La piattaforma di distribuzione di film e serie tv Chili spa ha chiuso il 2018 con un fatturato di 28,5 milioni di euro e un ebitda ancora negativo, per 13 milioni di euro. Per quest’anno, sarà ancora negativo per un po’ meno di 13 milioni, mentre i ricavi dovrebbero raddoppiare a quota 55 milioni di euro. Lo ha dichiarato il fondatore e ceo Giorgio Tacchia a Italia Oggi, che ha sottolineato che “il rosso è allineato agli obiettivi di budget, per una azienda che deve ancora crescere per raggiungere una dimensione, una scala adeguata in questo business”.
Chili offre film e serie tv senza abbonamento, in vendita o a noleggio. Almeno la metà dei film è sotto i 3 euro mentre il 15-20% costa meno di 1 euro. Da ottobre i suoi prodotti saranno acquistabili anche nell’ecosistema di Apple. “Si apre quindi il 45% del mercato, e ci sono spazi per crescere ulteriormente”, ha spiegato Tacchia. La società sta anche lavorando con Samsung alle smart tv 2020-2021.
Chili è controllata al 30% da Brace srl, che fa capo a Stefano Parisi (ex ad di Fastweb, già city manager del comune di Milano) e all’amministratore delegato Giorgio Tacchia. La famiglia Lavazza detiene il 24% del capitale dal gennaio 2018 (si veda altro articolo di BeBeez), mentre il 7% è in mano a Investinchili (che raggruppa le quote di noti investitori privati), il 6% a Negentropy Capital, l’11% ad Antares Private Equity e infine il resto fa capo a 20th Century Fox (4%), Warner Bros (4%), Viacom-Paramount (4%) e Sony Pictures Entertainment (2,8%),
Tra i privati più noti, soci di Chili, si contano per esempio Antonio Belloni, direttore generale di Lvmh nonché braccio destro del patron Bernard Arnault; Francesco Trapani, socio in Tages Holding, ex presidente di Clessidra sgr e per 30 anni al timone del marchio Bulgari; la famiglia del ceo di Illimity, Corrado Passera; e la famiglia Chiarva, ex proprietaria di Stella-Jones Inc.
Nel dicembre 2017 la società ha incassato un piccolo aumento di capitale di 385 mila euro e un prestito obbligazionario di una cifra quasi analoga. A entrambe le operazioni aveva aderito il fondo lussemburghese Capsicum, emanazione del fondo Negentropy. Nell’aprile 2016 Chili aveva emesso un minibond da 1,875 milioni di euro, che è stato interamente sottoscritto da Unicredit (si veda altro articolo di BeBeez). Nel marzo 2016, invece, la società aveva emesso un bond convertibile da 3 milioni che era stato sottoscritto per 2,2 milioni dal fondo Negentropy Special Situations, il quale, peraltro, aveva già sottoscritto nel luglio 2014 e nel luglio 2015 due prestiti obbligazionari convertibili per un totale di 2 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).