Forza e resilienza entreranno in risalto quando il collettivo di curatori acclamato dalla critica, Nkule Mabaso e Nomusa Makhubu, affiancherà un team di artisti visivi composto da tre membri, Dineo Seshee Bopape, Tracey Rose e Mawande Ka Zenzile, per rappresentare il Sudafrica alla 58ma edizione della Biennale di Venezia. Il team ospiterà appassionati d’arte e visitatori al Padiglione del Sud Africa dall’11 maggio al 24 novembre 2019. Giovedì scorso 9 maggio il Padiglione Sudafricano sarà ufficialmente aperto agli ospiti e ai media, mentre il pubblico avrà l’opportunità di vedere nuove opere degli artisti dall’11 maggio. All’inizio della giornata, un gruppo di mecenati della Collezione Peggy Guggenheim avrà una visita speciale al padiglione, accompagnato dal loro curatore Nat Trotman. Fondata nel 1895, La Biennale di Venezia è uno degli eventi artistici più antichi del mondo, con oltre 80 paesi e artisti rappresentati in diversi padiglioni. Curatori: Nkule Mabaso e Nomusa Makhubu, Foto di Masimba Sasa.
(Curatori: Nkule Mabaso e Nomusa Makhubu. Fotografo: Masimba Sasa)
Mabaso e Makhubu hanno curato una risposta puntuale al tema globale, “May You Live in Interesting Times”, di Ralph Rugoff, che cura la 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.
Riflettendo sulla capacità del Sudafrica di trionfare creativamente oltre le “interessanti” dinamiche sociali e politiche, Mabaso e Makhubu hanno concettualizzato la mostra sotto il tema: “The Stronger We Become”.
Secondo Rugoff, il tema: “Che tu possa vivere in tempi interessanti” cerca di includere e riflettere gli “aspetti precari dell’esistenza di oggi, incluse diverse minacce alle tradizioni chiave, alle istituzioni e alle relazioni dell’ordine postbellico.
La partecipazione del Sud Africa di quest’anno alla Biennale è destinata a creare il dialogo, ad evocare un nuovo modo di pensare. Con il tema scelto: “The Stronger We Become”; La transizione pacifica del Sudafrica verso la democrazia, la capacità delle persone di superare le sfide e tracciare un nuovo percorso, risponde adeguatamente ai molti aspetti precari dei 25 anni del paese nella nuova organizzazione.
Sia Mabaso che Makhubu concordano sul fatto che sono da molto tempo venuti ad ammirare le opere di Bopape, Rose e Ka Zenzile che sono in prima linea nel “criticare la vita contemporanea e le esperienze vissute in Sudafrica” dei suoi cittadini. “Volevamo lavorare con artisti che ci aiutassero a raggiungere un particolare modo di pensare e adattarsi allo scopo curatoriale scelto, siamo fiduciosi che siano nella posizione migliore per articolare questi ideali”, hanno detto i curatori durante la recente tavola rotonda. Quest’anno i curatori esploreranno i temi della resilienza e della resistenza, che derivano dalla dolorosa storia del Sudafrica di espropriazione della terra, conoscenza istituzionale, rapporti di potere egemonici squilibrati che oggi continuano a giocare un ruolo nello spazio sociale e politico. Secondo i curatori, il titolo della mostra trae anche il suo riferimento dalla canzone, (Something Inside) So Strong, scritta da Labi Siffre nel 1984 e cita la sofferenza dei neri sudafricani sotto l’apartheid.
(Dineo Seshee Bopape, Lerole, Footnotes (La lotta della memoria contro l’oblio) (dettaglio), 2018. Installazione di media misti. Per gentile concessione dell’artista e della galleria Sfeir-Semler, Amburgo / Beirut.)
Conosciuta per i suoi video montaggi sperimentali, installazioni scultoree, dipinti e oggetti trovati, Dineo Seshee Bopape porta il suo intuito intuitivo che trasforma gli spazi in arene meditative mentre esplora temi di narrativa storica, narrativa e narrativa personale.
(Tracey Rose, Art Thou Not Fair: KniggerKhaffirKhoon aka “KKK”, 2014-2017. Copyright l’artista. Per gentile concessione di Goodman Gallery, Johannesburg e Dan Gunn Gallery, Londra.)
Tracey Rose che non è estranea a Venezia, dopo aver presentato il suo lavoro come parte del Plateau de l’Humaniteat di Harald Szeemann, 49a Biennale di Venezia (2001), attraverso la sua performance e la presentazione ispirata al multimedia cerca di riflettere e confrontarsi con le molte assurdità della vita contemporanea in post-apartheid in Sud Africa.
Mawande Ka Zenzile prospera nel confronto dei problemi della colonialità con un corpus di opere che attinge dall’epistemologia africana. La sua pratica creativa si impegna su come funziona la conoscenza. Usando indovinelli, idiomi e proverbi, Ka Zenzile sonda diverse visioni del mondo, epistemologie, modi di apprendimento, conoscenza e vita.
Gli artisti affronteranno questi temi esplosivi attraverso il loro uso dell’umorismo e della satira, ponendo la domanda: come sono mediate le disparità sociali? Come possono essere superate determinate condizioni sociali? In che modo l’impegno sociale continuo rafforza la resilienza sociale? In sostanza, la mostra cerca di mostrare i molti lati di una storia e una pluralità di conoscenze.
La partecipazione del Sud Africa alla Biennale di Venezia è resa possibile dal Dipartimento di Arte e Cultura.
IL DIPARTIMENTO SUD AFRICANO DI ARTE E CULTURA
Il Dipartimento di Arte e Cultura promuove, sostiene, sviluppa e protegge le arti, la cultura e il patrimonio del Sudafrica. Il padiglione sudafricano della Biennale di Venezia ha un’importanza strategica per stabilire questo obiettivo a livello locale nel settore e promuovere le arti, la cultura e il patrimonio sudafricano a livello internazionale.
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