Il 5 giugno scorso il Tribunale di Bologna ha dichiarato il fallimento della Rcm di Monteveglio, che produce componenti meccanici di precisione (si veda qui la sentenza di fallimento). Il tribunale ha inoltre fissato per il 15 ottobre 2019 l’adunanza dei creditori. L’azienda, aveva chiesto nel febbraio scorso l’ammissione al concordato preventivo a causa di difficoltà finanziarie. All’epoca era stato raggiunto un accordo con la Vrm di Zola Predosa, che prevedeva l’ingresso nel capitale di Rcm e sostegno finanziario, con un piano industriale di sviluppo condiviso. Nel corso di questi mesi però, si legge nella sentenza del tribunale, “i dati economici si sono scostati dal piano industriale presentato”, la Vrm ha chiesto una verifica dei conti ed è anche avvenuto un sequestro da 1,6 milioni di euro della Finanza alla proprietà per Iva non pagata, bloccando così “somme di rilievo sui conti della società”. Per questo è stato dichiarato il fallimento, con prosecuzione dell’attività in esercizio provvisorio. Il curatore fallimentare ha già state avviato le operazioni per la procedura competitiva di vendita dell’azienda.
Rcm spa, con sede a Monteveglio (Bologna), è stata fondata nel 1973 e rilevata nel 2007 dalle Fonderie Officine Meccaniche Tacconi, che fa capo alla famiglia Tacconi. Rcm annovera tra i suoi clienti Ducati e Ferrari. Fornisce pezzi meccanici su specifica del cliente, realizzati con centri di lavoro e centri di tornitura a controllo numerico di alta precisione, oltre a offrire un servizio di assemblaggio e di capocommessa. Conta circa 100 dipendenti.
A sua volta, però, Fonderie Officine Meccaniche Tacconi, azienda di Assisi da oltre 40 anni sul mercato, che vende componenti per l’industria automotive ai principali player del settore, era precedentemente entrata in crisi e nel giugno 2018 aveva chiesto e ottenuto l’ammissione alla procedura di concordato in bianco (scarica qui la sentenza del tribunale di Perugia). Lo scorso 16 maggio si è svolta l’udienza dei creditori che hanno votato a maggioranza a favore le piano concordatario (si veda qui il comunicato stampa di Confindustria Umbria). Tra i creditori l’Inps di Perugia, l’Agenzia delle Entrate di Perugia, il Comune di Assisi e molti creditori privati, piccoli e grandi. Con il raggiungimento della maggioranza, il concordato si avvia verso l’omologazione (che deve terminare entro sei mesi) e le fonderie Tacconi potranno proseguire nel progetto di risanamento avviato, salvaguardando continuità operativa.
Fonderie Tacconi nel 2016 aveva incassato un finanziamento dal fondo Supply Chain di Groupama sgr per costruire una nuova linea di produzione che sarebbe servita per poter dare seguito a un contratto per un ordine del valore di 40 milioni. Il fondo aveva anticipato anticipato allora il 10-15% del valore del contratto con una linea revolving a 18 mesi e si era impegnato a comprare le fatture man mano che venivano emesse dall’azienda, per un totale di 24 milioni di fatturato ceduto, così da legare i tempi di rimborso del debito all’andamento del business (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione risulta comunque conclusa da tempo e quindi il fondo non risulta in alcun modo coinvolto della procedura.
Tacconi ha chiuso il bilancio 2017 con 75 milioni di euro di ricavi, un ebitda negativo di 23,7 milioni e una perdita netta di 103,8 milioni, a fronte di un debito finanziario netto di 41,3 milioni, in netto peggioramento dai numeri del 2016, quando aveva registrato 88,1 milioni di euro di ricavi, un ebitda positivo di 6 milioni e un utile netto di 23,1 , a fronte di un debito finanziario netto di 35 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).