A Fiesole, sopra Firenze, è stata inaugurata la mostra Marcello Guasti e gli artisti suoi contemporanei in dialogo con l’antico (1945-65), a cura di Mirella Branca e Jonathan K. Nelson, aperta al Museo Civico Archeologico fino al 30 settembre prossimo, mentre alla Sala Costantini è visibile Marcello Guasti, Giovanni Michelucci e il Monumento ai Tre Carabinieri. Un’occasione per conoscere l’artista fiorentino, nato il 17 novembre 1924 e morto l’11 gennaio scorso, anzi etrusco, che non ha fatto in tempo a vedere la mostra a lui dedicata. Con l’architetto Giovanni Michelucci e altri artisti quali Marino Marini, di cui c’è in mostra un’opera, un cavallo di bronzo, o Venturino Venturi e altri ancora esposti a Fiesole, scelti dallo stesso Guasti, ha in comune il senso dell’arcaico, inteso come quell’antico classico, che è l’essenziale, pertanto universale, intramontabile alle mode e alla storia.
(Marcello Guasti, Renaiolo al lavoro, bronzo, 1956)
La scelta della collocazione non poteva essere più indovinata, all’interno di una collezione di arte antica, prevalentemente etrusca. A sorpresa ci si trova a scoprire che alcune opere sono di un contemporaneo e non antiche, tanta è la sintonia. In mostra la scultura Il Renaiolo, tra le sue opere più note; la Gatta gravida accostata in modo singolare a una lupa antica, e ancora le opere pittoriche che ritraggono i mestieri legati all’Arno e alcuni oggetti come una barca un bidone, che rivela una singolare forza: grande linearità e modernità, pochi tratti che danno molta incisività rivelano una capacità nel disegno di fattura antica. Come echi antichi, in certe opere, richiamano alla ‘grafica’ egiziana, mentre le sculture ricordano certa arte antica, in particolare etrusca ma non solo. In una parola, Guasti ha la modernità classica, una grande espressività con i suoi uomini neri che sembrano figure di un vaso greco, campiture di colore nette, essenziali, che non perdono l’espressività, facendo a meno dei dettagli. Non così però nel disegno. In mostra sia le sue differenti espressioni, bidimensionale e tridimensionale, sia l’approccio all’astrattismo, quasi un altro volto della figurazione.
A Fiesole, in occasione del 75° anniversario della liberazione dall’occupazione tedesca, sono molto sentite le celebrazioni del Monumento ai Tre Carabinieri (qui a fianco), l’imponente scultura in bronzo creata nel 1964 da Marcello Guasti per la nuova terrazza panoramica ideata da Giovanni Michelucci nel Parco della Rimembranza per ricordare il sacrificio dei tre militari Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti trucidati dai nazisti il 12 agosto del 1944 per avere aiutato i partigiani impegnati contro le forze straniere. L’aspetto straordinario è la forza che l’opera trasmette anche se lo scultore aveva solo ascoltato la storia, due decenni dopo. Mentre in Sala Costantini è ancora in corso “La genesi del Monumento: ‘Slancio verso l’infinito’”, prima parte della mostra “Marcello Guasti, Giovanni Michelucci e il Monumento ai Tre Carabinieri”, negli spazi del Museo Archeologico è stata inaugurata la seconda parte della mostra, “Guasti e gli artisti suoi contemporanei in dialogo con l’antico (1945-65)”, promossa come l’altra dal Comune di Fiesole e dalla Fondazione Giovanni Michelucci.
(Renaioli al lavoro, 1953-1954, xilografia su legno di filo a 15 colori, Bagno a Ripoli, collezione Guasti)
Perno dell’esposizione l’opera di Marcello Guasti nel ventennio che va dal 1945 al 1965, con particolare attenzione dedicata anche al passaggio nei primi anni Sessanta, al linguaggio informale, documentato anche nella prima parte della mostra, dedicata al Monumento ai Tre carabinieri e strettamente collegata anche fisicamente a questa seconda parte. La sua arte è posta in relazione sia con le opere antiche ospitate nelle sale del Museo, sia con gli artisti a lui contemporanei, in prevalenza toscani: la disposizione delle circa quaranta opere d’arte, fra sculture, dipinti e xilografie, fra cui spiccano nomi come Arnaldo Pomodoro, Marino Marini, Venturino Venturi, Vinicio Berti, Mario Fallani, Gualtiero Nativi, Vittorio Tolu e Nello Bini, si ispira a vari aspetti del rapporto tra antico e moderno, dalla resa della figura alla rappresentazione naturalistica, al rapporto con le origini, potendo così cogliere le radici dell’arte di Guasti.
Spinto dalla passione per il disegno, compie gli studi all’Istituto d’arte di Porta Romana, dal 1937 al 1945, quando consegue il diploma di maestro d’arte nella sezione di Arti Grafiche. Pietro Parigi lo avvia alle tecniche dell’acquaforte e della xilografia, nell’illustrazione di libri. La sua personalità di artista si va precisando nel dialogo con le civiltà antiche, da quella egizia, a quelle greca ed etrusca, alimentato da uno sguardo attento alla realtà. Esplora la vita intorno all’Arno, il suo Nilo, realizzando schizzi che saranno il punto di partenza delle xilografie degli anni Cinquanta. Nel 1956 sposa Elda Migni e nel 1959 nasce la figlia Silvia. Tiene le prime mostre personali, tra le quali quella del 1956 alla galleria romana La Medusa, presentata dallo scrittore Piero Santi, che ne seguirà l’attività, fino all’edizione nel 1980 di tre libricini dedicati all’opera di Guasti sui temi del lavoro, degli strumenti e dei gatti, ieratici, come quelli egiziani, lontano dall’idea romantica dell’animale domestico. Proprio per questi animali trovo particolarmente calzante la definizione di alcuni critici che hanno parlato per le opere del Guasti di Realismo magico. Il passaggio alla scultura, cui l’artista si dedicherà tutta la vita, è sancito nel 1959 dalla mostra a La Strozzina, presentata dal poeta Alfonso Gatto. Il suo percorso critico è accompagnato da Lara-Vinca Masini, cui deve il contatto con gli ambienti artistici fiorentini più aggiornati e che ha scritto su di lui pagine particolarmente acute, dalla personale all’Indiano nel 1962 e fino al riesame delle premesse dell’attività di Guasti alla galleria La Piramide, nel 1973. All’inizio degli anni Sessanta, stimolato dalla cultura d’avanguardia, abbandona la figuratività per accostarsi al linguaggio informale, mantenendo una forte relazione con la materia fino alle sperimentazioni nei nuovi materiali industriali, in un successivo passaggio alle forme geometriche primarie. A questo periodo risale il testo didattico Dalla natura all’arte, curato a partire dal 1970 con lo scultore Nello Bini e il pittore Gualtiero Nativi. L’opera rispecchia la visione della realtà dei tre artisti, maturata per Guasti nella sua attività di maestro d’arte, prima alla Scuola del libro a Firenze, poi, dalla metà degli anni Sessanta, all’Istituto di Porta Romana, fino al 1982, quando avvia l’insegnamento privato al Conventino. Nel 2000 trasferisce lo studio nella casa di Terzano a Bagno a Ripoli, con Artemisia Viscoli, conosciuta all’Istituto d’arte e che collabora con lui nell’aspetto progettuale di opere a carattere pubblico. E’ autore di diversi monumenti in Italia e all’estero, come il Monumento in memoria dei partigiani caduti a Pian d’Albero a Firenze nel 1970 e nel 1995 la Scultura-fontana Terra, aria, acqua-fuoco, all’ingresso del raccordo autostradale Firenze-Certosa.
La mostra, per la scelta dei soggetti, è anche l’occasione per scoprire o riscoprire un’immagine dimenticata di Firenze e dell’Arno, quella che le xilografie della serie dei Renaioli e Uomini al lavoro riescono a restituire: proprio nel corso della preparazione della mostra, che Guasti, desideroso di vederla realizzata, ha seguito da vicino, il Comune di Fiesole ha ricevuto in dono dall’artista tre xilografie della suddetta serie.
In occasione delle mostre fiesolane, è stato bandito il concorso fotografico “Obiettivo memoria: il parco della Rimembranza e il Monumento ai Tre Carabinieri”, organizzato dalla ProLoco Fiesole in collaborazione con il Comune. Le opere dovranno essere consegnate entro il primo settembre 2019 e, oltre a ricevere dei premi, saranno stampate a cura degli organizzatori ed esposte in una mostra presso la Biblioteca Comunale. Il bando, con tutti i dettagli per la partecipazione, è disponibile sul sito www.guastifiesole.it.
(Uomo che lavora_1954-55_xilografia_Fiesole_Collezione del Comune_Dono dell’artista)
A maggio, inoltre, si svolgeranno tre eventi collegati alla mostra: domenica 12 maggio alle ore 15 e 30 nella Sala Costantini “Scolpire la memoria”, laboratorio creativo per bambini dai 7 ai 12 anni, che attraverso la creazione di un grande puzzle e di una scultura ispirata all’opera di Marcello Guasti permetterà di conoscere un episodio importante per la storia di Fiesole; mercoledì 22 maggio alle ore 21 nella Sala del Basolato “Fiesole 1944: la scelta”, lettura teatralizzata di un nuovo testo letterario, ispirato alla vera storia dei Tre Carabinieri, di Emanuela Agostini, Roberto Caccavo e Simone Rovida e la regia di Riccardo Massai. Il testo, fondato su documenti d’archivio originali, ricostruisce uno spaccato di Fiesole nell’estate più calda della sua storia, raccontando la vicenda della collaborazione dei tre carabinieri assegnati alla stazione cittadina e le brigate partigiane. Infine, mercoledì 29 maggio alle ore 18 nella Sala Costantini Mirella Branca, curatrice della mostra, terrà una conferenza in cui introdurrà alla seconda parte della mostra. A settembre, con la chiusura delle esposizioni, nel Parco della Rimembranza, dove ogni anno ha luogo una cerimonia di commemorazione dell’atto eroico dei tre martiri di Fiesole organizzata dall’Arma dei Carabinieri, vsarà reso omaggio a Guasti, installando un pannello dedicato al monumento, in italiano e in inglese.
A cura di Giada Luni