Da una parte il nuovo Codice sulla crisi d’impresa (dal 16 marzo sono entrate in vigore alcune delle norme, si veda altro articolo di BeBeez) e dall’altra i maggiori obblighi di controllo da parte delle banche dettati da principi dell’AQR (Asset Quality Review), rischiano di produrre una ulteriore stretta creditizia, dall’altra, sebbene entrambi siano ispirati a un maggior controllo e dalla volontà di fare emergere preventivamente lo stato di crisi aziendale.
Non solo. Paradossalmente l’anno scorso sono andate in default aziende che nel 2016 non avrebbero fatto scattare alcun segnale di allerta. Lo dimostra una serie di simulazioni condotte da Leanus per BeBeez sull’impatto sull’economia reale di quanto previsto dalle norme (si veda qui l’analisi aggregata completa a livello nazionale). I risultati delle simulazioni sull’impatto sull’economia reale di quanto previsto dalle nuove norme sono presentati da BeBeez ogni settimana, circoscrivendo l’analisi alle singole regioni. Questa settimana ci concentriamo sul Molise (qui invece le precedenti analisi su Basilicata, Umbria, Trentino Alto Adige, Abruzzo, Friuli, Calabria, Toscana, Sicilia, Liguria, Marche, Puglia, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Campania e Veneto).
A giudicare dalle evidenze emerse dall’analisi che Leanus ha effettuato su un campione di 127 piccole imprese molisane (ricavi compresi tra 2 e 10 milioni di euro) solo 4 imprese non farebbero scattare neanche un segnale di allerta o trigger AQR, obbligandole direttamente o attraverso i propri professionisti a giustificarne le ragioni e a dare sufficienti garanzie sul futuro aziendale. La norma, contrariamente al passato, prevede infatti che gli obblighi coinvolgano anche organi in precedenza esclusi da ogni coinvolgimento preventivo.
Dal punto di visto teorico nulla da eccepire se non fosse che le evidenze empiriche ripotare dalle analisi Leanus di seguito riportate non mostrassero alcuni effetti sul sistema reale altamente rischiosi; infatti le imprese intercettate da almeno un segnale di allarme potrebbero raggiungere o addirittura superare il 90%: infatti, si registrerà un effetto combinato dei diversi sistemi di allerta che, utilizzando logiche differenti, andranno ad intercettare imprese differenti (le imprese intercettare dai sistemi di allerta potranno quindi essere diverse da quelle segnalate dai Trigger AQR e/o dall’INPS, solo per fare alcuni esempi)
In questo caso l’analisi di back testing effettuata sui bilanci di uno o due anni prima delle imprese molisane effettivamente andate in default nel 2018, mostra che il 98% sarebbero state intercettate da almeno un segnale di allerta applicato ai bilanci 2016.
Nella tabella in pagina i dati aggregati di un campione di imprese del Molise che oggi potrebbero NON essere intercettate da uno o più sistemi di allerta. L’elenco completo dell’analisi delle piccole imprese marchigiane e i relativi sottogruppi è disponibile su Leanus per gli utenti Premium (clicca qui per ottenere una prova gratuita).
Data la portata dell’impatto sul sistema delle imprese italiane è quindi lecito pensare che non solo sarà più difficile accedere al credito, ma che sarà persino più complesso mantenere un sano rapporto con il sistema bancario e con gli altri interlocutori (Istituti di previdenza, Inps, sindaci, etc).
Le imprese che vorranno continuare a operare nel sistema Italia dovranno allora migliorare i propri conti e per farlo non basterà (e comunque non sarà più possibile) qualche alchimia contabile. Ecco allora che le imprese che avranno bisogno di nuovi capitali dovranno ricorrere a forme di finanziamento alternative e a incrementare le dotazioni patrimoniali.