’arte, sulle preferenze individuali per ogni fascia di prezzo e su oggetti e opere d’arte. La startup può inoltre considerarsi un consulente in materia di arte che fornisce trasparenza sui prezzi attraverso il machine learning.
L’AI può essere applicata anche per finalità antifrode. A valle della vendita di alcuni falsi e del pagamento dei relativi rimborsi, sempre Sotheby’s ha acquistato Orion Analytical, una società di ricerca con vasta esperienza nell’attestazione dell’autenticità di opere d’arte. Anziché asportare parti dell’opera per analizzarne i materiali, Orion analizza immagini ad alta risoluzione dell’opera.
Grazie al machine learning, il MoMA di New York e Google hanno lanciato The Art Recognizer, un algoritmo per identificare le opere d’arte contenute negli oltre 30 mila scatti del museo e confrontarle con le oltre 65 mila immagini presenti nella collezioni di arte online del museo.
Infine, ricordiamo il sito ArtRank del gallerista americano Carlos A. Rivera: un vero e proprio art advisor, che si propone come strumento di analisi finanziaria, consulenza e raccomandazione esperto di artisti contemporanei emergenti, che hanno altre probabilità di essere profittevoli nel breve termine. Suddivide gli artisti in 6 categorie (da “Liquidate ” a “Buy Now < USD 10.000”). Nelle prime tre categorie rientrano i più promettenti, che il sito raccomanda di comprare. Le informazioni sono raccolte in un report informativo a cadenza trimestrale, venduto ai soli abbonati.