Negli spazi espositivi del Leica Store di Firenze è stata inaugurata la mostra dedicata a due dei fotografi più influenti nel campo della moda, del cinema e della musica del secolo scorso, Guido Harari e Art Kane, realizzata in collaborazione con la galleria “Wall of Sound” dello stesso Guido Harari, aperta fino a fine luglio. Tema star di fama mondiale, soprattutto legati al mondo della musica.
La mostra è la prima delle tappe del progetto “Wall Of Sound Tour” che toccherà tutte le Leica Gallery in Italia: una vetrina d’autore sui maggiori fotografi italiani e internazionali che hanno operato nell’ambito musicale.
Le immagini esposte sono alcune tra quelle che colgono meglio il rapporto di fiducia e complicità con alcuni degli artisti preferiti di Guido Harari: Lou Reed e Laurie Anderson, una storica coppia nell’arte e nella vita; Tom Waits colto in un momento di follìa nel 1992 a Parigi; Patti Smith fotografata all’apice del suo ritorno alle scene dopo anni difficili; Leonard Cohen in una gag improvvisata nella hall di un albergo, a Milano, nel 1992 e infine David Bowie ritratto a Roma, nel 1987, durante una presentazione alla stampa del suo nuovo disco Never Let Me Down.
All’inaugurazione abbiamo incontrato Jonathan Kane, figlio di Art (1925-1995), che da bambino era al fianco del padre e ha raccontato alcuni scatti, in particolare quello degli Who avvolti nella bandiera britannica, forse l’immagine più famosa del gruppo, utilizzata anche sulla copertina del disco The Kids Are Alright; Harlem 1958, lo storico ritratto di 57 jazzisti colti nel 1958 su un marciapiede di Harlem per la rivista Esquire; Bob Dylan in piena epopea psichedelica, nel 1966; i Rolling Stones nella formazione originale von Brian Jones, fotografati dal basso con un grandangolo, lanciando uno stile che avrebbe presto piede tra i fotografi musicali; i Cream con Eric Clapton, Jack Bruce e Ginger Baker fotografati per Life nel 1968. In particolare il primo scatto, ci ha raccontato, è nato dalla suggestione per un’immagine di Cartier-Bresson e di un uomo che dormiva addossato a un muretto. Quello scatto dei musicisti avvolti in una grande bandiera è legata alla suggestione british delle giacche che erano soliti indossare per i concerti. Il padre cercava di documentarsi e avvicinarsi prima di uno scatto alle persone da ritrarre in questo caso aveva studiato due location dove poter ambientare la foto.
Jonathan Kane
Guido Harari ha raccontato lo scatto a Leonard Coen in posizione fetale, che si succhia i pollici, sul tavolo di un hotel di Milano che sembra un museo: lo aveva incontrato in una conferenza stampa e, al di là dell’aspetto austero, si era mostrato subito ironico. La complicità che si è instaurata ha realizzato la magia, il gioco. Il fotografo gli ha proposto lo sfondo con un quadro che rappresentava un nudo di donna sapendo la sua sensibilità per il femminile e invitandolo così a fingere turbamento. Ne è nato uno scatto unico. Sulla tecnica cosa dire? E’ il momento di giocare per Harari che ha confessato che l’uso del grandangolo è stato legato al fatto che fosse addossato alla parete di fronte perché era una condizione immodificabile.
Art Kane è stato un audace visionario e uno dei fotografi più influenti del ventesimo secolo. La sua opera abbraccia la fotografia editoriale e di moda, il ritratto di celebrities, i reportage di viaggio e il nudo, con uno sguardo sempre implacabile e innovativo. Di quella piccola schiera di fotografi del secondo dopoguerra che include Guy Bourdin e Helmut Newton, Kane è stato il ragazzo selvaggio: deciso, irremovibile e spassionato.
Dopo essersi laureato con lode alla Cooper Union nel 1950, Kane esordì come grafico impaginatore alla rivista Esquire e a soli 27 anni fu nominato art director di Seventeen (il più giovane di una grande rivista newyorchese). Nel 1956 studiò alla New School sotto la guida di Alexey Brodovitch insieme ad altri studenti come Richard Avedon, Irving Penn e Diane Arbus.
Trent’anni prima di Photoshop e della fotografia digitale, armato di nient’altro che di un tavolo luminoso e una lente d’ingrandimento, Kane inventò l’immagine “sandwich”: due, quattro o più diapositive stratificate, posizionate al contrario o sottosopra, accuratamente messe a registro e fissate ai bordi con nastro adesivo. Grazie a questa tecnica, Kane è diventato un pioniere della narrativa fotografica, caricando le proprie immagini di metafore e di poesia e trasformando così efficacemente la fotografia in illustrazione. Mentre infuriavano la battaglia per i diritti civili e la guerra del Vietnam, Kane non esitò ad affinare una risposta consapevole alle istanze di quel periodo con fotografie capaci di comunicare col pubblico più vasto.
Kane ha lavorato per le maggiori riviste di moda della sua epoca, negli Stati Uniti come in Gran Bretagna e in Europa, creando campagne pubblicitarie per grandi marchi della moda e della bellezza.
Nel corso della sua vita Kane è stato premiato da quasi tutte le associazioni di photo design degli Stati Uniti: American Society of Magazine Photographers, Photographer of the Year, Newspaper Guild of America, Page One Award, Augustus Saint-Gaudens Medal for Distinguished Achievement, Cooper-Union, New York Art Directors Club, 14 medaglie e 28 Awards of Distinctive Merit. Nel 1984 Kane ha ricevuto il Lifetime Achievement Award dell’American Society of Magazine Photographers, oltre a premi dell’Aiga, Society of Typographic Arts and Communication Arts Magazine e degli art director club di Filadelfia, San Francisco, Chicago e Detroit.
Nei primi anni settanta Guido Harari, nato nel 1952 al Cairo, si è affermato come fotografo e giornalista musicale. Nel tempo ha esplorato e approfondito il ritratto, il reportage, la pubblicità e la moda, sulle maggiori riviste italiane e internazionali. Numerose le copertine di dischi firmate per Kate Bush, David Crosby, Bob Dylan, B.B. King, Paul McCartney, Lou Reed, Simple Minds e Frank Zappa. In Italia ha collaborato soprattutto con Claudio Baglioni, Pino Daniele, Mia Martini, PFM, Vasco Rossi. È stato uno dei fotografi personali di Fabrizio De André, al quale ha dedicato quattro libri (E poi il futuro, 2001; Una goccia di splendore, 2007; Fabrizio De André & PFM. Evaporati in una nuvola rock con Franz Di Cioccio 2008; Sguardi randagi 2018) e di cui ha curato la mostra multimediale prodotta da
Palazzo Ducale, e Genova.
Tra i suoi libri illustrati The Beat Goes On (con Fernanda Pivano, 2004), Vasco! (2006), Mia Martini. L’ultima occasione per vivere (con Menico Caroli, 2009), Gaber. L’illogica utopia (2010), Pier Paolo Pasolini. Bestemmia (2015), The Kate Inside (2016).
Ha realizzato diverse mostre personali in Italia e all’estero, esponendo anche alla Galleria nazionale dell’Umbria, a Perugia, e al Rockheim Museum, in Norvegia.
Nel 2011 ad Alba, dove risiede da tempo, ha lanciato il progetto di una galleria fotografica e casa editrice, Wall Sound Gallery & Editions, dedicata all’immaginario della musica e ai suoi maggiori autori, tra cui Art Kane. Insieme a Jonathan Kane, nel 2015 ha curato la mostra Art Kane. Visionary per la Galleria civica di Modena e nel 2018 il volume Art Kane. Harlem 1958, pubblicato da Wall Of Sound Editions.
Da quest’anno è art director di Domori e responsabile del progetto “Domori Fotografia”.
A cura di Giada Luni